Un incontro per parlare di mafia in Toscana, martedì 25 febbraio alle ore 21 a Palazzo Ricci (facoltà di Lettere, aula R2), organizzato dalla lista civica Una città in comune.
A introdurre la discussione Cristiana Vettori di Libera – Pisa. Intervengono Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Antonino Caponnetoto Renato Scalia, consigliere della Fondazione Antonino Caponnetto ed Emilia Lacroce di Libera – Pisa.
“La criminalità organizzata in Toscana e a Pisa – scrivono gli organizzatori – è una realtà purtroppo consolidata, nei confronti della quale occorre prima di tutto dotarsi di strumenti adeguati, sia nelle pratiche amministrative sia nella gestione delle operazioni immobiliari e infrastrutturali. Appalti al massimo ribasso, lavori prima affidati e poi revocati da parte del Comune (perché l’unica urgenza era evidentemente assegnarli per poi far finta di rispettare tempistiche spesso troppo ambiziose), subappalti: sono queste le pratiche che una amministrazione comunale non deve seguire affinchè si erga a primo argine contro eventuali ‘infiltrazioni’. Per queste ragioni, oltre alle richieste di chiarezza e trasparenza presentate alla Giunta comunale, la lista Una Città in Comune ha deciso di promuovere questo incontro per approfondire il tema”.
«Se fossi un mafioso verrei in Toscana, perchè il tema mafia ultimamente è divenuto fuori moda e parlarne rovina la reputazione delle città. Spesso si tende a minimizzare ed a non vedere. Anche, ma non solo, da parte politica.
Se fossi un mafioso verrei in Toscana, perché è un posto pieno di alberghi, ristoranti, turisti, con un notevole giro di denaro e delle bellezze paesaggistiche ed artistiche fuori dal comune, in grado di attivare investimenti senza fare troppo rumore.
Se fossi un mafioso verrei in Toscana a versare i rifiuti tossici perché è un argomento tabù… E quindi si può fare tranquillamente, perché prima che se ne possa parlare è possibile sversare in quantità.
Se fossi un mafioso verrei in Toscana a farmi cercare, per dare consigli utili e per investire i “piccioli”.
Se fossi un mafioso verrei in Toscana a comprar oro e ed aprire compro oro.
Se fossi un mafioso verrei in Toscana ad aprire centri scommesse. Il gioco piace anche ai toscani».
Salvatore Calleri