Prende il via da Pisa la campagna contro la concorrenza sleale e l’abusivismo, a favore della legalità. A promuoverla con forza la CNA, primi promotori i fotografi, su cui il peso della concorrenza “a nero” incombe in maniera particolarmente pesante. Basti pensare che se la percentuale di evasione nelle imprese artigiane tocca la percentuale già alta del 67%, questa raggiunge oltre l’80% fra i fotografi. In Provincia di Pisa ci dice Andrea Bruni presidente Fotografi CNA Pisa “i fotografi professionisti che svolgono la professione in regola sono una sessantina, circa 300 quelli che non lo sono”.
Un fenomeno tutt’altro che irrilevante che mette a rischio il lavoro di fotografi professionisti formati. “Gli artigiani di tutti i settori ed in particolare i fotografi professionisti, stanno attraversando un momento particolarmente difficile anche a causa del perdurare della crisi economica, con evidente riduzione di lavoro e incassi – spiega il presidente CNA Pisa Andrea Zavanella – Le difficoltà del ciclo economico sono però aggravate da un fenomeno crescente: sul mercato ci sono molte persone che lavorano in modo non regolare, operando concorrenza sleale attraverso varie forme di abusivismo”.
Un fenomeno che riguarda molte categorie di attività. “La nostra campagna – prosegue Zavanella – parte dai fotografi con l’auspicio che i cittadini possano ben comprendere i danni che produce a tutto il sistema e si possano porre le condizioni per poterlo arginare”.
Una campagna, quella chiamata Imprenditori Onesti, che non vuole essere tanto (o non solo) punitiva, ma che soprattutto vuole essere pro-legalità. Perché pagare le tasse, sottolineano, dovrebbe far parte del senso civico di ognuno di noi. L’assunto è semplice: se tutti pagano le tasse, tutti ne paghiamo meno.
“La nostra – dice il presidente nazionale di CNA comunicazione e terziario avanzato Andrea Nannini – non è una battaglia corporativa dei fotografi professionisti, è una battaglia di civiltà e di legalità che interessa tutti e su cui ci aspettiamo una decisa collaborazione da parte delle istituzioni”.
A materializzare la campagna saranno manifesti, virtuali e non, e una pagina Facebook, che prende il nome dalla campagna Imprenditori Onesti, su cui a mettere la faccia saranno imprenditori di ogni genere che svolgono la loro attività in regola.
Ad essere spedita sarà poi da oggi una lettera inviata alle istituzioni del nostro territorio: ai sindaci dei Comuni della Provincia di Pisa, al Presidente della Provincia di Pisa, al Presidente della Camera di Commercio di Pisa, al Rettore dell’Università di Pisa, alle Asl di Pisa, alle Curie di Pisa, San Miniato e Volterra e alla Guardia di Finanza di Pisa. Scopo della missiva è mettere in evidenza la situazione di oggettiva difficoltà di mercato che anche nel comparto della comunicazione porta alla chiusura di molte attività
“Questa iniziativa – scrive Andrea Bruni – nasce dalla costatazione che i fotografi irregolari equivalgono per numero a quelli professionali. Il fenomeno del lavoro nero nel settore fotografico è molto diffuso. Ci sono troppe forme di lavoro abusivo svolto da persone che a vario titolo operano in maniera non regolare e senza nessuna partita Iva. Ci sono fotografi improvvisati per le cerimonie: iniziative di enti pubblici, manifestazioni sportive, sagre paesane, cresime, comunioni, matrimoni ed altro ancora”.
Un fenomeno da cui non sono immuni le pubbliche amministrazioni: “Comuni, Provincia, Comunità Montane talvolta affidano a fotoclub o amatori la realizzazione di campagne per l’immagine dei propri enti. Nessuno vuole attivare battaglie corporative, ma chi decide di misurarsi sul campo dovrebbe avere almeno l’onestà di rispettare le regole, quindi prendere una partita Iva e affrontare gli stessi costi dei fotografi professionisti iscritti alla Camera di Commercio. Il momento è particolarmente difficile e l’opera degli abusivi crea danno sia ai professionisti, ma anche all’erario in quanto evadono il fisco. Il sommerso talvolta è determinato o agevolato, troppo spesso il problema è stato sottovalutato ma oggi questa situazione non è più tollerabile ed è per questo che la CNA sta lanciando una campagna per la legalità”.
