“Riutilizziamo Pisa”, questo lo slogan e la campagna che il Municipio dei Beni Comuni porta avanti riprendendo “Riutilizziamo l’Italia”: la campagna di ricognizione e denuncia sugli immobili pubblici e privati abbandonati condotta dal WWF che ha permesso una vasta – e non esaustiva – ricognizione delle aree dismesse e abbandonate, raccogliendo diverse proposte di riuso.
Su questi temi il Municipio dei Beni Comuni promuove mercoledì 28 maggio alle ore 18 al Polo Porta Nuova un dibattito dal titolo: “Dall’Abbandono al Riuso di immobili abbandonati contro la speculazione edilizia e il consumo di suolo”, a cui parteciperanno: Alberto Ziparo – Ingegnere urbanista, insegna Pianificazione e valutazione ambientale all’Università di Firenze; Luca di Figlia – Architetto esperto nella rivitalizzazione di paesi abbandonati; un rappresentanti di Planimetrie Culturali associazione ha come obiettivo principale la riqualificazione delle aree dismesse di Bologna attraverso le “bonifiche culturali” di tipo temporaneo; Simone Leoncini – presidente Municipio centro est Di Genova e firmatario del protocollo d’intesa tra Comune di Genova, Ministero della Difesa, Agenzia del Demanio e la rete di Associazionei “Voglio la Gavoglio”, per il recupero ad uso sociale del’ex caserma Gavoglio.
“Il territorio italiano – commenta il Municipio dei Beni Comuni – e anche quello pisano, è devastato da un consumo di suolo impressionante.
In particolare innumerevoli sono gli esempi di grandi progetti imposti alle popolazioni ma giudicati dalle stesse inutili e dannosi. Sui territori alcune realtà hanno dato concretezza alle proposte di riutilizzo dal basso di queste aree”.
“A Pisa – proseguono – il Municipio dei Beni Comuni ha messo in pratica questa campagna con l’occupazione dell’ex Colorificio e poi con quella dell’ex Distretto militare passando per la Mattonaia mostrando come sia possibile un recupero dal basso ad uso sociale di queste aree. Mancando la volontà delle istituzioni locali di supportare e facilitare questo movimento e di mediare rispetto all’ordinamento giuridico vigente, queste esperienze sono state interrotte per l’intervento delle forze dell’ordine. Esempi come Genova e Napoli mostrano invece che gli strumenti per portare avanti un’azione di recupero sia legittimamente che legalmente esistono”.