Una ricerca realizzata dalla fondazione Promo P.A. analizza il rapporto fra imprese e burocrazia anche nella provincia di Pisa
Le “scartoffie”, incubo di ogni imprenditore ma soprattutto di quelli medi e piccoli che spesso ne vengono travolti e meno spesso le considerano un aiuto alla loro attività. Al riguardo è stata pubblicata ieri una ricerca realizzata dalla fondazione Promo P.A. che analizza il rapporto fra imprese e burocrazia, monitora l’andamento dei costi degli oneri burocratico-amministrativi delle micro e piccole imprese italiane e il livello di soddisfazione del rapporto con la PA;
L’indagine 2013 è stata realizzata su di un campione nazionale di 1.420 imprese di cui 282 pisane e fornisce dati statisticamente significativi a livello nazionale, della Lombardia, della Toscana, della Calabria e, a livello provinciale, di Pisa e di Milano.
La pubblica amministrazione come fonte di costo
La stima della percezione del cosiddetto “onere da PA”, ovvero del peso di quel complesso di adempimenti informativi che la Pubblica Amministrazione richiede all’azienda e per il cui assolvimento questa deve dedicare tempo e sostenere costi, diretti o indiretti, visibili o nascosti, restituisce risultati molto preoccupanti.
Quanto ai costi interni le Micro Piccole aziende di Pisa impiegano per adempimenti 32 giornate uomo: un dato leggermente superiore sia alla media Paese, 30 che a quello toscano che si assesta a 28. Il ricorso a consulenti per il disbrigo delle pratiche relative ad adempimenti amministrativi, i cosiddetti costi esterni, è a Pisa (89%) superiore rispetto al livello nazionale (81%) ed in linea rispetto alla Toscana (86%). Gli imprenditori pisani spendono mediamente 5.561 euro per consulenti; contro i 5.488 euro a livello nazionale ed i 5.674 toscani, in Lombardia sono 7.410.
Considerando il complesso dei costi interni ed esterni assumendo, sulla base di parametri correnti, un costo medio aziendale per Giornata/uomo di 250 euro, il totale dei costi della burocrazia per le imprese sono di 13.038 euro a Pisa (il 7% del fatturato complessivo), di 11.983 in Italia (l’8% del fatturato) e 11.853 in Toscana (il 6% del fatturato), Milano (14.714, il 7%).
L’impatto della fiscalità locale
La contrazione dei budget delle pubbliche amministrazioni ha fatto in modo che l’azione sulle imposte locali sia divenuta l’unica leva che a disposizione per ottenere le risorse indispensabili all’erogazione dei servizi con effetti che stanno divenendo insostenibili per le Micro e Piccole imprese. A Pisa, più che altrove, le Micro e Piccole imprese hanno avvertito un aumento del peso della fiscalità locale: sono di questo avviso il 76% delle imprese intervistate (contro il 70% dell’Italia). Approfondendo la questione sulla tipologia di imposte, gli imprenditori pisani interpellati sostengono che la più gravosa sui loro fatturati sia l’Irap (in una scala 0-10 tocca quota 7,7). A pochissima distanza la Tares (7,6) e l’Ires (7,6). Questo orientamento non differisce da quello sia italiano che regionale. Il peso della fiscalità locale sul fatturato complessivo tocca a Pisa il 14,6%, un valore in linea con la media nazionale: 13,8%.
La qualità dei servizi della pubblica amministrazione
Il clima di difficoltà che regna da diversi anni sugli imprenditori italiani non può che condizionare la fiducia verso una Pubblica Amministrazione dalla quale, più che oneri, si attendono aiuti e incentivi allo sviluppo. Per soppesare correttamente il gradimento delle amministrazioni, si è tenuto conto sia dell’intensità dei rapporti (diretti o mediati da consulenti) che intercorrono fra le imprese e gli Enti in oggetto che del voto espresso sui diversi “sportelli” con un indice sintetico che assume un valore tanto più elevato (range 0-10) quanto più alto è il livello di soddisfazione espressa.
Considerando lo scacchiere che esprime l’intensità dei rapporti (espresso come quota percentuale di imprese che si sono rivolte ad un certo Ente) e alle valutazioni espresse, il “voto” complessivamente più elevato assegnato nella provincia di Pisa può essere attribuito alla Camera di Commercio: alla Camera di Commercio di Pisa si rivolgono infatti il 76% delle imprese ed il voto espresso è ben al di sopra della sufficienza (6,2). Nel ranking del gradimento degli imprenditori pisani si distanziano ancora significativamente il gruppo degli altri Enti concentrati intorno alla soglia di “sufficienza” corrispondente al valore 5,0 in testa al quale troviamo la ASL e l’ARPA.
Per interpretare il primato del sistema camerale a Pisa, così come a livello nazionale, è corretto tenere conto di una qualche posizione di vantaggio goduta da un Ente avvertito da molti come “ibrido” rispetto al mondo della PA e come tale meno “burocratizzato”.