Per questo è necessario sottolinea la CNA che ognuno faccia la propria parte: “Occorre che le istituzioni e gli organi di vigilanza facciano maggiori controlli su questo fenomeno, alla Polizia municipale, Asl, Nas, Guardia di Finanza chiediamo di impegnarsi per colpire in maniera forte l’abusivismo, ma occorre anche un impegno per creare sinergie comuni per combattere l’illegalità e creare nuove opportunità di occupazione”.
“I fotografi professionisti – prosegue Andrea Bruni – offrono non solo un prodotto, ma soprattutto competenze di qualità e professionalità. Noi deteniamo nei nostri archivi l’importante valore della ‘memoria’, un patrimonio che rappresenta un valore anche dal punto di vista del business”.
E se talvolta sostituire l’opera di un professionista può sembrare indolore, ci sono contesti in cui la sua presenza determina garanzie fondamentali. Il caso emblematico, come racconta Bruni, è quello delle scuole e delle famose foto di classe, ma anche dei saggi di fine anno: “In casi in cui sono coinvolti i minori un professionista sa che è necessaria la liberatoria di entrambe i genitori per l’utilizzo delle foto” sa che in mano ha materiale delicato da trattare con tutte le cautele del caso.
Qualcosa, per combattere il fenomeno della concorrenza sleale e dell’evasione connessa, può essere fatto subito: “Basta applicare le regole attuali e affidare i servizi commissionati dalla pubblica amministrazione solo a fotografi professionisti iscritti alla camera di commercio e in possesso della partita Iva. Inoltre nelle cerimonie di matrimonio che si svolgono nei locali del Comune, o in altro tipo di manifestazione in cui è coinvolta la pubblica amministrazione, ma anche nelle cerimonie religiose, è sufficiente che preventivamente venga dichiarato il nominativo del fotografo autorizzato al servizio fotografico, che dovrà essere necessariamente un professionista abilitato ed in regola. Questo dovrebbe essere una prassi normale, in quanto, in base alle normative di pubblica sicurezza le sedi della pubblica amministrazione sono obiettivi sensibili. I fotografi professionisti – conclude la lettera – chiedono semplicemente che si rispettino le regole e le leggi e che ci sia un maggior controllo da parte della pubblica amministrazione”.
“Il nostro interesse – sottolinea Andrea Nannini – presidente nazionale di CNA Comunicazione e Terziario Avanzato – è regolarizzare gli evasori: se vogliono entrare nel mercato ben venga, ma che lo facciano stando alle stesse regole di tutti”.
Parte da Pisa e parte dai fotografia la campagna. Ma a macchia d’olio si espanderà in tutta Italia, abbracciando e coinvolgendo tutte le categorie dell’artigianato. Se l’accertamento spesso è tutt’altro che semplice a fare la sua parte nel prolificare del lavoro nero, conclude Andrea Nannini “è la mancanza di senso civico”.
Bene, qualcosa si muove, prima di tutto facciamo smettere quei professionisti che si avvalgono di appassionati chiamandoli collaboratori, per fare i servizi riuscendo con essi a coprire un gran numero di matrimoni a costi bassissimi (non entro nel discorso qualitativo che potrebbe essere anche migliore del fotografo stesso) questi escono a nome del fotografo, quindi non risultano perseguibili con le regole proposte sopra. i Fotografi devono denunciare i colleghi che fanno uso di tali collaboratori, perchè sono questi “colleghi” i primi a farci le scarpe. Ma fare una denuncia fa paura e vogliamo vivere in pace, quindi servirebbe uno sportello ove segnalare in modo anonimo la concorrenza sleale.
finito grazie
Paolo
Ciao Paolo
condivido in pieno la tua riflessione. Sono un fotografo professionista e faccio parte della cna di Udine. Queste iniziative le abbiamo già addottare in Regione con buoni risultati, ma non abbastanza anche perchè le istituzioni aiutano ma non troppo…ma non per colpa loro.
Col passare del tempo però ci siamo accorti che la miglior strada da percorrere per combattere l’abusivismo, non è quello di puntare il dito contro qualcuno, ma di crescere professionalmente noi stessi dando al consumatore un prodotto di qualità. Certo la qualità costa ma alla lunga ripaga dello sforzo. Bisogna puntare sullo studio, sugli aggiornamenti sui prodotti che le aziende ci mettono a disposizione. Noi professionisti abbiamo la fortuna di avere a portata di mano tutto questo, cose che un amatore non hà. A me personalmente da più fastidio la concorrenza sleale tra professioniti. Non c’è più limite al ribasso pur di lavorare. Stiamo qualitativamente andando sempre più giù.
