Resta difficile la situazione economica nella provincia di Pisa. A confermarlo l’indagine condotta sulle piccole e medie imprese della Toscana.
Lo studio pur delineando una situazione in lieve miglioramento, fotografa un quadro che resta complesso. Nel 2013 solo otto imprese su cento hanno aumentato il fatturato, mentre nel 2012 erano soltanto quattro.
Le stime per l’anno in corso segnalano solo un leggero miglioramento rispetto al passato, solo l’8% delle PMI della provincia ha un giro di affari in crescita: risultati lontani rispetto a quelli del 2007, quando la percentuale di crescita era del 19% a Pisa e del 14% in Toscana. Un confronto fra l’atro con un anno in cui sebbene la crisi non fosse ancora conclamata, si iniziava già a parlare di rischio declino.
Nel 2013 a registrare i riusltati migliore sono i comparti produttori di beni a registrare i risultati migliori: la quota di imprese con fatturato in aumento in questa categoria ha toccato il 9% contro il 5% di quelle operanti nei servizi.
Restano compressi ancora i margini di profitto a causa della contrazione dei listini: appena il 3% delle aziende aumenterà i prezzi, mentre il 14% dovrà rivederli al ribasso. Il mercato interno resta la principale vittima della crisi: solo il 5% delle aziende si aspetta segnali positivi contro un 38% che, invece, prevede ulteriori flessioni.
Dati che se già di per sé sono preoccupanti, producono un effetto insidioso sull’atteggiamento delle imprese, producendo a catena conseguenze a danno dell’intero sistema produttivo.
Il persistere della crisi infatti, induce prudenza inibendo la propensione degli imprenditori ad investire. Soltanto l’8% delle imprese ha investito nel 2013 e le stime per il 2014 segnalano un ulteriore peggioramento, portenado al 6% la quota di PMI.
Uno scarso dinamismo degli investimenti è alla base delche porta a un progressivo indebolimento della capacità competitiva del sistema produttivo, che aggraverà ulteriormente la situazione.
Cattive le notizie anche sul fronte della liquidità aziendale. Cresce il saldo tra coloro che segnalano un aumento dei tempi di riscossione dai propri clienti, che passa dal 31% del 2013 al 36% dei primi mesi del 2014. ma anche di coloro che hanno prospettato una dilatazione dei tempi di pagamento ai propri fornitori: dall’11 % 2013 al 13% del 2014.
cala al 30% la quota di imprese che registrano maggiori difficoltà nell’accesso a credito, ma a pesare è l’inasprimento dei tassi di interesse passivi, segnalato dalla quasi totalità delle imprese pisane, oltre alla riduzione delle concessioni di fido (per il 78% delle aziende) e la richiesta di maggiori garanzie (77%).
Il dato più sintomatico della criticità è quello sulla destinazione dei prestiti richiesti: il 53% delle imprese che hanno richiesto un fido lo ha destinato alla ristrutturazione del debito, un segno eloquente del diffondersi di situazioni di crisi aziendale. E non è oltremodo incoraggiante constatare che è ancora consistente, il 71%, la quota di imprese che utilizza il credito bancario per far fronte alla gestione dell’attività corrente.
Nonostante la difficile situazione rilevata dallo studio, quiacosa sembra iniziare a muoversi. Dopo che nel 2013 a dominare è stata la sfiducia, si nota in questo inizio 2014 una leggerissima inversione di tendenza. Gli imprenditori non si limitano ad atteggiamenti meramente “difensivi” ma perseguono in quelli cosiddetti “proattivi” utilizzando le leve strategiche a disposizione.
Sono in aumento non solo le imprese che si impegnano nella razionalizzazione dei costi e che ricercano una migliore efficienza operativa ma, soprattutto, quelle che realizzano interventi volti a migliorare la qualità dei prodotti e dei servizi offerti, che individuano nuovi canali promozionali e distributivi, aumentano la competitività aggregandosi in reti. Una nuova vitalità, da sostenere adeguatamente a tutti i livelli e che lascia qualche spazio all’ottimismo, alla ripresa della fiducia delle imprese e nelle imprese.
“L’indagine sulle Piccole e Medie Imprese pisane – ha commentato il Presidente della Camera di Commercio Pierfrancesco Pacini – segnala il persistere di una crisi che genera prudenza tra gli imprenditori fiaccando la loro propensione ad investire. Su questo fronte, considerando l’estrema importanza degli investimenti quale volano di sviluppo, l’impegno della Camera di Commercio è stato rilevante: circa 1,5 milioni di euro impiegati in contributi a fondo perduto di cui hanno usufruito circa 230 imprese che, grazie a questo sostegno, hanno attivato oltre 18 milioni di euro di nuovi investimenti. Si tratta una vicinanza alle imprese messa fortemente in discussione dai previsti tagli al bilancio posti in essere con i recenti provvedimenti governativi”