Ci sono nuove farfalle nell’arcipelago toscano. Nei giorni scorsi sull’isola di Montecristo è stata confermata la presenza della Pararge aegeria, una specie di farfalla osservata una sola volta circa trenta anni fa e mai più incontrata. Sono state trovate, inoltre, due specie nuove per l’isola, la Lycaena phlaeas e la Celastrina argiolus. Mentre a Giannutri è stata confermata la preziosa popolazione di Coenonympha elbana, che ha un’impronta di DNA completamente diversa dalle altre popolazioni esistenti, e anche qui è stata registrata la presenza di due specie nuove per l’isola, la Pararge aegeria e la Pieris napi. Molte conferme di specie raccolte raramente in passato, come Polyommatus icarus e Issoria lathonia, arrivano da Capraia e dal Giglio.
Le notizie arrivano dall’Elba, dove lo scorso 5 giugno a Portoferraio è stata presentata una prima parte dei risultati delle ricerche del progetto “Barcoding delle farfalle italiane”, un’indagine genetica frutto della collaborazione di gruppi di ricerca della Oxford Brookes University, del Laboratorio di Evoluzione e Biodiversità delle Farfalle di Barcellona, del Laboratorio di Zoologia di Torino e di Legambiente. L’obiettivo finale è quello di approfondire la conoscenza delle farfalle per proteggerle meglio.
“Con circa 280 specie residenti, l’Italia è il paese con la più grande diversità di farfalle in Europa, dove si contano in tutto quasi 580 specie – ha dichiarato Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente -. La particolare ricchezza del nostro paese è dovuta alla fortunata coesistenza dei più alti rilievi europei con vaste pianure, alla presenza delle più grandi isole del Mediterraneo, nonché all’estensione latitudinale della nostra penisola. Questo patrimonio però è gravemente minacciato dalla perdita di habitat o di connettività tra di essi, in seguito a cambiamenti nelle pratiche agricole, ai cambiamenti climatici e a uno sviluppo incontrollato del turismo non sostenibile”.
Il barcoding, proprio come un codice a barre, è lo studio di un particolare gene che può essere utilizzato per attribuire un individuo ignoto alla sua specie, ma è anche utile per ricostruire la storia evolutiva di popolazioni che vivono in regioni diverse. Le informazioni contenute nel DNA possono infatti permettere di ricostruire le relazioni di parentela fra diverse popolazioni e stimare da quanto tempo esse si sono separate. In quest’ottica, lo studio delle linee genetiche può raccontare la storia di ogni specie di farfalla italiana, rappresentando al tempo stesso un importantissimo tassello per la comprensione della biodiversità e uno strumento fondamentale per la sua salvaguardia. Infatti il barcoding può rivelare anche quali popolazioni italiane siano a rischio di estinzione e suggerire dove e come intervenire.
“Il tasso di mutazione di questo gene negli animali è molto rapido e inoltre tende a conservarsi simile in tutti i conspecifici – spiega Leonardo Dapporto, del gruppo di biogeografia ed ecologia degli invertebrati dell’Oxford Brookes University, uno dei maggiori esperti di farfalle e falene europei, consulente scientifico e tecnico del santuario delle farfalle gestito all’Elba da Legambiente – Per queste caratteristiche è divenuto talmente popolare che sul suo sequenziamento è stato basato il “barcoding of life”. In pratica, poiché questo gene tende a differenziarsi rapidamente via via che le popolazioni divergono fino a diventare specie. Sequenziando questo gene possiamo acquisire importanti informazioni per riconoscere quali, tra tutte la farfalle italiane, rappresentino specie a se stanti ancora da descrivere, quali popolazioni formino delle linee genetiche tipiche dell’Italia e come le popolazioni di farfalle italiane siano arrivate a occupare lo spazio dove oggi vivono”.
Il Santuario delle farfalle – dedicato espressamente alla loro protezione, al monitoraggio continuo e alla divulgazione di informazioni su questo patrimonio faunistico – è uno dei luoghi più importanti del Mediterraneo per la conservazione della biodiversità delle farfalle, grazie all’altissimo tasso di specie endemiche e relitte presente all’isola d’Elba. Proprio su quest’isola è stata scoperta la presenza di una sottospecie endemica di Zerynthia cassandra, una delle farfalle incluse nella Direttiva Habitat 92/43/CEE, come specie di interesse comunitario e che era considerata estinta da decenni sull’isola. “Una scoperta di grande interesse – conclude Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente – perché le farfalle rappresentano un indice sensibile delle attuali condizioni del mondo naturale e grazie alla loro presenza, siamo in grado di capire quali sono le condizioni di salute dell’ambiente che ci circonda”.