Now is the winter of our discontent made glorious summer by this sun of York…
L’elogio della lucente estate del regno di Edoardo IV d’Inghilterra è destinato a non trovare prosecuzione nello spettacolo dedicato a Riccardo III realizzato dalla Fondazione Pontedera Teatro e la compagnia Teatro Minimo.
Michele Sinisi, nelle vesti di un frustrato Riccardo, duca di Gloucester, tessitore di sordide trame, cospiratore animato da sanguinari appetiti e bramosie di potere, si aggira sulla scena in un’alternanza di luci e ombre che ben rappresenta l’addensarsi delle invidie del suo personaggio nei confronti dei suoi consanguinei, per i quali pregusta malasorte, probabilmente la stessa che egli vive sulla sua pelle, sul suo corpo di storpio, incapace di lasciarsi andare ai sollazzi del vivere. Sul tavolo di metallo prende forma la profonda cesura tra il momento storico che sta vivendo l’Inghilterra – una bella facciona sorridente che muta in Sole con l’aggiunta di raggi tutt’attorno – e la grande disarmonia fisica e interiore – “Deformed, unfinished, sent before my time into this breathing world” – che Riccardo nutre. Riccardo cancella e ripropone spasmodicamente la rappresentazione visiva del suo monologo d’apertura, destinato a ripetersi in loop e ad essere inframezzato dai fragorosi capovolgimenti del tavolo e dai repentini cambiamenti di tono.
Decine di coppie di facce, una delle quali coronata, così Riccardo introduce il conflitto che sta progettando per il fratello e il re: “…to set my brother Clarence and the king in deadly hate the one against the other”.
Coloro che verranno letteralmente utilizzati da Riccardo per la sua scalata alla corona vengono accennati dai nomi scritti sul retro del tavolo di ferro: l’ex alleato Buckingham, il giovane Lord Hastings. E anche Lady Anne appare per qualche istante, introdotta da un cartello che ne indica la prossima entrata in scena (“coming soon”), ma, come abbiamo accennato, il sipario calerà senza alcuna battaglia di Bosworth, bensì con uno stencil di Marilin Monroe e le note di una famosa pubblicità di merendine che pare ammorbidiscano la vita.
Tra intelligentissimi controcanti, un uso del corpo altamente simbolico ma mai ermetico e l’azzardo dell’odore e del colore, non solo sul tavolo ma sul corpo stesso dell’attore, il “Riccardo III” ospitato quest’anno all’interno del Teatro di Lari ha colpito per la lampante fisiologicità del malessere del personaggio, che sul finale si marchia il braccio con il suo stesso nome. È un’opera che indaga sui preliminari, su ciò che sottende il dramma shakespeariano nella sua interezza, dove Riccardo spicca come primo approfittatore in una dimensione apparentemente pacificata dove tutti in realtà sono predatori l’uno dell’altro.
Stasera, sabato 2 agosto, si chiude Collinarea Festival con InArea “Il Volo”, non mancate.