Botta e risposta tra gli attivisti del Teatro Rossi e l’assessore alla cultura Andrea Ferrante, che nei giorni ha parlato di mancanza di risorse per la ristrutturazione e la gestione del teatro
Dura replica da parte del Teatro Rossi Aperto alla risposta dell’assessore alla cultura Andrea Ferrante, che dalle pagine de Il Tirreno ha motivato il “no” del Comune al progetto di autorecupero presentato dal TRA.
“Che ‘non ci sono i soldi’ ce lo sentiamo dire da trenta mesi”, scrivono. “In due anni e mezzo ci siamo visti passare davanti tre assessori alla cultura e quattro soprintendenti, tutti squattrinati.
Siccome i soldi non c’erano, ce li siamo andati a cercare. Siccome i soldi non c’erano, abbiamo proposto un progetto di recupero fatto di piccoli passi. Siccome i soldi non ci sono, stiamo studiando un diverso modello di gestione e di sostenibilità economica”.
“Il TRA – scrivono ancora – può essere il luogo per provare un modello di teatro che sia diverso da quelli noti, da quelli che funzionano solo grazie a ingenti finanziamenti comunali, diverso da quello degli ex teatri stabili che oggi sono i TRIC e i Teatri Nazionali, ma non rinunceremo mai a dire che la cultura è un bene pubblico di primaria importanza, come l’istruzione o la sanità”.
L’assessore aveva parlato di un costo insostenibile per l’amministrazione, sia per la ristrutturazione che per la gestione della struttura, anche nel caso di un passaggio del bene dal Demanio al Comune tramite federalismo demaniale. Una risposta che per gli attivisti del TRA “segna tutta la distanza che c’è tra cittadini e istituzioni: la mancanza di fantasia, l’incapacità di ascoltare, la tendenza a riportare sempre tutto a cose e modi noti. Quel teatro è la nostra storia, la storia collettiva di un Paese e del suo rapporto con l’arte, è la fotografia dell’abbandono e della vita che vi si agita dentro, nonostante la crisi, nonostante l’avanspettacolo, nonostante i poteri che la guardano, quest’arte monumentale, e pensano che no, non ci sono i soldi”.
“Il Teatro Rossi è una possibilità per chiunque non abbia nulla da perdere. Il Teatro Rossi Aperto è l’affetto di una generazione che l’ha visto aperto e funzionante e di una che ha tutti gli strumenti culturali per renderlo di nuovo vivo. Il Teatro Rossi Aperto è il diritto a provare, il diritto a sbagliare, il diritto a misurarci con la nostra storia culturale e, da essa, metterne in scena una nuova. Il Teatro Rossi Aperto è il diritto di una città a riutilizzare un bene che le è stato sottratto, è il diritto all’arte per chi non può permettersi il lusso di una sala prove perché non ha i soldi”.
Perché tanto, dicono, è stato “l’investimento affettivo” della città per questo luogo rinato, “figlio della crisi”, che chiede di crescere ancora.
Magari mi sfugge qualche dettaglio tecnico per cui il comune non potrebbe ricevere i soldi, ma una raccolta fondi è così impensabile?
Chiedere un finanziamento a: Navicelli SpA, IKEA, Fondazioni Bancarie, MPS, la società che ha vinto l’appalto per il People Mover, Regione Toscana, ManutenCoop, CMC – ha fatto fra altri il Porto di Marina, CAMST, Acque SpA (avendo le tariffe più care d’Italia ha dato un premio ai dirigenti!), Curia e Enti Ecclesiastici – eludono tasse su “Rifugi x i Pellegrini”, …. si potrebbe continuare all’infinito!