Anche i Giovani Democratici, nonostante le affinità anagrafiche con il nuovo premier Matteo Renzi, che dell’impronta giovanilistica ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia, non si sentono completamente a proprio agio di fronte alla formazione del nuovo governo. Il segretario provinciale dei Giovani Democratici Pisa, Matteo Trapani, il Presidente provinciale Gd Pisa Lorenzo Ragaglia e il responsabile nazionale Gd Centro studi David Ragazzoni, in un comunicato congiunto esprimono tutti i loro dubbi.
“Gli avvenimenti politici degli ultimi mesi ci hanno lasciato non poche perplessità – scrivono – ci hanno anche detto che non capivamo, o che non volevamo capire la situazione. Ed in effetti non capiamo molte cose: non capiamo per quale motivo si sostenga che i partiti siano ormai apparati vuoti, da svilire nella forma e nella sostanza, magari appaltando la politica a risorse private per poi liquidare in una direzione di partito esperienze, risorse, forze”.
Prendono le difese degli esponenti del Pd “fatti fuori” dal cambio di governo: “Non capiamo per quale motivo l’ottimo lavoro che il Ministro Carrozza ed il Ministro Bray hanno portato avanti nelle difficoltà di questi mesi sia finito nel tritacarne del cosiddetto “Totoministri”. Non capiamo per quale motivo l’esperienza del governo Letta, di cui certo riconosciamo le oggettive difficoltà, sia stata trattata come una pratica da archiviare punto e basta”.
Su Renzi affermano: “Siamo convinti che ad oggi Renzi abbia le qualità, la voglia e la spinta necessarie per fare bene. E ce lo auguriamo con forza. Il Pd e il governo stesso avranno la grande possibilità di cambiamento se sapranno sfruttare le porte che si aprono in Europa, cogliendo anche il prossimo importantissimo appuntamento elettorale. A Kiev si muore per l’integrazione europea, ma una nuova Europa può salvare anche noi dalla crisi economica, sociale e culturale che stiamo attraversando. Bisogna chiedere un ripensamento del suo ruolo, del suo funzionamento e della sua organizzazione ben consapevoli che il perseguimento delle unioni bancaria, fiscale e politica pone la questione di un sistema di governo democratico dell’Europa. Dobbiamo ripensare ad una vera riforma che coinvolga partiti, legge elettorale, sistema bicamerale, enti locali, conflitto d’interessi, fisco e lavoro”.
E concludono: “Non è semplice per un politico ispirare fiducia, ma sicuramente Renzi una ragione la ha: i tempi sono cambiati. Forse però molti ancora non lo hanno compreso. Forse”.