Doveva entrare in funzione quest’anno e cominciare a lavorare producendo compost buono, di qualità e a km zero. Ma il nuovo impianto di trattamento per l’organico di Geofor, a Pontedera, dovrà attendere ancora del tempo prima di vedere la luce.
Parliamo di un impianto in grado di trattare circa 44.000 tonnellate annue di rifiuto umido, con la possibilità di duplicare la sua portata e arrivare a 90.000, in modo da poter servire tutti i comuni dell’Ato Costa e chiudere così, all’interno della Regione, il ciclo per i rifiuti biodegradabili. Grazie a una raccolta differenziata sempre più massiccia la frazione organica aumenta e con essa i costi per portarla a smaltire fuori regione.
La nuova “macchina del compost” è voluta da anni, costa circa 17 milioni di euro ed ha il via libera della Regione, che l’ha finanziato per 4 milioni. Altri 4 milioni vengono invece dagli utili di Geofor, per i restanti 9 milioni circa invece, dovranno pensarci le banche.
A maggio del 2012 Geofor presentava la ditta vincitrice della gara per costruirlo, la spagnola Ros Roca, che però ha rinunciato formalmente a metà 2013 per l’allungamento dei tempi. Geofor annunciava quindi una trattativa con la seconda in gara, ma dell’esito non si è saputo nulla. Cosa sia successo nel frattempo, e quando cominceranno i lavori per il nuovo impianto lo abbiamo domandato a Paolo Marconcini, presidente di Geofor.
“Alla prossima assemblea dei soci, in programma per domani (giovedì 27, ndr) ci sarà solo un punto all’ordine del giorno e sarà proprio relativo al nuovo impianto dell’organico. Come si procede? Se i soci saranno d’accordo ci sarà una delibera dell’assemblea con cui si dà il via libera alla procedura”, afferma. “Abbiamo impiegato tutto questo tempo per poter dare il via alla costruzione dell’impianto garantendone la totale proprietà pubblica. Infatti, dal momento che in futuro ci sarà un nuovo gestore unico, in parte privato, cui spetterà la gestione, chiediamo a questo nuovo soggetto anche l’impegno a terminare il pagamento del mutuo”.
“Per fare questo passaggio – aggiunge Marconcini – ci sono voluti diversi mesi di lavoro e sopratutto il parere dell’Avvocatura civica regionale, dato che per 4 milioni di euro l’impianto è finanziato a Geofor spa con contributi regionali e ci sembrava corretto e doveroso che la proprietà dell’impianto restasse pubblica. Abbiamo deciso quindi di passarla a Geofor patrimonio, partecipata interamente dai Comuni. Se i soci diranno di sì, allora passeremo la delibera all’Ato Costa, che la farà propria e ci aiuterà nel garantire il proseguimento del percorso quando andremo dalle banche a chiedere il finanziamento per la parte restante”.
“Uno dei garanti sarà appunto Geofor Patrimonio – dice ancora – che garantisce per il mutuo, e l’altro sarà la stessa Geofor spa, che tramite il Piano Industriale afferma la produttività dell’impianto. Se agiamo adesso tra due anni avremo l’impianto, se aspettiamo ulteriormente di anni ce ne vorranno molti di più”.
E se dalla Regione arrivano segnali perché si affrettino i tempi e si proceda celermente con la costruzione dell’impianto, Geofor da parte sua dice: “Abbiamo voluto comunque fare tutti i passaggi necessari al mantenimento della proprietà pubblica dell’impianto, così come ci è stato chiesto dai nostri soci pubblici che sono la maggioranza. Vista la complessità della situazione il tempo impiegato non è stato sprecato”.
Tra gli istituti di credito cui rivolgersi ci sarebbe l’interesse di una cordata di banche locali, capitanata dalla Cassa di Risparmio di San Miniato. Non che l’accesso al credito sia più facile per le aziende partecipate, anzi, spesso sono le stesse banche a tirarsi indietro pur in presenza di progetti, come quello di cui parliamo oggi, che hanno un valore per il territorio di lungo respiro, sia in termini ambientali che economici. E che chiedono con urgenza di partire.