Dalla cronaca alle dichiarazioni di intenti il campo rom della Bigattiera e quello di Coltano tornano sotto i riflettori cittadini. Campi che ieri sono stati interessati da una vasta operazione di controllo che sul campo ha visto spiegate 20 macchine di polizia e carabinieri, affiancate dal corpo forestale dello Stato e da un’unità del Nucleo Carabinieri Cinofili di San Rossore.
Due le perquisizioni domiciliari nel campo di Coltano a carico di due cittadini di origine macedone agli arresti domiciliari, che hanno dato esito negativo. Ad essere rinvenuti occultati in un cespuglio sono stati ritrovati e sequestrati borse e portafogli di marca, su cui verranno effettuati accertamenti per cercare di rintracciarne l’origine e l’eventuale autore del furto.Alcune macchine risultate intestate a prestanome sono state sanzionate. I controlli sui veicoli hanno interessato anche il campo della Bigattiera. Qui ad essere denunciato in stato di libertà un uomo che ha violato le prescrizioni degli arresti domiciliari.
I due campi sono stati al centro di una dura presa di posizione del direttore dell’Ente Parco di Migliarino e San Rossore Andrea Gennai che ha denunciato negli scorsi giorni attività di smaltimento irregolare dei rifiuti che sarebbero connesse “a reati di diverso tipo su cui le forze dell’ordine hanno da tempo fatto luce”. Un’emergenza, dice Gennai, che investe due campi situati nei confini del Parco, che si protraggono da anni e per i quali non si è ancora riusciti a trovare una soluzione.
Quella del direttore del Parco è una denuncia che parla di roghi di automobili rubate incendiate e di roghi di cavi di rame “rubati nei cantieri o addirittura rimossi dalle condutture attive. Una nostrana ‘Terra dei fuochi’ che produce un gravissimo inquinamento con produzione di diossina e liquami pericolosissimi”.
Il Parco, ci tiene a sottolineare Gennai, è predisposto ad accogliere minoranze che rispettino le regole del vivere civile e di tutela dell’ambiente, ma, dice, questo non avviene nei campi nomadi e il Parco non può far finta di niente.
L’appello che il direttore ha lanciato in accordo con il presidente Fabrizio Manfredi, è stato in primo luogo rivolto ai referenti dei due campi affinché siano promossi comportamenti rispettosi dell’ambiente e delle regole del Parco. A questo si aggiunge la collaborazione dell’Ente Parco con le forze dell’ordine e l’intenzione di fare quanto necessario per fermare eventuali attività illecite.
A partire da questa posizione Fabrizio Fontani, presidente di Conflitorale ConfcommercioPisa, nell’esprimere apprezzamento e sostegno al Parco, fa un passo avanti sottolineando la necessità di “una indispensabile e irrimandabile soluzione per l’illegittima e inaccettabile presenza del campo nomadi sulla Bigattiera”. Fontani parla di “una situazione a dir poco drammatica, un intreccio inestricabile tra produzione e smaltimento di rifiuti pericolosi e una serie di reati collegati che gli imprenditori non hanno mai smesso di denunciare. Confcommercio Pisa non intende cedere di un centimetro sul terreno della battaglia per la legalità, non soltanto una priorità turistica e commerciale, ma anche una questione di giustizia sociale e di convivenza civile”.
Per questo la richiesta che arriva da Conflitorale Confcommercio per bocca del suo presidente è quella di uno “sgombero immediato del Campo Rom della Bigattiera, adesso che il Parco lo richiede pubblicamente”. Una richiesta spiega Fontani avanzata sull’onda delle sollecitazioni del Governatore Enrico Rossi agli imprenditori balneari a prolungare la stagione. E se poco si comprende in che modo lo sgombero del campo rom potrebbe aiutare a risollevare la stagione estiva, più chiara è la seconda proposta “la rinuncia alla richiesta di pagamento dell’Imposta Regionale sul canone demaniale 2014”, che di contro difficilmente risolverebbe le problematicità della Bigattiera.
A riportare la discussione nel merito è Africa Insieme, che insieme al Progetto Rebeldìa, prova a mettere in evidenza due aspetti: i campi rom sono inaccettabili anche per coloro che vi abitano, e il superamenti dei campi, come anche l’Europa chiede, non significa sgomberarli con la forza.
“I campi sono luoghi di segregazione , veri e propri “ghetti” – scrivono Africa Insieme e progetto Rebeldìa – che rappresentano la vergogna dell’Italia, e che le istituzioni internazionali (Unione Europea, Consiglio d’Europa) ci chiedono di superare. ‘Superare i campi’ non vuol dire però sgomberarli con la forza. Non è difficile capire che una famiglia allontanata da un campo, se priva di alternative, costruirà un altro campo a poche centinaia di metri. Gli sgomberi sono inutili, controproducenti (aggravano le condizioni di marginalità), e hanno costi altissimi a carico dei contribuenti: si calcola che ogni intervento costi decine di migliaia di euro. Per di più, sono illegali ai sensi del diritto internazionale, e non si può invocare la ‘legalità’ solo quando fa comodo…”.
L’Unione Europea, ricordano “ha stanziato fondi consistenti per ‘superare i campi’, e per garantire una sistemazione dignitosa alle famiglie che li abitano. I rom della Bigattiera, assieme a tante associazioni, chiedono che il Comune acceda a questi fondi, e avvii un programma di inserimento abitativo. Il Consiglio Comunale aveva approvato persino una mozione in questo senso, che è rimasta però lettera morta: ad oggi, i rom della Bigattiera vivono in un luogo senza luce, senza acqua e senza scuolabus per i bambini”.
“Questa – concludono – è la cosa davvero “inaccettabile”, che però non viene neanche menzionata nei comunicati di Gennai e di Confcommercio. E di questo si dovrebbe seriamente discutere”.
L’intervento della Confcommercio sulla questione dei campi rom è ridicola e fuori luogo. O forse Fontani teme che i rom organizzino una sagra che gli fa concorrenza?
Sono d’accordo con quanto dicono le due associazioni ma vorrei fare una domanda. Quanti tra i soci di Rebeldia e di Africa Insieme hanno dato in affitto o in comodato una loro casa ai rom?
Mi sta bene un programma di inserimento abitativo ma penso che forse bisognerebbe cominciarlo con gli italiani rimasti senza casa.
Trovo stucchevole questo insistere a dare sistemazioni abitative a popoli “nomadi” che come dice il nome stesso e le esperienze passate dimostrano non sono interessate realmente ad avere una casa come tutti noi. Inoltre sappiamo benissimo come queste persone cerchino di vivere e i ritrovamenti di refurtiva, macchine (e che macchine) intestate a prestanome, roghi di cavi di rame altro non fanno che mettere questa realtà alla luce del sole. Ma la luce del sole, come sempre, non basta ad aprire gli occhi ad associazioni come Africa Insieme o Rebeldia e il risultato è sempre il medesimo affrancato da una politica cittadina che teme di perdere voti. La soluzione per me sarebbe molto semplice e civile. Sgombero e non dare opportunità alle persone (chiunque) di accamparsi e costruire baraccopoli. Chi desidera insediarsi nel nostro territorio lo deve fare secondo la legge.
Il fatto che si contnui ad usare impropriamente il termine “nomadi” non significa che molte di queste persone in realtà non siano stanziali. Le responsabilità penali quando sono accertate sono sempre personali. Farne una generalizzazione allargata ad un intero popolo ci sembra una pessima prassi. Se proviamo a sostituire il nome “rom” con quello di un altro popolo, e la “caratteristica” che gli si attribuisce si accorgerà che il risultato è alquanto sinistro.