MENU

La prima CEP, quella dimenticata

CEPStorie-3-4

La storia della scienza e della tecnologia non bada troppo a chi è stato il “primo” a fare che o a scoprire cosa; più intrigante del fotofinish è capire, per esempio, come si è arrivati al traguardo e quali basi comuni avessero i contendenti al titolo.

Fatta la dovuta premessa, non si può ignorare la tradizione un po’ da Guinness con cui si celebrano inventori, invenzioni e sedi dei progetti. Con annesso l’orgoglio di porre una targa, anche se con le precisazioni necessarie a circoscrivere il risultato e poter scolpire “primo” senza tema di smentite.
Eppure, il primato conseguito a Pisa nella categoria calcolatori, campionato nazionale, è stato per molto tempo raccontato male, perdendo nel pasticcio preziose posizioni in classifica.

3. La prima CEP, quella dimenticata
Il progetto CEP, con le perplessità che abbiamo visto, partì ufficialmente a marzo del 1955 con la costituzione del CSCE, il Centro Studi per le Calcolatrici Elettroniche. All’Università si aggiunse l’Olivetti, interessata da tempo a entrare nel mercato dei calcolatori con prodotti propri. La collaborazione iniziò subito, ma fu formalizzata solo nel maggio 1956. A Barbaricina Olivetti mise anche un laboratorio tutto suo dove in coompetition (come diremmo oggi) con il CSCE iniziò a lavorare sui suoi calcolatori commerciali – tutte storie su cui dovremo tornare.
Il personale del CSCE fu reclutato all’Istituto di Fisica di Roma, da dove Conversi proveniva. La realizzazione della CEP fu affidata ad Alfonso Caracciolo, Elio Fabri e Sergio Sibani, presenti fin dalla riunione di gennaio ’55. Nell’ambito dei rapporti con Olivetti, ancora informali, si aggiunse presto Giuseppe Cecchini, ingegnere elettrotecnico – in realtà elettronico, allora non si distingueva.

CEPStorie-3-7

Il piano ufficiale, dicembre 1955: due fasi per una macchina (Archivio dell’Università di Pisa)

I lavori non partirono immediatamente: problemi con l’erogazione dei finanziamenti, convenzioni e rapporti di lavoro da definire… solite cose. Ma furono schegge rispetto ai tempi “tecnici” che avrebbe oggi un progetto simile. In quanto a studiare però i quattro erano al pezzo da tempo e con la fine del ’55 il progetto cominciò a correre: a inizio ’56 gli esperimenti con le componenti, poi a luglio la prima versione del progetto dettagliato di una macchina. Ad aprile ’57 le ultime modifiche al progetto e, infine, il 24 luglio 1957 una circolare di Conversi annuncia che il primo calcolatore italiano era stato completato ed era pronto a essere usato: è la prima CEP, la Macchina Ridotta.

CEPStorie-3-5

La copertina del Manuale Utente della Macchina Ridotta (Biblioteca ISTI-CNR)

Fu un risultato notevole. Ridotta solo in termini di quantità di memoria e di periferiche, adottava tutte le soluzioni più recenti di una disciplina in rapidissimo sviluppo: la MR era un concentrato tecnologico che al tempo aveva pochi altri pari. Ed era veloce, più dell’IBM 704 il campione di allora. Il 704 aveva un tot di altri meriti, il Fortran per dire, ma vuoi mettere la soddisfazione?
La MR fu usata per la ricerca. Il primo servizio di calcolo fu realizzato a inizio del 1958, risultato che Conversi sottolineò in una lettera del 3 aprile ai finanziatori.

A Cambridge (UK) sostengono che un calcolatore è significativo solo se usato davvero. Secondo le malelingue perché così, con l’EDSAC, sono “primi” loro e non Manchester. Classifiche a parte, non è un dettaglio secondario: i calcolatori sono strumenti di calcolo, devono servire. Per questo il compleanno della MR è fissato al 1 marzo, la data del Manuale scritto nel ’58 per gli utenti esterni al CSCE. Manuale di cui vale la pena sottolineare l’autore: Elisabetta Abate, un contributo al femminile che, per il tempo e per il tipo di progetto, è un altro interessante titolo per la MR.


