32.000 scout nel Parco di San Rossore. Questo è in fondo l’unico messaggio che continua ad essere rilevante al di là delle conferenze dei servizi, delle disfide pubbliche, dei fuochi incrociati a mezzo stampa. Su questo elemento irriducibile, evidentemente, le due posizioni sulla Route Agesci che si terrà ad agosto, ieri trovatesi pubblicamente per la prima volta nella sala Gronchi del Parco, non si incontreranno mai.
Un incontro, a decisione già presa e nulla osta già emesso, che avrebbe potuto tenersi qualche mese fa dando esiti diversi, magari più collaborativi fra soggetti – direzione del Parco e mondo ambientalista – che per loro ‘natura’ dovrebbero affiancarsi nella stessa lotta: la tutela e la conservazione del patrimonio naturale. La “disfida” di ieri invece, con il direttore del Parco Andrea Gennai a confronto con il prof. Franco Pedrotti, botanico, professore emerito dell’Università di Camerino, è finita in bagarre, tra un pubblico indispettito dal dibattito negato e convenevoli finali che non hanno però colmato la distanza fra i due.
Dall’altra gli ambientalisti appunto, tra accademici scontenti per essere stati esclusi da tutta la procedura, membri del comitato scientifico in collisione con la dirigenza, associazioni che si sono sentite scavalcate e chiamate ad un confronto “studiato a tavolino”, mentre si aspettavano sì, invece, una discussione tutta politica sul tema.
“Non sono chiamato a esprimermi politicamente sul progetto, ma sulla sua conformità alla legge” – Andrea Gennai
Perché se è vero quello che dice Gennai, che a partire “dagli strumenti normativi del Parco e dalla direttiva Natura 2000 recepita dal nostro ordinamento, il progetto è compatibile e contiene prescrizioni e mitigazioni di eventuali danni”, è anche vero che quei “32.000 scout nel Parco” sono una cifra che sgomenta la comunità accademica e scientifica intervenuta ieri, cifra sufficiente ad un “no” politico relativo all’idea di Parco che si ha e di cosa si intenda per la sua funzione sociale.
Gennai ha aperto dicendosi ferito dalla denuncia pubblica di Pedrotti, che pure considerava un punto di riferimento importante nella sua formazione, e ha esortato quella stessa comunità presente “a intervenire e farsi sentire anche di fronte a scempi meno eclatanti ma non per questo meno gravi, come il taglio dei pini marittimi che lo scorso inverno ha portato via decine di camion di legname, letteralmente rubato al Parco con la scusa del matsucoccus. Oppure sul caso della spiaggia del Gombo – ha detto Gennai – vorrei che la stessa sollevazione scientifica cui assistiamo oggi ci fosse anche contro il metodico abuso della spiaggia da parte dei diportisti”.
“32.000 scout sono incompatibili con l’idea di Parco, area protetta per definizione” – Franco Pedrotti
Ma Gennai non cede di un passo nel rivendicare la correttezza del proprio operato: “Anch’io avrei voluto confrontarmi prima – afferma – ma le condizioni poste dagli ambientalisti non lo hanno reso possibile: chiedevano infatti di rimettere in discussione il progetto”. Una richiesta che di fatto esprimeva un’esigenza di partecipazione, un richiamo ad una più ampia condivisione con il territorio sull’iter di un progetto di tale portata. E che, rispettando la legge alla lettera, non è stata soddisfatta.
“Sul nulla osta la legge non prevede partecipazione”, replica infatti Gennai, “Da parte mia so di aver agito lavorando con serietà ad un progetto il più restrittivo possibile, sulla cui osservanza non farò deroghe né sconti a nessuno. Ma le decisioni sui progetti – aggiunge – devono essere separate dalla politica”. Politica che però, fanno notare in tanti a conclusione dell’incontro, c’è stata nella figura della Regione, proprietaria della Tenuta, che ha facoltà di decidere a chi concederla e così ha fatto.
E non bastano le rassicurazioni sulla fidejussione da 200.000 euro a copertura di eventuali danni, o sui 60.000 euro che Agesci spenderà solo per i monitoraggi ambientali; non basta nemmeno l’esperienza e la preparazione di Gennai, che si è avvalso della consulenza di numerosi tecnici e figure di rilievo, e che pure a termine della serata non si è sottratto ad una richiesta di ascolto prima negata. Non bastano perché se le leggi sono state rispettate, fino a prova contraria, sono forse queste stesse leggi ad essere inadatte stando ai criteri degli ambientalisti e alla loro idea di Parco. E per questo, contestano all’Ente gestore, l’osservanza piena della legge non costituisce di per sé garanzia di tutela. “Tremano i polsi” a tanti, in vista di agosto, nella speranza che gli allarmi risultino eccessivi e le prescrizioni sufficienti.
Assurdo attaccare il Parco per una responsabilità tutta politica che è SOLAMENTE della Regione, quindi l’incontro di ieri aveva un interlocutore sbagliato. Inoltre guardando l’area interessata dall’evento si può notare come sia la stessa abitualmente usata per le scampagnate durante i giorni di festa, e immagino che nonostante siano molte meno persone, non siano altrettanto diligenti come un gruppo di scout, che hanno fatto operazioni simili senza creare alcun danno in altri parchi Nazionali ben più complessi da gestire di questa situazione. Il Parco è una realtà complessa, fatta di aree sotto tutela totale e aree dedicate alla produzione. Sventolare una moralistica tutela del territorio rifiutando di osservare la complessità è intellettualmente disonesto. In questo atteggiamento superficiale e nella mancanza di profondità di analisi sta la debolezza di molti movimenti “ambientalisti”. E in questa situazione di debole coscienza sguazza chi poi davvero vuole anteporre il proprio interesse economico al bene comune.
N.B Nonostante il NO sia la posizione mediaticamente più facile da rappresentare, anche all’interno delle associazioni “Green” le posizioni sono molto più sfumate…