Mercoledì 26 marzo alle ore 15, si riunirà nella sede della Provincia di Pisa (Sala dei Comuni – ingresso da via S. Pellico) la Consulta Faunistico Venatoria sul Piano di controllo della volpe e delle specie problematiche. E per le 15 Legambiente Pisa e Valdera, insieme al WWF di Pisa hanno indetto un presidio per manifestare la loro posizione.
Il Piano prevedeva l’abbattimento di 500 volpi, ed è stato sospeso dalla Provincia dopo la netta contrarietà delle associazioni ambientaliste e animaliste, che nelle scorse settimane hanno scatenato in pochi giorni oltre 1.000 mail di protesta destinate al Presidente della Provincia e all’Assessore alla Difesa della Fauna, con una decisa presa di posizione contro il provvedimento.
Ora la Consulta dovrà quindi riprendere in mano il piano. “La cosa più grave – sottolineano Legambiente Pisa e Valdera, e WWF Pisa – è il quadro conoscitivo assolutamente inadeguato e approssimativo su cui si fonda il Piano di controllo. Non si sa qual è la consistenza della popolazione di volpi in provincia di Pisa. Non si sa quante ne sono state abbattute durante la stagione venatoria, quando, nonostante si tratti di specie cacciabile, i cacciatori ne evitano l’abbattimento, per poi lamentarsi, a caccia chiusa, dei danni di questa specie, in modo da ottenere la possibilità di abbattimenti per tutto l’anno”.
“Non si considera la relazione fra l’andamento delle popolazioni di volpe e i ripopolamenti a scopo venatorio – aggiungono – fatti con animali allevati, inadatti a difendersi, che facilmente diventano preda delle volpi. Dispiace vedere le associazioni agricole e venatorie difendere con tanta decisione un Piano di cui non si conoscono gli effetti di disturbo sulle altre specie: in pieno periodo riproduttivo infatti la caccia con i cani, estesa anche alla tana, può danneggiare specie protette come il tasso e l’istrice, ma anche molte specie di altri mammiferi e di uccelli”.
“Inoltre – scrivono ancora – l’uccisione dei cuccioli e delle femmine gravide, in una lotta senza quartiere a questo predatore, costituisce un elemento di crudeltà assolutamente gratuito e evitabile con altri metodi, che privilegino il controllo delle fonti di alimentazione, a partire proprio dalla disponibilità di prede: fagiani, lepri, pernici, allevate in cattività e inadatte alla vita selvatica”.
E concludono: “Colpisce poi che le associazioni agricole non si rendano conto dei pericoli connessi alla circolazione di persone armate nel periodo primaverile-estivo, quando l’uso turistico e ricreativo del territorio è maggiore e coinvolge centinaia di strutture agrituristiche e rurali, rischiando di provocare incidenti e una immagine del territorio pisano brutale e controproducente”.