Nominata la commissione di studio per la Biblioteca Universitaria di Pisa. Otto nomi di studiosi ed esperti nel campo delle biblioteche e degli archivi che dovranno lavorare per la riapertura e il rilancio della BUP. Fra questi Chiara Frugoni, professoressa di Storia medioevale e presidente dell’associazione Amici della Biblioteca universitaria
“Una commissione di esperti, il cui rapporto con le biblioteche si esprime ad altissimi livelli”. Con queste parole la prof.ssa Chiara Frugoni commenta le nomine del MIBACT per la commissione di studio sulla Biblioteca Universitaria di Pisa.
Ed è l’eccellenza espressa da questi nomi che lascia sperare che finalmente stia per essere imboccata la strada “del rilancio della Biblioteca Universitaria, di un patrimonio fatto di oltre 600 mila volumi fra cui si contano 5 mila manoscritti e fondi sei e settecenteschi completissimi, un patrimonio molto frequentato e consultato anche da studiosi stranieri”.
Un rilancio, quello della BUP, che con sé porterebbe “la rivitalizzazione culturale e del centro storico di Pisa”. Del resto, spiega la prof.ssa Frugoni, “la vocazione principale di Pisa, dove è assente una vera e propria struttura industriale e dove il turismo è ancora mordi e fuggi, è culturale: in città abbiamo la Scuola Normale, il Sant’Anna e la Biblioteca Universitaria. Farla ripartire significherebbe dare nuova linfa al centro storico e a quell’indotto che è stato duramente colpito da oltre un anno e mezzo di chiusura”.
L’obbiettivo di Frugoni è quello di “impegnarsi al massimo, insieme alla direttrice Angela Marseglia, affinché questo rilancio avvenga e la Biblioteca Universitaria possa tornare ad essere un centro vitale di studio e cultura”.
La prima riunione della commissione è prevista per il 24 febbraio. Il lavoro da fare è molto e i nodi da sciogliere non sono pochi.
Fra questi il trasferimento dei periodici a San Matteo, che non incontra i favori della prof.ssa Chiara Frugoni, che la definisce “una pessima soluzione”. Da un lato infatti questa soluzione porta con sé lo smembramento della Biblioteca e una diminuzione “drammatica” dell’offerta, come spiega Chiara Frugoni: “Gli impiegati saranno sempre i soliti, dunque è impensabile garantire l’apertura di San Matteo tutti i giorni. Con ripercussioni negative sullo studio e le ricerca degli utenti”.
Dall’altro pone il problema – tutt’altro che remoto come dimostra l’allarme dello scorso venerdì – di eventuali alluvioni. “San Matteo si trova davanti all’Arno, cosa accadrebbe ai libri, ai periodici in caso di esondazione del fiume? Il rischio di allagamento del piano terreno è una criticità che non deve essere sottovalutata. Soprattutto per una soluzione che si ipotizza permanente: rischiosissimo andare in questa direzione”.
Altri spazi per la prof.ssa Frugoni possono essere individuati. E la soluzione migliore sarebbe quella già emersa: guardare al piano terreno del Palazzo della Sapienza, di proprietà dell’Ateneo pisano. “Certo – chiarisce Chiara Frugoni – è necessario trovare una sede che sia gradita all’Università, che dovrebbe compensare la ‘rinuncia’ di spazi in altri modi. Ma ricordiamoci che gli utenti della Biblioteca Universitaria sono studenti e professori, non certo persone estranee al mondo e alla vita dell’Università”.