Entra ora in una nuova fase il rapporto fra la multinazionale svedese e la città. Anche se la storia di Ikea sul nostro territorio è lunga e comincia neanche troppo lontano
Ci sono voluti anni attraversati da discussioni, polemiche, cambi di location e prese di posizione. Ma alla fine ci siamo arrivati, l’Ikea a Pisa diventa realtà e porta a due, insieme a quello di Sesto Fiorentino, gli store in Toscana.
Tutto comincia nel 2006 quando la multinazionale svedese si affaccia a Vecchiano: fra studi di fattibilità, considerazioni sull’impatto sulla viabilità, incertezze e un acceso dibattito politico il progetto si arena. E Ikea rinuncia a impiantare lo stabilimento a Migliarino. In molti ricorderanno l’acceso botta e risposta fra il presidente della Commissione Europea José Manuel Durão Barroso, che accusava l’Italia di lentezze burocratiche inaudibili, e il presidente Enrico Rossi.
Siamo nel 2012, sono passati 6 anni, il rischio che Ikea getti la spugna non è irreale. A prendere in mano la palla è il governatore della Toscana che, come dice Valerio Di Bussolo responsabile delle relazioni esterne di Ikea Italia, “si è fatto sportello unico. È grazie al suo intervento che i tempi si accelerano”. Rossi vuole una seconda Ikea e crea un tavolo di lavoro e approfondimento per vagliare la disponibilità dei comuni che rientrano nell’area di interesse di Ikea – la costa fra Pisa e Livorno – nel tentativo di individuare un’area che sia servita da una viabilità favorevole. Scemata l’ipotesi Migliarino, che dalla sua aveva l’autostrada e l’Aurelia, la scelta cade su Pisa e sull’area dei Navicelli.
E ai Navicelli è ancora la volontà di Rossi, e del comune di Pisa a non farsi scappare l’occasione, a dare un’accelerata ai tempi: in pochi mesi viene approvata la variante urbanistica che trasforma l’area da artigianale a commerciale.
Ma a correre si sa, qualche volta si inciampa, e il gradino in questo caso è fatto dalla vendita di via Mezzanina: un terreno valutato 50 euro/mq che Sviluppo Navicelli Spa acquista il giorno prima dell’approvazione della variante, per poi rivenderlo, rivalutato dal cambio di destinazione, a oltre 200 euro/mq a Ikea. Che nel giro di poco apre il cantiere, a ottobre 2012, e dopo un anno e tre mesi è pronta la sagoma blu sull’Aurelia.
Lavoro
Oggi Ikea sta per aprire le porte, i lavori sulla viabilità procedono, non senza intoppi e difficoltà, e le assunzioni sono ormai realtà. Una realtà fatta di 280 posti di lavoro: 90 dei quali legati all’indotto (trasporti, montaggi, pulizia e sicurezza) e 192 di addetti dello store, dei quali 57 a tempo indeterminato che sono in realtà trasferimenti su Pisa di dipendenti Ikea provenienti da altri insediamenti. I restanti 135 sono il risultato della selezione che ha vagliato gli oltre 28 mila curricula ricevuti.
Fra gli assunti il 45% è costituito da laureati e il 45% da diplomati. Le donne rappresentano il 58% del totale. Un gruppo di dipendenti che si caratterizza in particolare per la “giovinezza”: il 57% ha meno di 29 anni, il 31% tra i 29 e i 35, mentre il 10% ha tra i 36 e i 40 anni e solo un 2% supera i 40 anni. La prospettiva per il 70% degli assunti a tempo indeterminato è quella della stabilizzazione, che comunque non avverrà prima di due anni quando si potrà valutare l’andamento dello store pisano: sarà il mercato quindi a decidere.
Mercato
I dati sono ancora negativi ma la situazione afferma Di Bussolo “lascia intravedere spiragli”. I dati viaggiano ancora con un segno meno davanti, ma la situazione sembra “meno negativa” rispetto al 2013, quando Ikea ha chiuso il bilancio (ad agosto) con con una perdita di 15,2 milioni su 1,56 miliardi di fatturato. Seconda chiusura negativa, dopo quella del 2012 che aveva registrato un -10 milioni. Valerio di Bussolo è moderatamente ottimista: si vedono i primi segnali di diminuzione della negatività, ma ancora è presto per dire se il segnale può essere interpretato come una risalita.
Investimenti in Italia
Con l’insediamento di Pisa Ikea mette a segno il primo tassello dei quel piano di investimenti da 400 milioni di euro annunciato per l’Italia alla fine del 2012. Tolti i 68 milioni di Pisa, restano circa 330 milioni da investire nel “bel paese”. Di Bussolo conferma che l’interesse è focalizzato sui siti già annunciati Verona, Cerro Maggiore in Lombardia e un terzo punto vendita a Roma. “Parallelamente – precisa Di Bussolo- stiamo vagliando anche altre situazioni, nel caso qualcosa dovesse andare storto”: sotto la lente sono Cagliari (in Sardegna non sono al momento presenti store Ikea), un secondo negozio sia in Piemonte che in Sicilia (Palermo la meta prediletta). Ma le lungaggini per arrivare fino ad oggi non sono una prerogativa solo italiana. “A Nizza e Valencia – spiega Di Bussolo – sono anni che Ikea tenta di aprire. Forse quest’anno, dopo 15 anni, ci riusciremo a Valencia”.
Bravi! Meno male che in tutto questo delirio c’è qualcuno che riassume un po’ la vicenda.
Che meraviglia un 45% di laureati per fare un lavoro da terza media.
Ben vengano le 135 persone assunte ma vorrei anche sapere quante di loro sono a tempo pieno e quante a tempo parziale.
I lavoratori part time rappresentano il 63% dei 192 dipendenti diretti