Se un cliente decide di andare dal fotografo della domenica, vada pure. Di certo non gli corro dietro spiegandoli che sta sbagliando. Dobbiamo essere convincienti con quelli che entrano da noi senza farli scappare.
Paolo
Alieni.
Sarete anche professionisti….
Ma non si può spendere 1500/2000 euro per fare un matrimonio… Questo è ancora più illegale… Sopratutto nell epoca del digitale dove tutto è più semplice…. Fate pagare 1000 euro un servizio con album annesso… Foto originali date anche al cliente e poi vedrete come cambiano le cose….
“non si può spendere 1500/2000 euro per un matrimonio”.
Facciamoci due conti:
Per un matrimonio diciamo che in linea di massima si parla di 10 ore di lavoro (il giorno della cerimonia) e di altre (minimo 60) per la post produzione. Totale 70 ore. Considerando che per un’ora di lavoro un idraulico o un elettricista si prendono minimo 40 euro (al nero), applicando quella tariffa arriviamo a 2800 euro, senza considerare un assistente, o i costi della stampa e dell’album. E quanto rimane in tasca una volta pagate le tasse?
(sulle foto originali, e intendo in formato raw, c’è una bella sentenza della cassazione che dice chiaramente che i negativi originali, e quindi anche i file raw, rimangono al fotografo. Se gli sposi li vogliono, devono dirlo subito in modo da non creare malintesi, ma devono anche essere disponibili a pagare un extra).
Non tutti sono in grado di pensare che qualcuno stia lavorando in quel momento, che l’attrezzatura l’ha comprata come investimento e che non gli arrivi da un regalo dei suoi genitori o della propria fidanzata e che quindi ha bisogno di ammortizzarla in qualche maniera.
Così come non tutti sono in grado di dare un valore alle ore lavoro, pensando che i 7€ (lordi) che si danno alle babysitter siano più che sufficienti per qualsiasi altro mestiere.
Pure io ho visto gente chiedere ai propri amici “fotografi” di presenziare alle loro nozze… sono bastate le critiche a posteriori fatte dagli invitati come forma di risarcimento etico e professionale per chi ha perso l’occasione di una settimana di lavoro.
Chiediti perché poi arrivano altri. Ottima osservazione Francesco
Non è puntare il dito contro qualcuno che si risolve il problema. Ma crescendo professionalmente e dando al consumatore un prodotto di qualità, ribadisco di qualità a prezzo adeguato! A mio parere solo chi ha paura di fallire teme i fotografi amatoriali.
““Questa iniziativa – scrive Andrea Bruni – nasce dalla costatazione che i fotografi irregolari equivalgono per numero a quelli professionali. Il fenomeno del lavoro nero nel settore fotografico è molto diffuso. Ci sono troppe forme di lavoro abusivo svolto da persone che a vario titolo operano in maniera non regolare e senza nessuna partita Iva. Ci sono fotografi improvvisati per le cerimonie: iniziative di enti pubblici, manifestazioni sportive, sagre paesane, cresime, comunioni, matrimoni ed altro ancora”.
Se però uno non ha la partita IVA ma emette ricevuta fiscale non è a nero. Poi i tempi sono cambiati: è giusto che quelli che chiamate “abusivi” vadano puniti ma dovreste anche adattarvi un po’. Uno che cerca un servizio sa cosa l’offerente offre. Se io vado da uno che non è regolare e non è un professionista so benissimo che il servizio sarà inferiore rispetto a quello di un professionista. I tempi dove uno poteva spendere sono finiti. Okay l’essere in regola con le tasse ma non è obbligo avere la partita IVA. Purtroppo i tempi sono cambiati per tutti: falliscono industrie e chiudono negozi dopo negozi.
Ma siamo sicuri che tutti i fotografi professionisti rilasciano regolare fattura/ricevuta? Non vorrei che siamo nell’ennesimo casi di “cencio” che dice male di “straccio”!
Io abito a Milano e siccome frequento abbastanza il mondo dei ” mestieri” all’aperto anche direttamente,
vi garantisco che gli abusivi ci sono ovunque, a partire dai tassisti, alle bancarelle, alla vendita di biciclette rubate ai fotografi in piazza duomo e quant’altro, ma queste sono situazioni ben definite
che non richiedono particolari doti o attrezzature.
