Oltre 350 firme per chiedere al Sindaco di interrompere il trattamento con i diserbanti che in queste settimane si sta svolgendo nei quartieri centrali di San Francesco, Santa Maria, San Martino e Sant’Antonio.
Questa mattina Roberto Sirtori e Lorenza Larosa di Legambiente, insieme a Francesca Bretzel dell’Istituto per lo studio degli Ecosistemi (CNR) hanno depositato le firme in Comune, con la speranza di ottenere un rapido ripensamento. Tra i firmatari anche nomi celebri come quello di Serge Latouche, il teorico della decrescita che la scorsa settimana era a Pisa e non ha fatto mancare il suo appoggio alla petizione.
Ma anche quello di Domenico Laforenza, presidente dell’Area della Ricerca di Pisa, del regista Jonathan Nossiter, del prof. Claudio Montani, ex presidente dell’Area della Ricerca e Gianni Bedini, direttore dell’Orto Botanico di Pisa.
“Il Comune ha deciso di utilizzare un prodotto chimico a base di glifosate”, afferma Legambiente, “disseccante fogliare totale, per eliminare le malerbe dai marciapiedi. Il prodotto può essere tossico, soprattutto per chi è più vicino al suolo come i bambini e gli animali, e una volta dilavato dalle piogge, può finire nella falda e nel suolo dove danneggia gli organismi viventi”.
“Sono già stati trattati i quartieri di S. Francesco, S.Maria, S.Antonio – prosegue l’associazione ambientalista – e i trattamenti sono stati effettuati dopo mezzanotte, in orari in cui molte persone sono ancora in giro e l’unica precauzione adottata è stata l’apposizione di cartelli in cui non era offerta nessuna informazione utile né indicazioni sul comportamento da tenere e sui possibili effetti”.
I promotori della petizioni sottolineano poi che la decisione di procedere ugualmente con il trattamento, ribadita anche in commissione consiliare, non può essere presa solo sulla base di considerazioni economiche: “Le questioni di bilancio non possono venire prima della salute dei cittadini”, affermano. “L’amministrazione comunale dovrebbe scegliere per la gestione del territorio urbano le tecniche più adatte per il benessere dei cittadini e dare esempio di buone pratiche a tutti i privati”.
Perché quello del “cattivo esempio” non è un elemento secondario, ricorda Legambiente: “Se il Comune prende provvedimenti di questo tipo anche i cittadini privati potrebbero sentirsi legittimati all’uso disinvolto dei diserbanti, con conseguenze inquinanti per tutti”.