La presidente del Senato facente funzione è intervenuta sabato alla Scuola Sant’Anna per la presentazione del corso “Diritto del lavoro in trasformazione”. Prima dell’intervento ha commentato anche la corsa al Quirinale, sostenendo la scelta di Prodi di sfilarsi dalla competizione. Oggi, ha aggiunto, serve “una responsabilità collettiva”, “chi mancasse di responsabilità in questa fase commetterebbe un errore gravissimo”.
“Al Sant’Anna si deve assumere che siamo di fronte ad un cambiamento e con questo corso di alta formazione la scuola può diventare un centro di monitoraggio sugli effetti della riforma sul mercato del lavoro”. Con questo auspicio la presidente del Senato facente funzione Valeria Fedeli, una lunga esperienza nel sindacato, è intervenuta alla presentazione del corso sul “Diritto del lavoro in trasformazione”, che per il secondo anno si aggiunge all’offerta formativa della scuola.
Nella sua lectio, Fedeli è partita da una riflessione su ciò che è mancato alle norme italiane in materia, dal pacchetto Treu in poi, in una fase del mercato del lavoro profondamente cambiata.
“A cavallo tra la fine degli anni ’90 e gli anni 2000 si è fatta strada un’idea di flessibilità che non è andata di pari passo ad altri cambiamenti organizzativi e normativi in materia, un’idea che ha esasperato la cultura della flessibilità in entrata operando solo sul terreno dei diritti”, ha detto.
Con il Jobs Act, ha aggiunto, “ci si è orientati verso un modello simile a quello tedesco, ma la cosa più importante
è che finalmente in Italia proviamo a passare alle politiche attive, dentro i grandi cambiamenti dell’economia del lavoro, proviamo a puntare come intervento pubblico su tre punti: accompagnare e sostenere i lavoratori da posto a posto con interventi di formazione, mettere insieme domanda e offerta attraverso l’agenzia nazionale per l’impiego, uno strumento indispensabile anche per fornire una mappatura del mercato ad oggi assente, e infine, il contratto a tutele crescenti, che è lo strumento vantaggioso per le imprese che vogliono investire in ricerca”.
Non mancano per Fedeli alcuni elementi critici, fra tutti, “la mancanza nei decreti attuativi, della cancellazione dei contratti atipici, senza la quale le forme precarie restano attive. Un processo necessario che deve correre parallelamente al contratto a tutele crescenti e che sta dentro un’ottica di riqualificazione generale dei processi produttivi”.