Si è conclusa nei giorni scorsi la fase di ricognizione sulla dotazione organica che lavora sul servizio integrato di gestione dei rifiuti. Un quadro che i comuni stanno tracciando all’interno del percorso di gara per l’individuazione del socio privato di Reti Ambiente, la società interamente pubblica nata per diventare il nuovo gestore unico della costa toscana, e per la gestione del servizio.
Sono circa 3.000 i lavoratori al momento impiegati fra i tanti gestori che tra Pisa, Lucca, Livorno e Massa Carrara operano nel settore dei rifiuti. Ad oggi la gara, che avrebbe dovuto concludersi oltre 1 anno e mezzo fa, è ancora in una prima fase e con tutta probabilità non verrà rispettato nemmeno l’attuale termine del 31 dicembre per l’ingresso effettivo del nuovo gestore. Il 30 giugno intanto sono scaduti i termini per la presentazione delle manifestazioni di interesse, alle quali avrebbero partecipato 7 soggetti.
Sul fronte occupazionale, anche se al momento non ci sono dati certi su ciò che verrà messo a gara, ci sono già diverse preoccupazioni. Se infatti non sembrano esserci esuberi stando al quadro conoscitivo svolto da ATO – l’autorità d’ambito che segue la procedura – sono altri i fattori di criticità che stanno destando l’attenzione dei sindacati. In primis, l’estrema varietà contrattuale di chi opera nel settore dei rifiuti e dell’igiene ambientale.
Sono almeno cinque le tipologie di contratti con cui sono attualmente assunti gli oltre 3000 lavoratori. Una situazione dovuta ad una molteplicità di fattori: frammentazione del servizio, gestione mista pubblica-privata dei servizi, appalti e subappalti. E che nasconde al suo interno l’ingiustizia di chi, a parità di lavoro, percepisce salari meno bassi e con meno garanzie di altri. Succede infatti che uno stesso lavoro – come lo spazzamento delle strade o la raccolta dei rifiuti – venga svolto da persone assunte da soggetti diversi, spesso cooperative, che utilizzano contratti come il multiservizi, più vantaggiosi per le aziende ma nettamente peggiori per i lavoratori.
Come si configurerà la situazione per questi lavoratori non è ancora chiaro: in questo momento infatti l’ATO sta predisponendo il capitolato di appalto che andrà a gara, salvo colpi di scena della politica. E in quella sede sarà possibile capire in che misura il nuovo gestore ricorrerà al subappalto e quindi, quante persone assumerà invece direttamente. I lavoratori interessati sono una parte dipendenti comunali, che rientrano dentro il servizio del gestore e che svolgono mansioni che vanno dallo spazzamento al trattamento finale dei rifiuti. Loro, insieme ai lavoratori assunti dagli attuali gestori, dovrebbero confluire direttamente in Reti Ambiente.
Il problema si solleva con i circa 1.500 addetti che lavorano nel mare magnum dei subappalti, di cui circa 600 solo nei subappalti di Geofor. Una cifra considerevole che desta più di una preoccupazione, dal momento che su di loro penderà la scelta politica dei Comuni dell’Ato. Fra questi compaiono anche i circa 70 lavoratori di AVR che operano nell’igiene ambientale a Pisa.
La scorsa settimana si sono presentati in consiglio comunale, cercando risposte a questa situazione incerta che potrebbe trasformarsi in un’ulteriore precarizzazione del loro lavoro. “Siamo o non siamo in subappalto?”, al momento questo nodo non è sciolto: per l’ATO costa sono considerati in subappalto perché formalmente svolgono il servizio per conto di Pisamo, società in house del Comune di Pisa che ha affidato ad AVR questo lavoro in un global service che comprende anche altro. Ma di fatto svolgono un servizio fondamentale, che solo per una scelta politica del Comune è stato inserito in un appalto molto più ampio gestito da una società in house e non, invece, direttamente.
La loro richiesta è questa: il Comune deve prendere una posizione, anche in sede di ATO, e chiarire come intende tutelare questi posti di lavoro. Per ribadire questa richiesta è stata presentata e approvata all’unanimità dal consiglio comunale una mozione, presentata dalla lista Una città in Comune – Rifondazione Comunista, che impegna il sindaco e la giunta “ad adoperarsi presso l’Ato per la tutela e la salvaguardia dei posti di lavoro e dei diritti acquisiti degli operatori AVR”.
La mozione chiede quindi la conferma “della posizione più volte sostenuta anche pubblicamente che le attività di AVR non possono essere assimilate a quelle delle ditte in subappalto”.