La bolletta più salata d’Italia. Un primato triste per la città di Pisa per l’acqua, secondo un’indagine di Federconsumatori che verrà presentata oggi in dettaglio, e di cui ieri il Sole 24 Ore ha pubblicato qualche anticipazione, con la classifica della spesa media annua delle città italiane per consumo di 150 metri cubi di acqua.
Oltre a Pisa, tra le prime 8 compaiono altre città toscane, Siena e Grosseto, seguite al quinto posto da Prato, Pistoia, Firenze e Livorno.
Una classifica che conferma il trend dell’aumento generalizzato in tutta Italia, deciso anche dall’Autorità Idrica Toscana a fine aprile, non senza polemiche visto che è stato deliberato un aumento medio del 6,5% (a Pisa è stato proprio del 6,5%).
Un aumento determinato dalla necessità di garantire investimenti ed equilibrio economico finanziario delle gestioni, hanno motivano i sindaci, che però hanno operato in un quadro normativo di profonda incertezza, soprattutto per la determinazione della tariffa. Anche in Toscana è stato adottato il cosiddetto “moltiplicatore tariffario”, che consente aumenti in tariffa in sostituzione della remunerazione del capitale investito, cancellato dal referendum.
Ad oggi il Tar, accogliendo il ricorso presentato dal Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua, ha giudicato illegittime le tariffe presentate dai gestori dopo il referendum che comprendevano appunto la remunerazione del capitale investito, mentre le tariffe determinate dall’Autorità Idrica sono state frutto delle scelte dei sindaci, non dei gestori.
“Le decisioni assunte dall’Autorità Idrica Toscana sulle tariffe del servizio 2014-2015 vanno nella giusta direzione di assumere in tempi rapidi e certi determinazioni indispensabili per la corretta gestione del servizio idrico integrato e la realizzazione di investimenti non più rinviabili”; difendeva così la scelta di aumentare le tariffe Alfredo De Girolamo, presidente di Confservizi Cispel Toscana.
E la scelta era stata difesa anche dall’assessore regionale Annarita Bramerini, che l’ha descritta come “vincolata egregiamente alla revisione dei piani degli investimenti, con particolare riferimento alle procedure d’infrazione europee in corso, per l’inadeguata depurazione delle acque reflue urbane, per il completamento degli interventi di emergenza idrica 2012 e per gli interventi di depurazione degli agglomerati con meno di 2.000 abitanti”.