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L’obiezione di coscienza dei medici pisani. E una mozione

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C’è una mozione che attende di essere discussa in consiglio comunale da novembre: riguarda la legge 194, ovvero le norme a tutela della maternità e dell’interruzione volontaria di gravidanza. E soprattutto l’obiezione di coscienza dei medici e del personale sanitario della provincia di Pisa.

Partiamo dai dati. All’Azienda Ospedaliera Pisana il 79% dei medici è obbiettore di coscienza: fra questi troviamo 19 ginecologi e 3 anestesisti. Una percentuale che sale di circa un punto fra le professioni sanitarie, toccando l’80,5%: 31 ostetriche, 8 infermieri professionali, 18 Operatori Socio sanitari. Numeri che sono rimasti sostanzialmente stabili negli ultimi 5 anni.

Questi invece i numeri di chi è obiettore di coscienza all’Ospedale di Pontedera (Azienda USL5): 8 medici obiettori su 18 (poco più del 50%), 9 anestesisti obiettori su 21 (43%), 12 ostetriche su 23 (52%) e 3 infermieri obiettori su 10 (30%).

A Volterra né medici né ostetriche hanno fatto obiezione di coscienza, mentre 2 anestesisti su 5 (40%) e 1 infermiere (33,3%) sono obbiettori.

In questi anni, dal 2008 / 2009 sono diminuite le interruzioni volontarie di gravidanza, complice una maggior informazione sui metodi contraccettivi disponibili: non è infatti un caso che fra le donne che ricorrono più spesso all’aborto troviamo cittadine straniere, per le quali è fondamentale – e anche questo dice la mozione – intensificare l’azione di sensibilizzazione e di informazione sulle possibilità di controllo delle nascite a loro disposizione.

Quello che colpisce è il confronto fra i numeri di interruzioni di gravidanza nei tre diversi ospedali.

Nel 2013 a Pisa ne sono stati praticati 180, a Pontedera 368 e a Volterra 187.

Se pensiamo alla densità dei tre nuclei urbani e al territorio di attrazione e di riferimento dei tre ospedali i dati non possono che far ipotizzare che ci sia una sorta di “migrazione” per ottenere una prestazione sanitaria garantita dalla legge.

La mozione presentata da SEL mira a ottenere una richiesta formale da avanzare alla Regione Toscana per regolamentare l’accesso alla professione (le regioni, dice l’art.9 comma 4 della 194, devono controllare e garantire l’attuazione della legge anche attraverso la mobilità del personale). In modo da garantire la presenza di personale sanitario non obiettore in percentuali consone.

“L’obiezione di coscienza – spiega infatti Simonetta Ghezzani, capogruppo di SEL in consiglio – porta con sé due ordini di problemi. Da un lato la garanzia della prestazione e dell’assistenza. Ma anche la necessità di tutelare la ricchezza professionale di coloro che non fanno obiezione, che rischiano di assolvere per tutti al compito di garantire l’interruzione di gravidanza, dovendo tralasciare la varietà di aspetti della loro specializzazione”.

La mozione di Sel potrebbe andare in discussione questo giovedì, ma con ogni probabilità, alla luce del ricco ordine del giorno di domani,  dovremo aspettare ancora una settimana: allora la questione dell’obiezione, di garantire un diritto alle donne, ma anche ai medici, potrà essere affrontata.

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Una risposta a: L’obiezione di coscienza dei medici pisani. E una mozione

  1. avatar Ilcanedigesso scrive:

    Secondo me un obiettore di coscienza è inidoneo a svolgere le mansioni che gli vengono affidate e dovrebbe essere trasferito ad altri reparti.

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