“Il Piano regionale è condivisibile, ma resto dell’idea che solo un unico gestore di ambito possa dare speranze concrete agli obbiettivi prefissati, un gestore con un’unica cabina di regia”. Così il direttore di Ato Costa Franco Borchi, a margine dell’incontro che si è tenuto ieri alla Scuola Sant’Anna per parlare di gestione dei rifiuti.
“Si va avanti con una logica di dispersione e di politiche individualiste, anche nelle leggi nazionali. L’Ato è un organo esecutivo, non ha competenze pianificatorie, da parte nostra aspettiamo di capire come verrà recepito il piano regionale dalle province”.
L’Ato Costa da ormai quasi 3 anni si trova a gestire la difficile partita per il gestore unico d’ambito. A questo fine è stata costituita una società totalmente pubblica, RetiAmbiente, che avrebbe dovuto già avere gli impianti conferiti dai Comuni, per procedere con la messa a gara del 45% delle quote ad un socio privato. Una “scatola” di fatto ancora vuota, visto che tra impianti non funzionanti, gestori con difficili situazioni economiche e la fuoriuscita della Val di Cornia dal perimetro dell’Ato, i tempi si sono allungati fino ad oggi, dove ci troviamo in un’empasse.
Proprio l’uscita della Val di Cornia ha contribuito in modo determinante a bloccare la gara, e ha costretto l’Ato a rimettere mano al capitolato e a riformulare una nuova gara, che dice Borchi, “sarà pubblicata entro la settimana”. Intanto i Comuni non hanno ancora conferito alcunché in RetiAmbiente e sono in tanti a domandarsi se questa società avrà davvero un futuro o se rimarrà invece bloccata fra le richieste e le difficoltà degli oltre 100 Comuni (e dei rispettivi gestori) che la compongono.
“In settimana verrà aperta anche la gara per selezionare i periti che dovranno valutare il conferimento dei beni”, aggiunge Borchi. “Alla scorsa assemblea dell’Ato, il 16 dicembre, ho preso l’impegno di portare avanti la procedura, e non ho ricevuto controindicazioni di sorta. Abbiamo attivato la ricognizione tecnica e giuridica sugli impianti – dal 2011 ad oggi sono cambiante diverse cose. Dovrà essere poi presentato nuovamente il Piano Straordinario aggiornato; ci sono inoltre impianti fermi come Falascaia, Pietrasanta, Castelnuovo e quello di Erre Erre a Massa, che non ci saranno nella gara”.
Quanto agli strumenti di pianificazione, non è chiaro come Ato intende procedere: “A maggio verrà modificato il Piano straordinario, che sottoporremo poi alla Regione”, la quale però sta lavorando per l’approvazione definitiva del Piano Regionale. Come si combineranno i due atti? “Lavoriamo per coordinarci con i principi del piano regionale, che per il momento è solo adottato e quindi per noi non ancora valido”.
Il meccanismo è spiegato meglio nella relazione sull’attività del 2014 della stessa Ato, sottoposta all’assemblea dei soci lo scorso 16 dicembre, dove si ricorda che il progetto messo a gara si basava sul Piano Straordinario: “Alcune previsioni sono tuttavia obbiettivamente superate”, si scriveva. Pertanto l’Ato ha provveduto a un aggiornamento del Piano, nel 2011, che però è anch’esso ormai superato: “Anche di tale documento si è reso necessario un ulteriore aggiornamento”.
E così, con la revisione della revisione (della revisione originaria) si procede alla riapertura delle manifestazioni di interesse; nel frattempo i termini previsti dalla Regione Toscana per l’assegnazione del servizio al nuovo gestore sono giù scaduti, così come la proroga che la Regione aveva fissato fino al 31/12/2013.
Intanto i Comuni di Ato continuano a finanziare questo ente con oltre 700.000 euro annui, mentre si cerca di capire cosa verrà conferito e in che termini. Non si può fare a meno di ricordare l’ottimismo con cui venne lanciata RetiAmbiente a giugno del 2011, e l’incredibile limbo nel quale versa ora.