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I tesori del sarcofago di Arrigo VII

drappo

Un drappo lungo tre metri, rara testimonianza della produzione aulica di stoffe seriche degli inizi del XIV secolo. Insieme a questo corona, scettro e globo in argento dorato, simboli del potere. Questi i “tesori” custoditi all’interno del sarcofago dell’imperatore Enrico VII, un monumento contenente le spoglie del’imperatore e il suo corredo funerario, che fu aperto l’ultima volta nel 1921, in occasione del 600° anniversario della morte di Dante.
Dopo quella prima apertura fu ricollocato nel transetto destro del Duomo di Pisa, e solo l’apertura dello scorso anno e l’indagine ancora in corso, hanno svelato svelare la reale importanza del tesoro custodito per sette secoli all’interno della cassa. Un tesoro che, dato il contesto storico di riferimento, si è deciso al Museo dell’Opera del Duomo.

 

 

L’ispezione della tomba ha richiesto la collaborazione dei diversi enti interessati, Arcivescovado e Capitolo della Cattedrale, Opera della Primaziale Pisana, Soprintendenza e Università di Pisa. Rotti i sigilli dell’ultima ricognizione, all’interno della cassa sono apparsi i resti mortali dell’imperatore avvolti in un drappo, sopra il quale erano appoggiati la corona, lo scettro e il globo. I tre oggetti richiamano con forte immediatezza le immagini dell’imperatore contenute nel resoconto illustrato in 73 miniature del suo viaggio in Italia, commissionato dopo il 1330 dal fratello Baldovino, arcivescovo di Treviri, e ora conservato a Coblenza nel Landeshauptarchiv. Nella cassa era inoltre presente un contenitore cilindrico di piombo con dentro una carta, rivelatasi in seguito settecentesca e riferibile alla ricognizione avvenuta in questo secolo.

 

 

A questo punto ha avuto indizio l’indagine vera e propria, che ha svelato il contenuto in tutta la sua consistenza. Quello che nel verbale del 1921 era sommariamente definito «un drappo sottile tessuto a fasce» si è rivelato fin da subito un documento di grande interesse per peculiarità e consistenza: si tratta infatti di un telo rettangolare di grandi dimensione – oltre 300 cm di lunghezza per 120 di larghezza – realizzato in seta a bande orizzontali alte circa 10 cm, alternate nei colori – particolarmente ricchi di significato simbolico – nocciola rosato (dal rosso originale) e azzurro. Le bande azzurre risultano operate in oro e argento con coppie di leoni affrontati, emblema per eccellenza della sovranità, mentre una complessa decorazione monocroma tono su tono, allo stato attuale non ancora decifrabile, è presente nelle fasce rosate. Una fascia di colore rosso violaceo listata in giallo, posta in alto all’inizio della pezza, reca all’interno tracce d’iscrizione. Elemento che rende peculiare, se non unico, il manufatto è la presenza sui lati lunghi delle cimose e sui lati corti di due bande a piccoli scacchi, che segnano l’inizio e la fine della pezza: ciò definisce di fatto le dimensioni del drappo e potrà fornire importanti indicazioni utili per definirne la destinazione d’uso.

 

11Francesco Mallegni, antropologo dell’Università di Pisa, ha provveduto alla ricomposizione dello scheletro e del cranio di Enerico VII, risultato molto guasto nella zona facciale. Tali operazioni, con i necessari interventi di restauro e l’applicazione di opportune metodologie, hanno consentito per ora di valutare la statura in vita dell’imperatore, risultata di circa 1,78 metri e di valutare l’età alla morte in circa 40 anni. Ulteriori analisi su piccolissimi frammenti inviati a laboratori specializzati potranno offrire nuovi elementi per chiarire lo stato di salute, le cause di morte e il trattamento del cadavere dell’imperatore dopo il precoce decesso avvenuto a Ponte D’Arbia nel 1313.

 

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Pubblicato il: 19 maggio 2014

Argomenti: Cultura, Pisa

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