Nelle foto: 1) A Manchester ricordano la Baby, il primo calcolatore con i programmi in memoria.
2) Ad Aberdeen celebrano l’ENIAC, il primo grande calcolatore universale elettronico e digitale.
3) A Cambridge, elegantemente, non si dichiarano primi assoluti, ma rievocano il primo calcolo

Infine, è difficile trovare un rappresentante della collaborazione fra ricerca e industria più eloquente della MR. Nel quadro della convenzione, Sibani fu assunto dall’Olivetti: così alla fine i quattro che firmarono il progetto del primo calcolatore italiano erano fifty-fifty Pisa-Ivrea.
Nonostante la cornucopia di risultati spettacolari (à la Maccarrone), la MR è stata dimenticata e, per tanto tempo, il primo calcolatore italiano era identificato nella seconda CEP, che fu completata nel 1961 e che è oggi conservata al Museo. Convinzione che ancora resiste.

Passi l’inesattezza storica, sorvoliamo anche il torto ai calcolatori Olivetti che si piazzarono fra le due CEP, ma perdere tutte quelle posizioni in classifica internazionale (dal 1957 al 1961 sono quattro anni pesanti) è decisamente inammissibile.

Una trama occulta? Un complotto? C’entra Microsoft?

Perché la prima CEP è stata ignorata? Da chi la liquida in poche righe fino a chi arriva a scrivere che nella storia del progetto CEP “il 1957 e il 1958 non sono caratterizzati da episodi particolari”, la letteratura non lesina esempi. Una trama occulta? Un complotto? C’entra Microsoft?
Diverse cause hanno contribuito a far perdere le tracce della MR nelle pieghe della storia. Non ebbe un nome unico: è riferita anche come Macchina Pilota, Calcolatrice Ridotta e Nucleo Centrale (assai fuorviante). Fu smantellata e non ci furono resti a mantenerne la memoria creando fastidioso ingombro. Non ebbe una cerimonia di inaugurazione: nel 57/58 non si tenne neanche l’apertura dell’anno accademico, tradizionale appuntamento di celebrazione dei risultati dell’Ateneo.

CEPStorie-3-6

La delibera sull’inaugurazione dell’a.a. 1957/58 (Archivio dell’Università di Pisa)

Ma, soprattutto, la MR non fu dichiarata nei piani. Perché? Forse non si volle evidenziare ai tiepidi finanziatori la necessità di studio e di prove, di un primo tentativo in scala ridotta; elementi che avrebbero fatto sospettare l’ovvio: la ricerca implica – orrore – rischi. Così fu esposto un piano in cui si nasce imparati e si procede sicuri: in due anni si fa il nucleo centrale della macchina e in due si completa. Scenario a cui, per coerenza, si tenne fede in tutti i documenti ufficiali. Usandoli come uniche fonti è naturale pensare a una sola CEP e ignorare la versione incompleta di midterm.

La realtà si è compresa solo quando, oltre ai documenti ufficiali, si è cercato anche le foto, i disegni e gli schemi elettronici e si è voluto comprenderli fin nei dettagli. Dal raffronto tecnico le due CEP emergono radicalmente diverse e la trama del racconto si arricchisce di altri giochi delle parti. Scopriamo anche che il confronto con i campioni coevi è retto molto meglio dalla MR che non dalla seconda CEP, come vedremo nel prossimo episodio. Insomma, la MR è un’altra CEP, davvero “prima” (in Italia) e con quattro anni di anticipo. Ora ci manca la targa.

Giovanni A. Cignoni
Luglio-Agosto 2014

LE PUNTATE PRECEDENTI: Calcolatrice?

Foto in apertura: la Macchina Ridotta, la prima CEP (Archivio dell’Università di Pisa)

Download PDF
Articolo precedente:
Articolo successivo:

Scritto da:

Pubblicato il: 21 agosto 2014

Argomenti: Cultura, Pisa, Tech

Visto da: 1866 persone

, , ,

Post relativi

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ricevi paginaQ per email

Ciao!
Iscriviti alla newsletter di Pagina Q
Se lo farai ci aiuterai a far vivere l’informazione nella nostra città e riceverai la versione mail del quotidiano.
Naturalmente non cederemo a nessuno il tuo indirizzo e potrai sempre annullare la tua iscrizione con un semplice click sul link che troverai in ogni nostra mail.