Una risposta inadeguata da parte delle istituzioni, una crisi economica e un crescente disagio sociale: fattori rilevanti nella scelta delle donne di non denunciare le violenze subite.
Nella Giornata mondiale contro la violenza sulle donne – oggi, 25 novembre – sono queste le fila che la Casa della Donna insieme all’assessora Marilù Chiofalo tirano di fronte a numeri che anche nella provincia di Pisa fanno impressione.
226 le donne che a Pisa hanno cercato aiuto al Telefono Donna del Centro antiviolenza della Casa della Donna, un numero in diminuzione rispetto alle 268 richieste di aiuto del 2013, che però non va di pari passo con un calo delle violenze bensì con il calo di coloro che decidono di denunciare e chiedere aiuto.
A portare a questa lettura un dato che lascia poco spazio all’interpretazione: il 51% delle donne uccise nel 2013 aveva denunciato le violenze subite e chiesto aiuto alle autorità competenti.
Paura dunque, rassegnazione e poca fiducia nel fatto che le istituzioni possano aiutarle porta meno donne a denunciare i loro aguzzini. Così come una situazione di disagio economico sembra essere uno di questi fattori determinanti nella scelta di restare accanto a un compagno, o a un familiare, violento di fronte a una prospettiva di ulteriore marginalità a cui sembra impossibile far fronte.
Se aumenta la percentuale di donne straniere che si rivolgono al centro antiviolenza della casa della Donna, che rappresentano il 30%, cresce anche la percentuale di quelle disoccupate (30%), mentre solo il 16% delle donne che si sono rivolte al Centro ha un lavoro a tempo indeterminato. Il 41% infine ha figli minorenni. 56 sono i casi di forte disagio presi in carico dalla Casa delle donne, che a partire dall’accoglienza telefonica o diretta, favorisce percorsi di psicoterapia e legali.
Allarmante anche la diminuzione delle donne che denunciano, che dal 25% sono scese al 21%, cosi come i dati dell’ultimo rapporto Eures: nel 2013 in Italia è stata uccisa una donna ogni due giorni, un dato che registra un aumento del 14% rispetto al 2012, e in 7 casi su 10 gli omicidi sono avvenuti nel contesto familiare. Senza dimenticare gli orfani di tali omicidi.
La conclusione che tira la casa delle Donne di Pisa, e che è analoga a quella che tirano altri centri antiviolenza, è che la risposta delle istituzioni è inadeguata anche quando le donne decidono di denunciare. Un’inadeguatezza che si sostanzia degli scarsi fondi che i Governo nazionale mette a disposizione, finanziamenti che come a più riprese hanno sottolineato i centri antiviolenza sono fondamentali per il reale funzionamento della legge contro il femminicidio.
A Pisa case di accoglienza, servizi sociali, organi di polizia, Provincia e Comune investono 180 mila euro – e non bastano mai – e la Casa della Donna con Confcommecio ha da poco avviato una campagna di sensibilizzazione e raccolta di fondi. Pisa oggi ricorderà le vittime di femminicidio, con l’alzabandiera delle Donne alle ore 12, e con HerForShe, un flash mob alle 17 sul Ponte di Mezzo durante il quale saranno gli uomini a leggere i nomi delle donne uccise in questi anni.