Per paginaQ Annalisa Zanuttini del coordinamento Europa di Amnesty International Italia interviene sulle politiche sociali per i Rom, una delle minoranze più svantaggiate, e non riconosciute.
La popolazione romanì in Italia, composta da circa 170 mila persone divise in Rom Sinti e Camminanti, rappresenta una delle minoranze più discriminate, povere e svantaggiate del nostro Paese.
Molti sono cittadini italiani, altri sono nati in Italia, altri ancora provenienti dai paesi della ex Jugoslavia, spariti con la guerra, si sono ritrovati senza documenti e senza cittadinanza, apolidi.
La concezione errata e storicamente superata che la popolazione romanì sia “nomade” per cultura e scelta ha portato negli ultimi decenni all’applicazione di politiche emergenziali, culminate nel 2008 nel “Piano Nomadi,” che dava ai prefetti poteri speciali per risolvere la cosiddetta emergenza nomadi in alcune regioni come Campania Lazio e Lombardia (estesa nel 2009 anche al Piemonte e al Veneto).
La mancanza di una legge che li riconosca come minoranza nazionale, contribuiscono in maniera determinante a rendere per queste persone molto difficile, se non impossibile il godimento di diritti fondamentali
Il Piano nomadi, prevedendo che i Rom potessero vivere solo nei campi autorizzati ha portato da una lato alla costruzione di campi monoetnici segregati, lontani dai centri abitati e dai principali servizi, dall’altro ha dato il via a continui sgomberi forzati specialmente a Roma, condotti in violazione di tutti gli standard internazionali.
Sebbene un decisone del Consiglio di Stato nel 2011 abbia dichiarata illegittima l’Emergenza Nomadi” (sentenza confermata nel maggio 2013 anche dalla Corte di Cassazione) e il governo italiano si sia è impegnato a un approccio diverso nella Strategia nazionale d’inclusione dei Rom, Sinti e Caminnanti, presentata alla Commissione europea a febbraio 2012, a tutto oggi non sembrano che siano stati fatti molti passi concreti per cambiare direzione. Le richieste di Amnesty International di proibire e bloccare gli sgomberi forzati e di favorire l’accesso dei rom ad un alloggio adeguato non ha avuto sino ad ora risposte concrete.
È di mercoledì la notizia (9 luglio) di uno sgombero avvenuto a Roma che ha coinvolto 39 persone, compresi 11 minori e persone affette da gravi patologie, senza che via sia stata una consultazione preventiva con le persone interessate, né una notifica formale e non sia stata offerta nessuna alternativa abitativa, come richiesto degli standard internazionali. Uno sgombero forzato oltre ad essere un’esperienza traumatica e violenta specialmente per i bambini che spesso vi sono coinvolti, viola tutta una serie di diritti fondamentali, come il diritto a non rimanere per strada ed avere un alloggio adeguato, che non significa solo avere un tetto sulla testa, ma potere vivere serenamente in un’abitazione dignitosa,vicina ai principali servizi scolastici, sanitari e alle possibilità di lavorare.
Quando vengono sgomberati dai campi informali ai Rom viene prospettata come un’unica alternativa abitativa il trasferimento in container o roulotte in campi monoetnici, sovraffollati, lontani dai serviz e dai mezzi di trasporto. Questi campi sono sorvegliati da guardiani e da telecamere, vivere in queste strutture separate viola i diritti dei Rom a non essere discriminanti,alla privacy, all’istruzione dei bambini, che ogni mattina devono affrontare lunghi percorsi per arrivare spesso in ritardo a scuola, separandoli dai contatti con i compagni e dalle attività exatrascolastiche.
La scuola può essere lo strumento principale per la “desegrazione” dei Rom e il momento di contatto dei bimbi Rom e delle loro famiglie con gli altri, ma nonostante vari tentativi sia dei comuni che della associazioni, il livello di scolarizzazione dei bimbi rom rimane molto basso, diminuendo esponenzialmente con l’avanzare degli ordini degli studi, si calcola di 1 su mille la percentuale di un allievo Rom che arrivi alla scuola secondaria.
Vivere segregati e lontani non facilità né l’accesso al lavoro, né il contatto e la conoscenza con la società civile, perpetuando in un cerchio perverso discriminazione, povertà, stigma sociale.
In questi anni Amnesty International insieme alle ONG che si occupano delle problematiche dei ROM, con rappresentanti delle stesse comunità, ha visitato i campi, sentito le denunce e le richieste dei ROM, che ha tradotto in richieste concrete al governo italiano e poi ai sindaci delle città interessate, in modo particolare Roma.
Le richieste sono inserite nell’agenda in dieci punti sui diritti umani, presentata in occasione delle scorse elezioni politiche, in cui si chiedeva ai vari candidati di sottoscrivere i dieci punti ritenuti irrinunciabili per migliorare la situazione dei diritti umani in Italia. A più di un anno del lancio dell’Agenda, la sezione Italiana continua a monitorarla e ai ricordare a governo e parlamentari gli impegni presi.
Sui Rom il punto 6 dell’Agenda recita:
FERMARE LA DISCRIMINAZIONE, GLI SGOMBERI FORZATI E LA SEGREGAZIONE ETNICA DEI ROM
Come abbiamo visto la strada è ancora lunga, fatta di atti concreti, come dichiarare ufficialmente superato il Piano Nomadi, proibire espressamente gli sgomberi forzati, favorire l’accesso dei rom alle assegnazioni della case popolari, eliminare fattivamente gli ostacoli che li tengono lontani dalla scuola, dalla formazione lavorativa e quindi dalla possibilità concreta di esercitare i diritti di tutti i cittadini\e .
Lo Stato italiano ha nei confronti della popolazione romanì gli stessi obblighi che ha verso tutti i cittadini e residenti sul suo territorio
In questo senso la caduta dei pregiudizi è la strada maestra: nei confronti dei Rom da troppo tempo sono vivi, spesso utilizzati per acquisire consenso, i pregiudizi del diverso per cultura ed etnia e quindi potenzialmente pericoloso e incapace di vivere con gli altri.
Solo quando una forte e decisa azione di informazione e di educazione rovescerà questo vergognoso modo di pensare per i ROM e per tutte le persone più fragili e svantaggiate vi sarà la possibilità di accedere ai diritti di tutti.
Annalisa Zanuttini
Amnesty International Italia
Coordinamento Europa
Minoranza svantaggiata? Svantaggiato sono io che se mi metto a fare quello che fanno loro perdo casa e lavoro.
Hanno diritto a un alloggio adeguato? Sono d’accordo. Io però il mio piccolo alloggio adeguato me lo sto pagando col mutuo, a loro lo regaliamo?
Anche quelli della Bigattioera devono fare tanta strada per andare a scuola. Se non c’è lo scuolabus perché non li accompagnano con uno dei macchinoni intestati a prestanome che hanno trovato nel campo?
Sono d’accordo che debbano andare a scuola per integrarsi. Quelli che non vengono mandati dai genitori a scuola dove stanno tutte le mattine?
Sono d’accordo che lo Stato ha degli obblighi nei loro confronti, però anche loro hanno obblighi nei confronti dello Stato e degli altri cittadini. Il primo: essere onesti.
Se pensate che siano pregiudizi leggete le cronache di cosa viene trovato nei campi rom tutte le volte che ci va la polizia.
Ben venga l’integrazione. Sig.ra Zanuttini, favorisca lei l’integrazione dandogli una casa in affitto o assumendoli.