Fra i settori più colpiti dal settore dell’abusivismo ci sono il comparto della bellezza, i fotografi professionisti e il settore della moda. CNA chiede la creazioni di tavoli istituzionali, campagne informative e maggiori controlli
Moda, benessere e fotografi professionisti, sono questi i comparti in cui è più diffuso il fenomeno dell’abusivismo. La denuncia arriva da CNA Toscana che ieri mattina ha promosso il convegno Legalità, qualità, professionalità a cui hanno partecipato dirigenti a vario livello dell’associazione di categoria e rappresentanti delle istituzioni come il consigliere regionale Ivan Ferrucci e Sandra Capuzzi, Responsabile settore Politiche sociali di Anci Toscana e Assessore del Comune di Pisa
I numeri
Il settore della bellezza (acconciatori ed estetiste) in Italia conta oltre 100 mia imprese: circa 80 mila quelle di acconciatura, con quasi 170 addetti, 31 mia circa con 95 mila addetti. . Il fatturato del comparto raggiunge i 6 miliardi di euro, mentre il consumo di cosmetici supera i 9,5 milioni.
In Toscana le imprese nel settore acconciatura sono più di 9 mila e circa 4 mila nel settore estetica, con una dimensione media di 2,2 addetti. Il 93% di queste sono imprese artigiane e occupano il 95,3% degli addetti del settore che conta oltre 28.500 persone.
La crisi è uno dei fattori che secondo CNA spinge l’abusivismo, e il comparto della bellezza non fa eccezione: se nel complesso il settore ha subito una flessione,è aumentato il fenomeno dell’abusivismo. Secondo le stime CNA, oltre il 50% delle attività si svolge in modo non regolare.
Il settore dei fotografi professionisti in Italia conta 11.880 addetti, di cui circa 600 in Toscana. Ma i fotografi irregolari, denuncia CNA. equivalgono per numero a quelli professionali.
Come già denunciato in occasione del lancio della campagna Imprenditori Onesti, il lavoro nero è largamente diffuso in questo comparto, con “fotografi improvvisati per le cerimonie, eventi di enti pubblici, manifestazioni sportive, sagre paesane”.
Il primo appello lanciato dalla CNA è rivolto agli enti pubblici: “Affidare i servizi commissionati dalla pubblica amministrazione solo a fotografi professionisti iscritti alla Camera di commercio e in possesso della partita Iva”.
Nel settore della moda la Toscana conta 9.287 aziende artigiane di confezioni e pelletteria con oltre 30.000 addetti (a livello nazionale sono 42.919 imprese). È il tessuto diffuso della piccola impresa manifatturiera, “non solo – sottolinea CNA – subfornitrice di grandi marchi della moda, ma capace di competere sui mercati internazionali con un prodotto proprio di alta qualità.
Il gruppo dirigente di CNA Federmoda da tempo mette in evidenza il fenomeno di concorrenza sleale che ormai colpisce tutto il comparto soprattutto per la presenza di gruppi di neo aziende che si propongono sul mercato con prezzi inferiori di oltre il 50% rispetto alle imprese tradizionali. “Il fenomeno – spiega la nota di CNA Toscana – è concentrato soprattutto nell’area pratese e fiorentina, ma si è esteso negli anni a tutta la Toscana. Dopo i tragici fatti verificatisi a Prato, le autorità preposte hanno intensificato i controlli sulle aziende che operano in maniera non regolare. Ma questo non è sufficiente a debellare il fenomeno che è in continua espansione”.
Si stima che il peso delle vendite di merci contraffatte sull’intero commercio mondiale sia tra il 7% e il 20% (Fonti INDICAM, WTO e OCSE). Mentre in Italia il valore d’affari è stimato in 7 miliardi di euro. “270 mila – prosegue la nota citando sempre fonti INDICAM, WTO e OCSE – i posti di lavoro persi negli ultimi dieci anni a livello mondiale a causa della contraffazione, 125.000 di questi nella Comunità Europea”. La Camera Commercio Internazionale ha stimato che a livello mondiale, entro il 2015, il settore del falso costerà alla comunità circa 1.700 miliardi di dollari e che il fenomeno crescente metterà a rischio ogni anno 2,5 milioni di posti di lavoro regolare.
CNA Fedremoda Toscana ha lanciato nel 2013 Artigiano Contemporaneo, marchio collettivo dell’eccellenza manifatturiera italiana, per valorizzare le imprese dell’alta manifattura artigianale della moda.
Il marchio manifattura italiana è l’evoluzione di un progetto che ha visto CNA Federmoda impegnata nella promozione dell’intera filiera moda italiana sui mercati internazionali e si trasforma in un marchio per le imprese in possesso della certificazione di “Ideato e Realizzato in Italia” rilasciata dal Comitato di Certificazione di Unionfiliere (Organismo di Unioncamere) grazie ad un accordo proprio con CNA Federmoda.
“Ma ancora tutto questo non basta – sottolinea l’associazione di categoria – occorre una migliore legislazione nazionale e soprattutto europea per la marcatura dell’origine dei prodotti, importante fattore competitivo per le produzioni made in Italy e strumento di tutela del consumatore”.
“Per aggredire la concorrenza sleale di chi lavora in modo non regolare” CNA ha presentato nel corso dell’incontro una serie di proposte, come a creazione di tavoli provinciali con tutte le componenti istituzionali, associative e gli organi di vigilanza, coordinati da Camera di commercio o Prefettura, con il compito di monitorare il fenomeno e predisporre azioni coordinate, ma anche maggiori controlli da parte degli organi di vigilanza. Iniziative a cui sono da affiancare “programmi e campagne per informare il cittadino sui rischi che corre ogni qualvolta ricorre all’utilizzo di servizi e prodotti non regolari”.