In circa 50 sono entrate nel supermercato riempiendo i carrelli e pagando con un fac-simile di assegno sociale. Casse bloccate per un’ora, poi la protesta si è spostata in strada
Una cinquantina di donne hanno protestato nel pomeriggio di sabato 7 marzo alla Coop di Cisanello. La richiesta principale è quella della creazione di un assegno sociale, così come scritto sulle magliette indossate, ma le donne hanno manifestato anche la contrarietà al nuovo regolamento della Società della Salute che prevede di affidare la gestione dei buoni pasto alla Caritas.
Con le parole: “Lotto tutti i giorni contro la povertà, basta sacrifici vogliamo dignità”, le donne hanno percorso il supermercato riempiendo i carrelli; alla cassa hanno finto di pagare con un fac-simile di assegno sociale.
Le casse sono così rimaste bloccate per circa un’ora, e le manifestanti hanno lasciato il supermercato dopo aver ottenuto un incontro con l’assessore alle politiche sociali Sandra Capuzzi.
Uno dei concetti ripetuti più spesso è stato quello della corretta alimentazione, “sempre più difficile da garantire a noi e ai nostri figli”.
Sarebbe stato opportuno spiegare meglio le ragioni della protesta: cosa significa che “la gestione dei buoni pasto passa dalla società della salute alla caritas”?
Come mai la protesta è stata fatta alla coop e non alla esselunga?
Effettivamente l’articolo non spiega molto bene, comunque la coopo mi sembra un’ottima scelta:
-è il supermercato convenzionato con la società della salute per i buoni spesa (che vuol dire soldi pubblici riversati nelle casse del supermercato)
– l’assessore capuzzi è ex-presidente soci coop
-in passato proteste simili sono state fatte in altri supermercati (pam esselunga e carrefour) però quando viene tirata in mezzo la coop c’è gente che si stupisce, manco fosse l’alimentari sotto casa; la coop, come tutte le catene di grande distribuzione, fa fatturati milionari e quotidianamente butta tantissimi prodotti deperibili che non riesce a smaltire
Grazie della risposta.
Non penso che la Coop sia l’alimentari sotto casa ma la questione dei buoni pasto è ancora più convincente.