Le rilessioni di Federico Russo, consigliere provinciale del Pd e membro del laboratorio politico “A proposito di Pisa”, sul dibattito nazionale attoro alla legge elettorale. Pubblicato sul suo blog, lo riprendiamo anche su paginaQ.
Un po’ di pensieri alla fine di una lunga giornata.
Renzi ha impresso alla discussione sulla legge elettorale un’indubbia accelerazione, di cui c’era bisogno. Capisco che gli esponenti dei partiti molto piccoli o semplicemente poco interessati a governare prediligessero il sistema proporzionale puro uscito dalla sentenza della Corte Costituzionale, ma sono tra quelli che ancora pensano che in Italia si debba favorire un sistema maggioritario. Troppo forti le pulsioni identitarie e troppo bassa l’attitudine alla cooperazione per permettersi un sistema che si limiti a fotografare le forze in campo. Anche sull’accordo con Berlusconi ho trovato pretestuose molte polemiche, e penserei lo stesso anche se ignorassi che vengono in massima parte da chi con il solito giochino si è sottratto a ogni responsabilità come il Movimento 5 Stelle (non bisognava tornare al Mattarella?), e da chi ha lavorato fin dall’inizio per fare un governo di larghe intese con il PDL (com’è che ci si può fare un governo ma non discutere le regole del gioco?). Anche le liste bloccate, se così corte, non sono certo uno scandalo o un’anomalia nel panorama internazionale.
Al netto di tutto questo, ritengo la riforma proposta da Renzi migliore della precedente e anche di quella uscita dalla consulta.
Ma non mi entusiasma, perché guardo con estremo sospetto i premi di maggioranza. E non credo sia un caso che a livello di elezioni parlamentari il “majority bonus” sia usato solo in Italia, in Grecia, a San Marino e a Malta. Gli altri paesi in cerca di governabilità si affidano prevalentemente a sistemi proporzionali con piccole circoscrizioni (tipo Spagna) o a sistemi maggioritari con collegi uninominali (tipo Gran Bretagna o Francia, rispettivamente nelle versioni a un turno o due turni). I critici dl premio di maggioranza si concentrano spesso sulla dis-proporzionalità eccessiva o sull’incentivo a creare coalizioni eterogenee per far scattare il premio. Questi però sono difetti comuni a molti sistemi maggioritari, da cui per esempio non era immune il Mattarella. D’altra parte, il vantaggio dei sistemi basati su collegi uninominali sta nel rapporto molto stretto tra l’esito delle elezioni e la capacità di conquistare seggi nei vari collegi locali. I governi possono anche godere del sostegno di una minoranza degli elettori, ma sono sostenuti da parlamentari pienamente legittimati a livello elettorale. Con i premi di maggioranza, come sappiamo, questo non succede e il risultato è un parlamento meno legittimato e quindi meno capace di interloquire con il governo.
Il ballottaggio tra coalizioni (anche questa un’invenzione originale, per quanto ne sappia) avvicina un po’ questo sistema elettorale a quello dei sindaci, con la differenza che si dovrà scegliere tra le coalizioni e non tra i candidati. L’esito sarà comunque una fortissima “presidenzializzazione” della competizione, ancora una volta a discapito della logica di funzionamento del parlamentarismo. Se proprio non ci piace cambiamo forma di governo, ma finché non lo facciamo mi piacerebbe che la legge elettorale non fosse schizofrenica. Gli estimatori del “sistema dei sindaci” dovrebbero ricordarsi che i comuni hanno una forma di governo diversa, in cui il sindaco è eletto direttamente e il consiglio è diventato marginale. Un sistema che ha dato prova di funzionare bene per amministrare le città, ma di cui non mi fido per dare leggi equilibrate e buon governo al paese.
Infine, vale la pena ricordare che per avere una democrazia governante è forse inutle riporre così tante aspettative sulla riforma elettorale, mentre sarebbe più produttivo adottare una una serie di piccoli accorgimenti che scoraggino la proliferazione di gruppi parlamentari che non si sono presentati alle elezioni e che diano al governo la capacità di portare avanti le proprie leggi senza dover ricorrere così spesso ai decreti. Ma questa è tutta un’altra storia.
P.S. Non ho affatto apprezzato la replica di Renzi a Cuperlo. Le primarie servono a creare leader legittimati, e va bene, ma nessuno è legittimato a essere sprezzante.
Ed è esattamente la replica di Renzi a Cuperlo, ed il suo tono, che contribuisce a mio avviso a dare la misura che non è possibile REALMENTE discutere niente in questa fase, ma solo chiudere il balletto il prima possibile in modo che il compromesso convenga a pochi, ma ai pochi giusti. Insomma, siamo sempre ai tempi del Conte Max.
Più leggo analisi così spassionate e documentate come la tua, Federico, più mi chiedo cosa ci stia a fare all’interno di una sonora vaccata (nel migliore dei casi) come il PD un discreto numero di giovani attenti e preparati, e magari anche volenterosi e onesti. E ora come ora gli tocca fare la sinistra del partito, mentre la destra del partito se la gode e puntualmente prende la briscola, in pratica. Mah. Boh.