Un Centro Interdipartimentale dell’Università per salvare la Limonaia, o meglio per dare un’altra forma al suo futuro e in questo modo salvarlo. L’unica proposta realmente emersa dalla terza commissione consiliare, che ieri si è riunita alla presenza di ospiti autorevoli, i soci, cioè gli ex soci più importanti fra quelli del CdA della Limonaia, per dare quasi un ultimo commiato collettivo a un’esperienza di quasi 15 anni.
L’associazione per la diffusione scientifica di Palazzo Ruschi è stata ufficialmente sciolta da una delibera che sarà esecutiva dal prossimo 2 marzo. Lo ha detto chiaramente Massimo Donati, il presidente uscente e ora liquidatore, dopo un primo giro di interventi istituzionali e osservazioni, timide, tardive, di chi cercava risposte per le due lavoratrici che hanno perso il lavoro, e che pagano duramente il prezzo di un meccanismo che tutti dicono essere passato sulle proprie teste.
Responsabilità e scelte, leggi statali e riduzioni di fondi; non importa fornire un resoconto della storia che in buona parte è stato identico per tutti: dal presidente della Provincia Andrea Pieroni, che però ha garantito che la proprietà dell’immobile resterà pubblica, al prof. Battignani dell’INFN, alla prorettrice ai rapporti con il territorio Antonella Galanti, al rettore della Scuola Sant’Anna Pierdomenico Perata, al direttore della Scuola Normale Fabio Beltram. Fino all’assessora comunale Marilù Chiofalo, la quale ricorda come l’attenzione del Comune per la divulgazione scientifica sia rivolta sulla Cittadella, e sottolinea come la scelta di chiudere il capitolo Limonaia sia stata dettata “da ragioni di spesa, che hanno portato il Comune a non rinnovare diverse associature”. Saluta con favore poi l’ipotesi di finanziamento da parte della Regione, 25.000 euro annui per tre anni, ma suggerisce infine alle dipendenti di rivolgersi alle cooperative che lavorano nel settore.
È la prof.ssa Galanti ad andare oltre la rassegnata presa d’atto della fine, “premesso che la formula della Limonaia come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi”, afferma, “pur ampiamente apprezzata per le attività svolte, non è più adatta a questi tempi. C’è stato un progressivo sgretolarsi delle adesioni da parte dei Comuni, ma anche da altri enti. È stata pensata in altri tempi e per altri tempi. La Limonaia va però rilanciata, in una cosa diversa”.
Mette quindi nero su bianco che questo percorso “non prevede una soluzione per le due dipendenti”, che difficilmente potrebbero essere assunte dall’università. “L’Università però sta lavorando alla formazione di un centro interdipartimentale – afferma Galanti – un soggetto che non ha autonomia di spesa ed è soggetto alle decisioni della comunità accademica. Ma gli scopi resterebbero i medesimi della realtà appena sciolta, ovvero la diffusione scientifica, con una struttura che potrebbe stipulare convenzioni e trovare adesione di dipartimenti e singoli docenti”.
Quali dipartimenti però ancora è tutto da definire, un lavoro non facile e da una prospettiva meno ottimista rispetto “al ventilato intervento della Regione”; la soluzione proposta dall’università non ha trovato un grande consenso al tavolo di ieri pur essendo l’unica soluzione, tra quelle messe in campo, fatta con l’intenzione di rilanciare in altra forma il futuro del “luogo” Limonaia.
Quei 7.000 euro annui a testa – eccetto il Sant’anna, che ne metteva 4.000 in più – per una struttura che costava poco più di 100.000 euri annui, non trovano più la sponda degli enti locali, o delle scuole di alto livello. È stato chiesto alla commissione di rendere pubblica la delibera dello scioglimento dell’associazione, mentre del percorso della liquidazione, della procedura e di un eventuale bilancio finale di questa esperienza, ieri non si è parlato.
“Speriamo che la responsabilità sia la base portante delle future azioni”, scriveva il presidente Massimo Donati a marzo dell’anno scorso, con i primi segnali della fine. Lo speravano, forse lo sperano tuttora, anche le due persone che da marzo non avranno più un lavoro. Lo sperava una fetta ampia di città che con la Limonaia vede chiudersi uno spazio aperto anche a inizative promosse da associazioni e cittadini.
A vedere la foto allegata mi sono immaginato la prossima sede della redazione di PaginaQ. Sogno?
Probabile! E comunque Ubik per noi è un’ottima sede