La RU486 potrà essere somministrata nei consultori. La notizia, anticipata ieri la Repubblica, ha suscitato un’ondata di apprezzamento, sarà per la sensazione di essersi scrollati un po’ di arretratezza di dosso e aver compiuto un passo avanti verso la non colpevolizzazione della donna quando sceglie di abortire.
Il consiglio sanitario della Toscana ha detto che sì, è possibile somministrare la RU486 (la pillola usata per l’interruzione farmacologica di gravidanza) anche nei consultori. Una decisione presa dopo aver ascoltato il parere di una commissione tecnica, composta da medici esperti, che ha dato il via libera alla procedura forte di esperienze internazionali e locali.
Esperienze, spiega il dottor Massimo Srebot, membro della commissione e primo a introdurre l’uso della RU486 in Italia nell’ospedale di Pontedera, “che dimostrano l’irrilevanza dei rischi avversi. E come con questa procedura prevalga l’interesse per la donna ad avere un percorso di accompagnamento che sia di fatto di consulenza e sostegno, accompagnato dalla promozione della contraccezione”. Un percorso di cura di tipo umano e assistenziale dove la parte farmacologica non è predominante. “L’ospedale – spiega Srebot – non è il luogo più consono per questo tipo di percorso”.
Non a caso quando l’uso della RU486 fu autorizzato in Italia, non poche furono le polemiche introno alla decisione di vincolarne la somministrazione dietro ricovero ospedaliero, che già allora più parti sottolinearono, non aveva giustificazioni mediche stringenti.
La decisione del consiglio sanitario toscano non è un obbligo, ma una possibilità: resterà dunque attiva la somministrazione in ospedale. Anche perché spiega il dott. Srebot “non tutte le aziende sanitarie hanno consultori con la strumentazione necessaria, come l’ecografo”.
Ancora pochi giorni e le indicazioni di tipo amministrativo provenienti dalle Asl per rendere la somministrazione in consultorio realtà dovrebbero arrivare. E se a Pisa il consultorio non sembrerebbe essere dotato della strumentazione adeguata, ad essere pronte a materializzare questa possibilità potrebbero essere Pontedera e Volterra.
La donna dovrà rimanere nel consultorio 2 ore dopo l’assunzione del farmaco. Una volta uscita avrà a disposizione i numeri da chiamare in caso di bisogno, reperibili 24 ore su 24. Sarà invitata a tornare a distanza di 48 ore per l’assunzione di un secondo farmaco e a quel punto le sarà fissata una vista di controllo.