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Marson: “Porre un freno al consumo del suolo”, una nuova legge per la Toscana

paesaggio

Rimettere al centro il territorio, porre un freno al consumo di suolo valorizzando il recupero del pre-esistente e delle aree rurali, incentivare una programmazione di area vasta e la partecipazione.

Sono questi i punti al centro della proposta di legge regionale “Norme per il Governo del territorio”, di cui si è parlato ieri in un convegno al Centro espositivo SMS promosso dal nodo toscano della Società dei territoalisti/e. Una proposta attualmente al vaglio della commissione regionale cultura, che nasce dall’esigenza di riformare a 8 anni dalla sua entrata in vigore la legge della Regione Toscana 1/2005: “In questi anni – ha spiegato l’assessore regionale all’Urbanistica e alla pianificazione territoriale Anna Marson – la forte autonomia che la legge vigente assegna a ciascun ente territoriale ha prodotto anche risultati ampi e divergenti delle norme di riferimento. L’obbiettivo che ci siamo posti con questa proposta è di stabilire regole chiare per la formazione degli strumenti di pianificazione”.

Strumenti come il piano strutturale intercomunale, che insieme alla conferenza di copianificazione diventerà lo strumento con cui garantire una progettazione unitaria di area vasta. Si rafforza il potere di controllo e di azione della conferenza paritetica interistituzionale: pur restando fermo il principio di sussidiarietà, laddove si riscontrino elementi di incoerenza la commissione avrà facoltà di chiedere e ottenere modifiche, che se non apportate determineranno l’annullamento degli elementi in oggetto. La Regione stabilisce inoltre delle invarianti strutturali, su cui né i comuni né le commissioni intercomunali potranno derogare. “La legge – prosegue Anna Marson – traduce in dispositivi l’obiettivo di ridurre il consumo di suolo, là dove nella legge in vigore oggi questo è espresso solo come enunciato di principio. Ecco dunque la definizione puntuale di territorio urbanizzato e di territorio esterne ad esso”.

La proposta infatti differenzia le procedure di intervento per le due tipologie, non consentendo nelle aree esterne al territorio urbanizzato la realizzazione di nuove costruzioni a fini residenziali. E stabilendo inoltre come limite all’edificazione di stabilimenti con fini produttivi, sia l’assenza di insediamenti e infrastrutture recuperabili e riorganizzabili, che l’approvazione della conferenza di copianificazione d’area vasta. Elementi, quelli appena descritti, che fanno esprimere soddisfazione alla Società dei Territorialisti per la proposta di legge in discussione. Che nella figura del suo presidente, Rossano Pazzagli sottolinea l’importanza del riconoscimento del territorio come patrimonio e il suo valore per le generazioni presenti e future. Così come rappresenta una conquista “l’identificazione di un confine fra città e campagna, indispensabile per un reale dialogo fra queste due diverse realtà e l’aver inserito i processi partecipativi nella procedura di formazione degli atti di governo del territorio”. L’auspicio di Pazzagli è che le linee stabilite da questa proposta una volta approvate assumano un valore non solo urbanistico ma anche culturale.

Passi avanti anche sul piano della salvaguardia delle aree rurali: la proposta di legge infatti riconosce nell’attività agricola un’attività economica produttiva che può contribuire alla valorizzazione del paesaggio e dell’ambiente. Da qui la scelta di limitare il frazionamento delle aree rurali a favore di interventi non agricoli. Sull’aspetto culturale si sofferma anche la riflessione di Giacomo Sanavio, assessore provinciale alla programmazione territoriale e urbanistica: “La difesa e la tutela del territorio vanno oggi rimesse al centro del dibattito e della vita politica e culturale, recuperando il senso dell’importanza che rivestono le risorse ambientali, sociali ed economiche territoriali. Se la politica vuole occuparsi del tema della tutela e della valorizzazione del territorio, che questa proposta di legge definisce ‘bene comune’ dovrà anche affrontare la questione degli spazi privati rimasti improduttivi. Nei casi di chiusura e delocalizzazione di imprese a fini di maggior profitto e non giustificate da gravi difficoltà finanziarie, i terreni e gli immobili abbandonati dovrebbero essere fatti rientrare nel patrimonio popolare ed essere restituiti ad un uso in grado di produrre utilità sociale”.

