Quattro domande uguali all’assessore all’urbanistica del Comune di Pisa Ylenia Zambito e a Marco Ricci, consigliere della lista civica Una città in comune-Rifondazione Comunista sul People Mover, il trasporto su monorotaia che collegherà la Stazione centrale all’aeroporto Galilei.
A chi serve il People Mover?
Assessore Zambito: È un’opera importante per tutta la città: meno auto, meno inquinamento, più uso di mezzi pubblici collettivi e a impatto zero.
Il punto di forza è la realizzazione del parcheggio scambiatore da 1400 posti a Pisa sud, perché i parcheggi scambiatori funzionino è necessario che chi lascia la propria auto abbia la certezza di raggiungere il centro città in tempi certi e rapidi, che in questo caso sarebbero di 5 minuti. Acquistando il biglietto della navetta sarà possibile lasciare l’auto al parcheggio gratuitamente.Ciò permetterebbe di decongestionare la città dal traffico di attraversamento, soprattutto per i pendolari che abitano fuori Pisa, ne conseguirebbero benefici in termini di minor inquinamento. Il progetto della mobilità della città prevede tutta una serie di opere e di interventi, il People Mover è uno degli anelli più importanti della catena. Non meno importante è dare al passeggero che atterra a Pisa la sicurezza di raggiungere il centro città in cinque minuti, ciò contribuirebbe a inserire il nostro aeroporto tra quelli italiani più all’avanguardia.
Marco Ricci (Ucic): Questo è il problema di fondo di questa opera: non nasce per risolvere dei problemi di cittadini (non importa se pisani o meno), ma per far competere l’aeroporto di Pisa sui mercati internazionali.
Si dice infatti che con il People Mover la capacità di trasporto verso la stazione crescerebbe enormemente e anche l’attrattività del collegamento avrebbe un miglioramento. A questa esigenza si sono poi “agganciate” delle esigenze più locali, che si sono dovute adattare all’opera principale. Ma non si tratta di un pezzo del trasporto pubblico della città, visto che rimarrà totalmente scollegato e avrà una tariffazione separata: dal binario 14 bisognerà poi arrivare al piazzale della stazione, comprare un altro biglietto e aspettare l’autobus. Siamo quindi totalmente contrari a destinare somme così ingenti di denaro pubblico (anche se non comunale) per un’opera con tale finalità, e il cui successo non è affatto scontato: se sarà realizzata la nuova pista a Peretola? se Bologna prenderà il sopravvento? sono fattori che influenzeranno molto la sostenibilità della gestione, e che non dovrebbero riguardare la funzionalità di un servizio pubblico.[/twocol_last]
Che succederà alla vivibilità dei quartieri San Giusto e San Marco?
[twocol_last] Marco Ricci (Ucic): Il quartiere avrà sicuramente dei disagi nella fase di cantiere, ma a conti fatti potrebbe avere un beneficio grazie alle opere di compensazione. Il problema è che le opere che riguardano il quartiere (rimozione del passaggio a livello, pista ciclabile…) si potevano fare a prescindere, senza bisogno di una grande opera da 85 Mln di euro. E magari pensare a migliorare la percorriblità ciclopedonale dei cavalcavia che lo collegano al resto della città. Il quartiere è abituato, e purtroppo dovrà continuare a abituarsi ad essere gestito come territorio a servizio dell’aeroporto: basti pensare alla proposta di una nuova cittadella congressuale…[/twocol_last]
Diminuisce l’entità del finanziamento regionale. A rischio l’equilibrio economico?
[twocol_last] Marco Ricci (Ucic): Sicuramente, 6 milioni in meno non sono pochi. Tant’è che dovrà essere rivisto il Piano Economico Finanziario dopo l’approvazione del progetto definitivo. Questo lo si farà allungando la concessione, o aumentando il contributo in conto gestione (circa 530.000 euro l’anno), insomma rendendo la concessione più redditizia. Ma questo rischio riguarda anche l’effettivo utilizzo dell’opera: cosa succederà se i passeggeri non saranno tanti quanto previsti? è vero che il Comune non dovrà ripianare eventuali ammanchi, ma magari sarà costretto a rivedere le linee della LAM per non essere troppo concorrenziale, o comunque a vedersi condizionato nelle proprie politiche per non far fallire il gestore.[/twocol_last]
Giorni drammatici per il trasporto pubblico. Il modello di project financing è la sola via percorribile?
[twocol_last]Marco Ricci (Ucic): Il modello di project financing ormai ha dimostrato ampiamente tutti i suoi limiti e i suoi rischi per le pubbliche amministrazioni. Si pensa di fare grandi opere non spendendo nulla, e poi ci si trova con conti da pagare per costi indiretti o per mancati funzionamenti dei piani economici. La risposta deve essere diversa, è necessario ribellarsi alla logica della contrazione dei finanziamenti pubblici, in particolare in un ambito come il servizio del trasporto pubblico che deve essere garantito a tutti. Gli stessi che a livello nazionale applicano la politica dei tagli al finanziamento dei servizi pubblici, a livello locale si lamentano di non poter fare diversamente per mancanza di fondi. Dobbiamo rilanciare la centralità dell’investimento pubblico come motore di una nuova economia basata su servizi pubblici efficienti e salvaguardia ambientale.[/twocol_last]