Se l’obbiettivo era far parlare il più possibile dell’apertura del nuovo store ai Navicelli, non c’è dubbio: la campagna ha colto nel segno. Con quali reazioni? Dopo il risveglio di ieri con la città tappezzata da stoffe marchio svedese, tanti gli apprezzamenti e i commenti a cuor leggero, altrettante le critiche e le domande di chi si chiede se e come la multinazionale abbia pagato il Comune per tutto questo.
Una prima risposta la dà l’amministrazione: “Ikea paga al Comune di Pisa per numero 10 divani e n. 20 tavolini, per il periodo compreso dal 27 febbraio al 4 marzo ( superficie complessiva mq. 30) 111,60 euro di Cosap. Il permesso per i tavolini e divani è valido fino al 4 marzo compreso. Dopo di che Ikea provvederà a toglierli. Vale qui la pena di ricordare che tavolini e divani saranno regalati a Dinamo Camp e all’associazione italiana Persone Down”. O meglio, quello che rimarrà di divani e stoffe dopo due settimane sotto la pioggia e l’uso dei passanti.
Bassissima dunque la cifra richiesta dal Comune per la campagna di marketing di Ikea – il cui nome non compare mai – tanto bassa che in molti si chiedono se lo stesso trattamento sia riservato anche a nomi meno celebri. Ma non per tutti la cosa è suonata particolarmente permissiva; c’è anche chi ha mostrato tanto entusiasmo come l’organo di comunicazione del Comune di Pisa, che si è detto “sorpreso” della campagna, e ha anche cambiato le proprie immagini di profilo su Facebook.
Spazio alla vox populi, su Facebook Andrea dice: “Che il comune renda pubblico l’introito di questa “carnevalata” e come verrà utilizzato”. E Francesca riflette: “Mi chiedo solo (e non ho nessun pregiudizio contro Ikea) se abbiano almeno pagato le affissioni….perché ponti, colonne e edifici sono comunque un valore culturale e non credo che a me permetterebbero di attaccarci un manifesto”.
Più di 4 mesi e ancora non ho l'autorizzazione per posizionare un insegna con nome azienda, e #ikea riveste l'arte con i tessuti! #pisa
— Sergio Mantuano (@SergioMantuano) 27 Febbraio 2014
Parole di apprezzamento, dicevamo, non mancano. Ci sono quelle di Paola, che scrive: “Quante storie! si tratta di una pubblicità allegra che in tempo di carnevale a Pisa non può far che bene”. E di un’altra Paola che aggiunge: “Tutto Borgo è vestito Ikea!!! Evviva! Voglio più Svezia in Italia, voglio re Gustavo e la regina Sylvia, figaccioni biondi e smörrebröd, a voi lo smör che io mi pappo il bröd!”
Lorenzo commenta:
Suggestiva è l’opinione di Serena, che ripubblichiamo con piacere:
Un megastore di oggettistica in una struttura recuperata sarebbe stato essere al passo coi tempi #ikea #ikeapisa
— Serena Madhouse (@serenamadhouse) 27 Febbraio 2014
Mentre Clara è giustamente preoccupata per la viabilità: “Ma la strada di raccordo l’hanno finita? Siamo in un ritardo…un figurone… i clienti lanciati dall’elicottero…fantastico”.
Critico il consigliere comunale Ciccio Auletta che scrive: “Una città ad uso e consumo di una multinazionale…..quando si parla di uso privatistico. Penso ogni giorno che a Pisa si sia raggiunto il limite, ma purtroppo mi sveglio la mattina e mi rendo conto che mi ero illuso: no limits”. E Dario, che aggiunge: “Vi piacciono i mobilini ikea? Ecco a voi la città a misura di pubblicità”.
Giovanni aggiunge infine una citazione: “…sin dalla fine dell’800 la provincia di Pisa si è sviluppata rapidamente come centro di lavorazione del legno, tanto da essere oggi considerata una capitale del mobile italiano…”.
Un riflessione più concentrata sulla campagna e sulle dinamiche che solleva, è questa del blog coltisbagli e merita la lettura:
Se il #brand è dentro i nostri occhi non occorre più che appaia poiché viene riproiettato sugli oggetti #IKEA #pisa http://t.co/p4pZ5CnQ8Q
— Matteo Pelliti (@coltisbagli) 27 Febbraio 2014
E c’è chi infine, ribattezza così la vicenda:
@lapaginaQ #invasionedegliultracomponibili #ikea #pisa
— zapatas (@zapatasz) 27 Febbraio 2014