Fra i punti toccati dalla proposta di legge sulle Norme di Governo del territorio trova posto anche il problema abitativo: pianificazione territoriale e urbanistica dovranno “concorrere alla formazione della politica della casa riconoscendo gli alloggi sociali come standard urbanistico, da assicurare mediante cessione di aree, di unità immobiliari o di oneri aggiuntivi a destinazione vincolata”. Approvata dalla Giunta la proposta di legge che attende da ottobre di essere discussa dalla commissione cultura della Regione Toscana. L’auspicio della Società dei Territorialisti è che l’approvazione sia rapida e coerente la sua successiva applicazione.

 

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Pubblicato il: 17 gennaio 2014

Argomenti: Politica, Urbanistica

Visto da: 1760 persone

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6 risposte a: Marson: “Porre un freno al consumo del suolo”, una nuova legge per la Toscana

  1. avatar Renzo Moschini scrive:

    La legge Marson è molto importante per rilanciare in Toscana una politica del governo del territorio -come è stato detto ieri al convegno- che predichi bene ma che razzoli anche bene. Per questo occorre superarele troppe frammentazioni e raccordare ad esempio i piano strutturali ai piani dei parchi e delle aree protette e delle autorità di bacino attuando finalmente anche le norme necessarie.
    Renzo Moschini

  2. avatar Redazione scrive:

    A cosa ti riferisci con “Cosa significa esattamente?” ?

    • avatar Renzo Moschini scrive:

      In attesa di moderazione
      renzo Moschini

      • avatar Redazione scrive:

        Buongiorno Renzo,
        come puoi vedere sotto il menù in fondo alla nostra pagina esistono delle regole per pubblicare i commenti, sono regole etiche e di buonsenso. Per fare in modo che non vi siano commenti offensivi o poco appropriati ci riserviamo di controllarli ed approvarli, non si tratta di censura ma semplicemente è un modo evitare aggressioni.

  3. avatar Napocesco scrive:

    Porre un freno al consumo di suolo si deve, ma purtroppo del “consumo di suolo zero” una certa politica ne ha fatto un uso speculare … come i prezzi civetta del supermercato, per poi fare altro. Anche della “partecipazione” se ne è fatto un uso ambiguo lasciando intendere che il popolo partecipasse, ma era, ed è, solo per suggerire cambiamenti e fare critiche, ma non per partecipare ad una decisione se fare o meno quel dato intervento. Per quel che ho visto con i miei sensi ci sarebbe da ridire persino sulla procedura della cosiddetta “partecipazione”, dove di fatto se ne fa una pubblicità risibile proprio per fare in modo che pochi conoscano ciò che sarà il futuro intervento, in modo da evitare che si inneschi una massa critica, e si confezione il pacchetto, preparandolo ad arte, per dimostrare che l’intervento è “cosa buona e giusta” e “sostenibile”, altro aggettivo speculare che ovviamente, per chi ne fa uso, non circostanziato volutamente. Ultimamente ho visto l’inizio di una procedura dove un titolare dell’intervento ci teneva a dire che era “preliminare” per mettere le mani avanti, ma nel documento di indizione dell’assemblea pubblica a cura del “Garante della comunicazione” si disponeva che la comunicazione doveva essere data attraverso vari strumenti, ma non diceva chi di fatto si doveva adoperare per darne ampia pubblicità, che poi di fatto è stata fatta solo sul sito istituzionale e non in tutti gli ambiti citati nella comunicazione. Se a livello regionale c’è un vero interesse a tutelare il suolo ci deve essere un potere di veto, altrimenti è tutta aria fritta. Scusate la lunghezza del commento, purtroppo non invitato a convegni!

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