MENU

L’alba delle Smart Cities

Foto di Magalibobois

Ne parla Domenico Laforenza, presidente del CNR di Pisa. E da oggi, lunedì 27 a giovedì 30 a Pisa si sono dati appuntamento per parlare di clima ed energia il Patto dei Sindaci e Legautonomie, l’associazione delle autonomie locali  presieduta dal sindaco di Pisa Marco Filippeschi e che coinvolge 29 diversi  Comuni d’Europa. 


Dietro una formula che a qualcuno può sembrare già abusata, c’è in realtà una visione ancora da scoprire e perfezionare, a tratti immatura, di qualcosa che potrebbe diventare bello e rivoluzionario, a patto che a deciderne la direzione siano percorsi limpidi e partecipati.

La formula è quella delle Smart Cities, e la visione ha molto a che fare con la qualità della vita non solo di chi vive e abita le città oggi, ma anche di chi le vivrà domani. E per questa ragione l’approccio non può che essere multidisciplinare, e cercare di tenere assieme istanze e scienze diverse, cercando di non escluderne nessuna.

Ne abbiamo parlato con Domenico Laforenza, Presidente dell’Area di Pisa del Consiglio Nazionale delle Ricerche e direttore dell’Istituto di Informatica e Telematica del CNR e del Registro.it.

Cos’è Smart innanzitutto e quali sono le direzioni che può prendere?, gli abbiamo domandato. “La prima è senza dubbio la direzione tecnologica, ma va poco lontano se non è pensata e sviluppata a partire dalle persone, dai loro bisogni e diritti, e per questo si parla in maniera collegata di “smart government” e “smart citizenship””.

“Qui a Pisa c’è tutto per essere smart – dice – 13 istituti presenti, dove lavorano fisici, chimici, ingegneri, scienziati di diversa estrazione. Sul cosa è smart, occorre dire che qui ci concentriamo molto sull’aspetto della riduzione dei consumi energetici, l’energia è infatti l’elemento guidante.

Ed è anche l’elemento al centro di un importante progetto, di cui il Dipartimento di Ingegneria, Ict e tecnologie per l’energia e i trasporti dell’Università di Pisa è pilota, un progetto tutto interno al CNR, per un totale di 10 milioni di euro e che vede numerosi partner, dal Dipartimento delle Scienze umane e sociali, a musei, a joint venture pubblico private come il Smart Service Cooperation Lab di Bologna”.

domenico laforenza
Domenico Laforenza, 60 anni, pugliese di nascita (originario di Acquaviva delle Fonti, Bari) e toscano d’adozione dal 1971, è direttore dell’Istituto di Informatica e Telematica del Cnr di Pisa dal 1 luglio 2008. Dalla stessa data è responsabile del Registro.it, l’anagrafe dei domini a targa “.it.” Presidente dell’European forum for information and communication sciences and technologies (Eficst), dal 2009 è anche rappresentante italiano nel “Future internet forum of the member states” su indicazione del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica (Miur), nell’ambito dell’iniziativa “The Future of the Internet” del Settimo programma quadro dell’Unione Europea. È anche membro del Board of directors di EURid, il Registro che, per conto dell’Unione Europea, gestisce i nomi a dominio di Internet per l’Europa.

Un progetto che vede il campus del Cnr – 120.000 mq e oltre 1.000 lavoratori, un’area clinica, quella della Fondazione Monasterio, e istituti del Sant’Annna – coinvolto in veste di “laboratorio”, dove si sperimenta in piccolo quello che potrebbe essere riprodotto in scala nelle città. E così ecco che si progettano dispositivi per conoscere i consumi e ridurre gli sprechi, si cercano soluzioni per il controllo della gestione energetica, come lo stoccaggio. E poi ci sono gli aspetti legati alla sicurezza e alla privacy, con l’ideazione di strumenti in grado di coniugare i due aspetti anche pensando al risparmio economico e alla riproducibilità delle tecnologie utilizzate.

E ancora, la comunicazione. L’idea è quella di dotare il campus del CNR di totem informatizzati, che contengano mappe, informazioni di servizio e sulla città, ma anche le notizie sui seminari e i convegni in programma al CNR.
La replicabilità del modello su città è poi al centro di un altro aspetto del progetto, pensato e portato avanti con la collaborazione dell’Anci. “È stata fatta una selezione – spiega ancora Laforenza – su tre tipi di comuni con specifiche caratteristiche in termini di vocazioni del territorio, approvvigionamenti energetici e presenza di patrimonio museale. Sulle tre città selezionate – Agordo, Riccione e Ortiggia – vengono portati avanti progetti disegnati su misura, che dovranno essere realizzati entro tre anni, secondo la durata del progetto, e che dovranno avere un impatto significativo sugli aspetti “smart”, appunto, legati al miglioramento dei servizi e ad una maggiore sostenibilità complessiva”.

Il tutto, si spera, con forte valenza occupazionale, se venisse confermato quello che Laforenza chiama “un new deal” delle smart cities, “in grado di offrire opportunità concrete alle diverse professionalità in campo, dall’ideazione alla realizzazione dei singoli progetti”.

“Smart” si impara però, e non si improvvisa. Proprio in queste settimane è infatti partito anche un master al CNR, che si propone di formare giovani esperti in grado di sviluppare applicazioni e servizi innovativi nei campi della comunicazione, della mobilità, dell’ambiente e dell’efficienza energetica, migliorando la vivibilità degli ambienti urbani.

30 studenti a cui verranno presentate le principali tecnologie ICT per le smart cities. E a cui vengono, inoltre, fornite le metodologie e le conoscenze necessarie al progetto e alla realizzazione di soluzioni innovative per creare ambienti urbani “intelligenti”. Il piano formativo prevede, oltre ai normali corsi di lezioni ed esercitazioni, tre corsi di laboratorio finalizzati allo sviluppo pratico di applicazioni e servizi, e un periodo di tirocinio di 400 ore. Perché “smart” si diventa.

 

Download PDF

Scritto da:

Pubblicato il: 26 gennaio 2014

Argomenti: Ambiente, Cultura-Tech, Economia-Lavoro, Pisa, Scuola-Università, Urbanistica

Visto da: 1255 persone

Post relativi

2 risposte a: L’alba delle Smart Cities

  1. avatar Pino Vasarelli scrive:

    Chiederei cortesemente che istituto di informatica e telematica fosse scritto “Istituto di Informatica e Telematica”, non essendo un nome comune di cosa, e Cnr, come tutti gli acronimi, fosse scritto “CNR”, Grazie per l’attenzione.
    Giuseppe Vasarelli, dipendente e web master IIT.

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ricevi paginaQ per email

Ciao!
Iscriviti alla newsletter di Pagina Q
Se lo farai ci aiuterai a far vivere l’informazione nella nostra città e riceverai la versione mail del quotidiano.
Naturalmente non cederemo a nessuno il tuo indirizzo e potrai sempre annullare la tua iscrizione con un semplice click sul link che troverai in ogni nostra mail.