I Carabinieri hanno visionato le immagini della videosorveglianza e interrogato i testimoni. E la versione che forniscono è diversa da quella raccontata dal dipendente del Mani’omio finito all’ospedale
Più che un’aggressione, un litigio degenerato e finito a botte. Secondo i Carabinieri sarebbe questo lo scenario della violenta collutazione che si è scatenata domenica notte in piazza Sant’omobono, di fronte al pub il Mani’omio, in seguito alla quale un dipendente del locale è finito all’ospedale con diverse fratture.
“Al momento stiamo cercando di identificare le due persone coinvolte che si sono dileguate – spiega il Comandante Andrea Brancadoro – in ogni caso non ci saranno arresti, nonostante la gravità delle lesioni riportate da Davide Tria, gli elementi che abbiamo al momento ci portano a pensare che non si sia trattato di un’aggressione”. I Carabinieri hanno visionato le immagini delle telecamere di videosorveglianza attive nella zona, che se non sono utili ad identificare i due uomini che hanno pestato il 33enne dicono qualcosa sulla dinamica degli eventi.
“Per ricostruirla” afferma il colonnello Brancadoro, “possiamo contare anche su molti testimoni e il quadro è abbastanza preciso: la lite è scattata inizialmente al Mani’omio, poi è proseguita in un secondo momento e a quel punto è stato il giovane che poi ha avuto la peggio ad andare a cercare il suo interlocutore”.
Un diverbio finito male insomma, che nulla avrebbe a che fare con la questione sicurezza e con le polemiche sulla movida. Dello stesso parere il Prefetto di Pisa Attilio Visconti, che ieri ha parlato della vicenda in una riunione con Questore e sindaco Filippeschi, e oggi commenta su Facebook definendo l’accaduto un “atto di assoluta mancanza di attenzione e pazienza verso il prossimo” e invitando ad essere sempre presenti a se stessi “anche quando si è provocati”.
Ieri è stato Davide Tria a raccontare la sua versione dei fatti, dal reparto di chirurgia maxillo-facciale dove è ricoverato e dove giovedì sarà operato in seguito alle fratture multiple riportate al volto. Il dipendente del Mani’omio spiega di essersi limitato a spostare la moto del suo amico e soprattutto nega di aver reagito a una provocazione. Elementi sui quali dovranno far luce le indagini dei Carabinieri.