La VI sezione Civile del Tribunale di Milano ha condannato Unicredit Corporate Banking spa a pagare alla provincia di Pisa circa 760.000 euro, che corrispondono a spese non dovute dell’Ente, per un contratto di interest rate swap sottoscritto nel 2004.
La sentenza parla di “gravi inadempimenti” ed esplicita l’obbligo “di un’informativa puntuale, completa ed esauriente” che la banca avrebbe dovuto rispettare nei confronti della Provincia di Pisa, alla quale ha omesso “costi impliciti non conosciuti e particolarmente significativi” derivati dal contratto, come si legge nel dispositivo del giudice.
Inoltre la sentenza stabilisce, a seguito dei flussi negativi pagati dalla provincia per gli anni 2005, 2006 e 2007 (per l’anno 2008 il differenziale dei flussi è stato pari a 0) la restituzione da parte dell’Istituto di Credito dell’importo complessivo di oltre 757mila euro, più gli interessi legali dal giugno 2009 fino alla data di effettivo pagamento.
La vicenda si inserisce nelle azioni legali che la provincia sta portando avanti dal 2009 contro le banche, per una serie di strumenti finanziari derivati contratti dai primi anni 2000. La provincia infatti, in quel periodo decise di procedere ad un’operazione di ristrutturazione del debito, in gran parte con la Cassa Depositi e Prestiti, sottoscrivendo contratti di questo tipo. L’obbiettivo era, da un lato, come riporta anche la sentenza, “l’ottenimento di risparmi in termini di interessi pagati, mantenendo comunque un profilo di rischio contenuto”, ma anche “assistenza nell’analisi finanziaria e nelle attività connesse al perfezionamento delle operazioni in strumenti finanziari derivati”.
È in questo ambito che si sono create anche le condizioni che hanno portato al contenzioso con la Dexia Corp, dove però il giudice della Corte d’Appello ha invece dato ragione alle banche, non assumendo come principio prevalente l’obbligo di chiarezza informativa da parte delle stesse su contratti considerati comunque a rischio.
La Provincia ha stipulato tre contratti con la Unicredit; i primi due hanno avuto un andamento e un esito positivi per l’ente; il terzo, stipulato come rimodulazione del secondo, ha invece generato i costi che il tribunale ha giudicato non dovuti.
Il primo contratto ha generato flussi positivi per la Provincia, dal 2001 al 2008 per complessivi Euro 1.388.673,00. È stato estinto nel 2011 in seguito al rimborso dei prestiti Cassa Depositi e Presti sottostanti. Il contratto è stato ritenuto efficace e quindi le somme non devono essere restituite. Il secondo contratto ha generato flussi positivi per la provincia nei due anni prima della rinegoziazione, ossia 2003 e 2004 (prima di essere estinto per essere riacceso nel contratto in essere prima del contenzioso) per Euro 396.628,00. Anche in questo caso il contratto è stato ritenuto efficace e quindi le somme non devono essere restituite.
Il terzo contratto del gennaio 2004 è appunto una rimodulazione del secondo contratto del 2003, il cui valore era notevolmente peggiorato nel primo anno di vita, a causa della duratura riduzione dei tassi di interesse. Su questa rimodulazione il Tribunale scrive che si tratta di un “contratto derivato connotato da una struttura complessa che aveva la funzione precipua di rinviare al futuro le perdite più che di assicurare risparmi per la Provincia bilanciati dall’assunzione del rischio”.
Soddisfazione è stata espressa sia dal presidente della Provincia Andrea Pieroni che dal direttore generale Giuliano Palagi. “Le inadempienze in esecuzione del contratto – ha detto Pieroni – sono state giudicate irregolari dal Tribunale, che ha così deciso che alla Provincia dovranno essere restituiti tutti i costi impliciti non dovuti, per una somma complessiva di circa 800.000 euro. Non posso quindi che esprimere soddisfazione per il positivo risultato, apprezzamento per il lavoro di squadra degli uffici della Provincia e dei nostri legali, ribadendo la convinzione che la leale collaborazione tra istituzioni e banche non possa farci rinunciare al nostro dovere di denuncia e di azioni legali ogni qualvolta si intravedono irregolarità”.
“In questo caso il giudice ha spostato la giurisprudenza prevalente sugli obblighi informativi, cosa che invece non è accaduta nella sentenza su Dexia. Abbiamo comunque fatto tutto il necessario per mettere in sicurezza il bilancio e le risorse dell’ente. La sentenza è da subito efficace, la banca dovrà pagare le spese legali e la Provincia di Pisa procederà a breve per richiedere il pagamento di quanto dovuto, se necessario anche in forma esecutiva.”