Una soluzione si affaccia per la Biblioteca Franco Serantini? A farlo sperare un post su Facebook della scorsa settimana: “È stata una grande soddisfazione – scriveva Mauro Stampacchia – alla presentazione degli Atti del Convegno su Pietro Gori ieri a Scienze Politiche, apprendere che si andrà a risolvere la questione dei locali della Biblioteca Franco Serantini, che troverà così una sistemazione adeguata alla sua importanza e al suo patrimonio librario e documentario. Una soddisfazione in più sentirlo direttamente da Dario Danti, neo assessore alla cultura”.
Una soluzione che per Dario Danti potrebbe voler dire una sede alle Officine Porta Garibaldi, in via Gioberti. “Le Officine – spiega Danti – potrebbero diventare un ulteriore polo culturale della città accogliendo al suo interno insieme alla biblioteca provinciale e al centro Nord Sud,il patrimonio della Serantini. Un’ipotesi questa già contenuta nel programma di mandato della seconda giunta Filippeschi”.
A pagina 43 infatti si ritiene la nuova struttura Officine Porta Garibaldi di interesse nella ricerca di una nuova sede per la Biblioteca Serantini.
Biblioteca che all’inizio del 2012 ha trasferito il suo patrimonio storico,fatto di circa 40mila volumi e di oltre 4500 periodici, presso l’Archivio generale dell’Università di Pisa a Montacchiello (come conseguenza dell’inadeguatezza si quella che era la sua sede presso il complesso Concetto Marchesi).
Ma la strada delle Officine Porta Garibaldi non appare facilmente praticabile: sia per ragioni strutturali, sia in virtù del fatto che questo è un progetto Piuss. “Che la Serantini possa trovare spazio all’interno delle Officine mi sembra oggettivamente complicato” ci dice l’assessore provinciale al patrimonio Nicola Landucci – Due sono i motivi principali. Il primo è che le biblioteche rappresentano un elemento di criticità statica e per essere adeguatamente ospitate è necessario che siano inserite in una fase di progettazione antecedente rispetto a quella in cui ci troviamo oggi”. Come a dire, è un po’ tardi.
“La seconda ragione – continua Landucci – è che le destinazioni d’uso dell’edificio devono essere coerenti con il bando regionale, e quindi non deve esserci prevalenza di attività culturali, ma di attività a carattere sociale e turistico. Nel pensare le Officine abbiamo infatti adottato una logica di integrazione delle varie attività, dando prevalenza a quelle a carattere sociale. Il collaudo, a cura della Regione, deve dimostrare il rispetto del bando e la coerenza interna dell’intero progetto”.
Elementi che allontanano una collocazione della Biblioteca Serantini alle Officine Porta Garibaldi.
E se non bastasse resta ancora da capire cosa accadrà con lo scioglimento delle province. E agli immobili che ad essa fanno capo.
“Rimane un punto di domanda al riguardo – commenta Nicola Landucci – Dal momento che le province rimangono come enti di secondo livello governate dai comuni dell’area, è probabile che manterranno una serie di funzioni. Sul patrimonio immobiliare si apriranno strade diverse; gli immobili considerati beni strumentali potrebbero seguire il trasferimento delle competenze, e passare quindi ai comuni. Ma sarà un tema, questo, che si svilupperò nel tempo e con il confronto fra gli enti locali”.
La questione resta quindi sostanzialmente aperta. L’unica certezza al momento è l’aumento della cifra che il Comune ha destinato alla Bibliloteca con il rinnovo della convenzione nel 2013, che è passata da 4 a 5 mila euro: una cifra che l’assessore Danti è intenzionato a mantenere anche nei prossimi anni. E la volontà di trovare nuove forme di collaborazione e di valorizzazione di un patrimonio che “ha un grande valore storico per la città, anche come come testimonianza di attivismo culturale. Tanto che varrebbe la pena di iniziare a pensare a un progetto di digitalizzazione del patrimonio librario della Serantini”.
Intanto però, per la sede della Serantini la strada è ancora tutta in salita.
Francesca Parra e Cinzia Colosimo
Mi auguro che le istituzioni pisane si rendano conto quanto prima del paradosso per cui al moltiplicarsi di opere pubbliche in città negli ultimi anni ha corrisposto un’inquietante riduzione delle biblioteche accessibili ai cittadini e un costante trasferimento del patrimonio librario in quel di Montacchiello. Eppure, proprio la grande quantità di libri posseduti dalle biblioteche pisane avrebbe dovuto essere un tesoro intorno al quale rendere ancora più attrattiva la nostra città a livello nazionale dal punto di vista culturale e scientifico. I festival, le manifestazioni storiche, i capodanni e quant’altro vanno benissimo… purché non si pensi di sostituire la sostanza con la fuffa. I libri e la documentazione della Biblioteca Serantini hanno un valore unico in Italia, non dimentichiamolo.
Ma sì, spariamo ognuno la sua, parliamoci addosso, facciamo discorsi scollegati dalla realtà e pure dalla forza di gravità (i libri pesano e non stanno su con le chiacchiere e i post di facebook), il tutto senza neanche consultare gli interessati. Tanto, i libri servono solo a fare gli aperitivi di presentazione con l’Autore e l’Assessore, oppure per citarli per fare la figura degli accurturati con le groupies; i libri della Serantini invece sono da sfigati, al massimo ci fai bitterino e noccioline con due o tre fuorisede molisani barbuti…