Il Tar della Toscana ha riconosciuto il diritto di 45 famiglie ad avere le ore di sostegno a scuola per i loro figli diversamente abili. Una battaglia che dura da 4 anni e che non si ferma qui
Un prima vittoria l’hanno ottenuta, e la strada per vedere riconosciuto un diritto di tutti, almeno nei tribunali e nelle aule di scuola coinvolte è segnata. Parliamo delle 45 famiglie di Pisa, Lucca, Firenze e Pistoia che hanno portato avanti una battaglia per l’assegnazione delle ore di sostegno per i loro figli diversamente abili, con una diffida prima e un ricorso al Tar della Toscana poi, promosso lo scorso anno quando hanno realizzato che le ore necessarie non sarebbero mai arrivate.
Una vicenda attuale in molte regioni d’Italia; da ormai 4 anni quella del mancato sostegno fra i banchi di scuola è un problema quotidiano, che porta con sé lo scandalo di chi vorrebbe i propri figli affidati ad un’istituzione funzionante e rispettosa dei diritti, ma anche la frustrazione e la stanchezza degli insegnanti, già alle prese con le rispettive precarietà, i bisogni della classe e i conti delle scuole che non tornano mai.
La storia della prima importante vittoria ottenuta in Toscana su questo fronte, ce la raccontano Mariella De Marco, madre di un bimbo autistico che va a scuola a Pisa, e Sebastiano Ortu, insegnante attivo nei Cobas, che ha seguito e aiutato il gruppo in questa battaglia.
“A inizio anno scolastico – racconta Mariella – quando ho visto che le ore di sostegno richieste per mio figlio non sarebbero state garantite, ho cominciato a preoccuparmi e a rivolgermi alle istituzioni scolastiche per capire meglio. Sulla base del Pei (Piano Educativo Individualizzato), la Regione assegna le ore, ma lo fa in base alle risorse economiche a disposizione, e non in base alle effettive necessità. Accade così che mancano sempre delle ore all’appello, anche quando i presidi chiedono ore aggiuntive, che però non arrivano mai a coprire il monte ore necessario”.
“A volte il rapporto è di un insegnante per 2, 3 studenti diversamente abili – spiega ancora Mariella – e questo ovviamente complica tutta la vita di classe, oltre ad essere una palese violazione di un diritto, quello alla scuola come progetto formativo e di vita. È capitato addirittura che gli insegnanti chiedessero ai genitori di venire a prendere i propri figli prima della fine delle lezioni, perché non c’era nessuno che potesse assisterli. Nei Pei, oltre alle competenze e ai traguardi, dovrebbero essere indicate le offerte formative specifiche della scuola, disegnate su misura dei bisogni dei bambini. Ma non c’è mai niente di tutto questo”.
“Di fronte a questa situazione abbiamo cominciato a prendere contatti con gli altri genitori, e a lavorare per una battaglia comune”. Così sono cominciati i contatti con i Cobas scuola, e con l’avvocato Marco Tavernese, che ha all’attivo centinaia di vittorie su questo fronte. “La specificità di questo ricorso è che si trattato di una battaglia collettiva”, spiega Sebastiano. “Spesso le famiglie non sanno bene come muoversi e solo quelle che hanno gli strumenti vanno avanti, magari spendendo di più e con più fatica. Il ricorso collettivo, oltre ad essere più economico per tutti – e non è un elemento da poco – rappresenta anche un’esperienza politica: ci sono riunioni, vengono fuori le storie dei singoli, ci si confronta e si lavora insieme per un diritto di tutti. L’obbiettivo infatti è di non dover più arrivare a fare cause, ma avere ciò che spetta di diritto, in primis ai bimbi stessi”.
Lo scorso 10 gennaio dal Tar è arrivata la prima risposta: “Il Tar Toscana ha confermato in maniera inequivocabile che il diritto all’integrazione mediante le ore di sostegno dei disabili è un diritto soggettivo assoluto non condizionabile da vincoli economici o di organico; in 25 casi su 45 il ricorso è stato accolto integralmente; in 8 casi, da aggiungere ai precedenti 25 (e quindi si arriva a 33 su 45), la mobilitazione delle famiglie ha conseguito comunque gli effetti voluti perché, proprio in seguito alla presentazione del ricorso (così afferma l’ordinanza), le scuole, temendone gli effetti, hanno aumentato le ore proprio agli alunni ricorsisti; anche se ora bisognerà verificare se è vero che queste ore aggiuntive siano state effettivamente garantite a ogni singolo studente ricorsista con il giusto rapporto 1 a 1”.
“In altri 12 casi – spiegano ancora – il Tar non ha, momentaneamente, concesso il provvedimento d’urgenza, perché il Pei in alcuni casi non indicava le ore (come pure sarebbe obbligatorio), in altri ne indicava un numero inferiore a quanto richiesto, nonostante la gravità dell’handicap. Ma entro la prossima udienza del 2 aprile 2014 sarà possibile – se le scuole collaboreranno con le famiglie e non faranno ostruzionismo – integrare la documentazione per ottenere il riconoscimento per tutti del diritto all’integrazione”.
Intanto entro domani, come prevede l’ordinanza del Tar, le scuole dovranno integrare le ore di sostegno dovute. “In caso di inerzia dell’amministrazione, il Tar, come richiesto dall’avvocato Tavernese, ha già nominato il direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale della Toscana ed il Capo Dipartimento del Miur quali commissari ad acta incaricati di dare esecuzione all’ordinanza”, concludono i ricorrenti, genitori e insegnanti uniti per una mobilitazione che non si ferma qui.