Chi si rivolge ad un fotografo professionista cerca appunto una foto non standard come quella che può fare frettolosamente l’abusivo, ma un lavoro fatto con una certa creatività e competenza.
Per questo penso che il fotografo di professione a debba puntare a dare un prodotto sempre più di qualità, perchè fare le foto è un’arte. 1000/1500 euro per un pacchetto, non è un grande spesa (proprio considerando quello che ci dice UnAltroFrancesco) anzi ora costa meno degli anni 60/70 che l’utente pagava anche 3/4 milioni di lire e oltre.Certo se uno si accontenta delle foto fatte dall’amico, magari con il telefonino, allora si va in un altro pianeta a costi zero-
Un vecchio proverbio tioscano, dice che” con i fichi secchi non si fanno matrimoni”
Certo tutto ha un costo, soprattutto se si rispettano le leggi che regolano il lavoro sotto tutti i punti di vista e a questo si deve puntare e la legalità vale per tutti.
Non guasterebbe inoltre, anche l’intervento delle Forze dell’ordine perchè è cominciando dalle piccole cose che si possono cambiare le situazioni e ogniuno di noi deve fare la sua parte.
le foto fatevele fare dabchi volete, anche gratis. Poi vedete quando il fotografo si è dimenticato di aggiornare il backup dei file e perde la scheda di memoria, oppure quando vi da delle stampe che dopo 5 anni diventano bianche, oppure quando fa editing che sembrano i filtri di istagram perché vanno di moda ora. Io piuttosto che lavorare gratis e dare competenza a scrocco, preferisco starmene a casa quelle 10 ore e godermi il mio tempo per le 60\80 ore dipost edit. Tutti contenti
Svegliarsi prima no eh?
Magari approfittiamo prima della massificazione delle reflex così ci rifacciamo il parco macchine a un prezzo consumer (tanto ormai avete capito anche voi che la gente si accontenta di foto fatte con una Canon 550D) e poi deliamo e additiamo quelli che abbiamo sfruttato anche noi per pagare meno tasse al grido di “insegno un mestiere a chi vuole imparare”.
L’iniziativa è lodevole e decisamente propositiva, ma la tempistica è totalmente sbagliata. Ora è troppo facile parlare di abusivismo!
Comprensibile ed in gran parte giustificata la richiesta sfogo di chi fa foto per vivere e nel farlo correttamente incassa ma paga le tasse e non è giusto venga sacrificato da concorrenti che lavorano low cost anche soprattutto (ma non solo) non tenendo conto dei costi fiscali e di detenere una partita IVA. Però: io sono un fotoamatore “evoluto” come si suol dire, non fotografo per vivere e non guadagno con le foto, ma per hobby faccio foto di ogni genere da una quarantina d’anni, e ho una attrezzatura professionale che molti PRO si sognano; se passasse la norma nei termini indicati non potrei – per esempio e non fate dietrologia – mia cugina o il figlio di un amico che si sposa o passa a comunione non potrei fotografarli perchè “si presume” che non sia vero che lo faccia gratis? Continuo… da anni faccio foto (gratis) per gli eventi del mio Comune, della Pro Loco, dell’ARCI. Sono un fesso, lo so, ma da ora in poi dovrei prendere la partita IVA e pagare su incassi che non ho oppure far pagare alle Associazioni un vero PRO…? Mi sembra che il provvedimento – se sarà preso – debba essere un pò meno tranchant… prevedere qualcosa, e non per finta.
…ho finito lo spazio del commento precedente… ma volevo aggiungere ancora una nota, polemica anche se riconosco che sia fuori luogo discutendo di concorrenza sleale… viene detto che poi la differenza qualitativa è giusto sia pagata, il PRO ti fa il servizio professionale, il non pro (veramente si parla di “abusivo”…) fa un servizio alla meno peggio. Beh, fermo restando l’appoggio alla richiesta di combattere – con i dovuti distinguo – la concorrenza in dumping di chi non paga tasse, contesto il concetto che il fotografo professionista italiano in toto fornisca perchè semplicemente iscritto ai registri un lavoro di qualità, sempre e comunque superiore a quello che potrebbe fornire l’universo dei non PRO. La qualità, la creatività. il buon gusto. la fantasia, l’esperienza, anche l’esperienza… non sono incorporate nel tesserino-