Un presidio domani alle 15:30, di fronte alla sede del Consiglio Regionale, per ribadire la volontà di mantenere il servizio pubblico degli asili nido. Lo hanno indetto le Rsu Cobas di diversi comuni della Regione, che da oltre un anno portano avanti una battaglia contro il nuovo regolamento regionale per gli asili nido.
“Nella nostra regione”, scrivono i Cobas in una nota, “i nidi pubblici destinati ai bambini da 0 a tre anni, hanno maturato negli anun’eccellente qualità dell’offerta educativa, spesso vanto dei nostri amministratori e modelanche per paesi esteri. I nidi comunali sono un classico esempio di pubblico che funziona, un servizio che i cittadini hanno imparato ad amare ed a considerare un’opportunità di crescita per i propri figli”.
“Da diversi anni”, scrivono ancora, “vuoi per i tagli, vuoi per i vincoli sulle assunzioni, vuoi per una politica nazionale che non ha certo valorizzato la cosa pubblica, i servizi all’infanzia a gestione diretta hanno conosciuto una drastica riduzione al cospetto del proliferare di nidi privati. Oggi in Toscana la gestione diretta dei servizi si attesta percentualmente intorno ad un esiguo 25%: segnale di un sistema che di anno in anno vede i comuni dare in gestione ad altri soggetti i propri servizi, che vede nascere e crescere privati convenzionati, che vede diminuire le liste d’attesa grazie “bonus” per le famiglie che si riversano, ancora una volta, sulle strutture a titolarità privata.
Dopo l’introduzione del già contestato Regolamento, approvato a luglio 2013 e che entrerà in vigore a settembre, sta per arrivare ora un’imminente modifica sui servizi all’infanzia pubblici e privati del territorio: “Con essa la Regione”, spiegano i Cobas, “dopo aver già ridotto il numero degli educatori rispetto al passato (considerando la frequenza media era 1 su 6 bambini mentre oggi è diventato 1/7 nella fascia da 1 a 2 anni e 1/1nella fascia dai 2 ai 3 anni), intende ulteriormente contrarre gli organici calcolando personale educatore non sul numero degli iscritti ma sull’80% di essi!”
“Tutto questo insieme – aggiungono – ad un potenziale e notevole aumento della ricettività delle strutture – 20% in più! – alla non definizione del calcolo degli esecutori d’appoggio, e al prospettarsi di una drastica riduzione della compresenza del personale educatore, può portare a strutture sovraffollate di bambini con personale insufficiente anche a garantirne la sicurezza. È evidente che oggi la necessità di sostenere e regolamentare servizi in netta prevalenza gestiti da privati, attraverso una diminuzione degli organici e spazi per bambino sempre più ridotti, non fa che abbassare la qualità complessiva dei servizi.”