Gli appassionati dovranno farsene una ragione: anche se da alcuni viene ancora considerata una tradizione, la pesca delle “cee”, ovvero degli avannotti di anguilla, ha un impatto ambientale insostenibile e non può più essere tollerata. Si tratta infatti di un’attività severamente vietata da leggi europee, nazionali e regionali e, se effettuata all’interno del Parco naturale Migliarino San Rossore Massaciuccoli, costituisce anche reato penale. Dopo che tra la fine del 2013 e i primi mesi del 2014, il servizio vigilanza dell’Ente Parco ha effettuato numerosi interventi comminando sanzioni elevatissime (si possono superare i 10.000 euro e per chi commette il reato possono esserci gravi conseguenze sulla fedina penale) quest’anno la campagna di repressione sarà ripetuta con ulteriore determinazione. Tra le ulteriori misure di dissuasione e di sanzione previste c’è anche il sequestro di tutte le attrezzature utilizzate per compiere il reato, incluse le imbarcazioni.
“La protezione delle anguille è una priorità a livello europeo” spiega il comunicato dell’Ente Parco, “perché questi animali che nascono nel Mar dei Sargassi arrivano nei nostri fiumi dopo ben tre anni di arduo viaggio e incontrano, sempre più rispetto al passato, enormi ostacoli per risalire fino ai torrenti dove trascorrono la loro vita fino al momento della riproduzione, quando tornano, appunto, nelle acque dell’oceano. Oggi inquinamento, dighe e sbarramenti vari finiscono per decimare le anguille, spesso impedendone la risalita fino alle acque dolci, e non c’è quindi bisogno dei bracconieri che ne pescano chili e chili solo per soddisfare il palato di poche persone benestanti che hanno soldi da spendere in questo dannoso sfizio culinario, che arriva a spuntare prezzi che sfiorano i 300 euro al chilo”.
Secondo la Lista rossa IUCN – che rappresenta il più ampio database di informazioni sullo stato di conservazione delle specie animali e vegetali di tutto il globo terrestre – l’anguilla è classificata come una specie a rischio di estinzione e il numero di esemplari è in continua diminuzione. Per salvare la specie, l’Unione Europea e le stesse regioni spendono ogni anno ingenti somme, per far crescere in sicurezza le “cee” fino a farle divenire – all’interno di appositi incubatoi, come quello gestito dalla Provincia di Pisa nella Tenuta di San Rossore, ben protetto dai bracconieri – giovani anguille di una decina di centimetri.
“Non è tollerabile – sostiene la Direzione del Parco – che qualche spregiudicato, pescando abusivamente migliaia di minuscole anguille e tra l’altro impedendo ai pescatori “regolari” di pescarle quando hanno raggiunto le dimensioni previste dalle leggi, vanifichi lo sforzo di tutte quelle istituzioni che investono soldi di tutti i cittadini. La missione del Parco è quella di permettere la fruizione sostenibile delle risorse naturali e la pesca delle “cee” nel suo perimetro è, al contrario, il simbolo dell’insostenibilità”.