Pubblichiamo di seguito l’intervento di Roberta Colombini e Tiziana Petrocelli dei Cobas sulla ricorrenza dell’8 marzo, Festa della Donna.
Tanti buoni motivi per riflettere, non per festeggiare:
La condizione della Donna nell’ambito privato/familiare
Da dove cominciare? Come evitare di scadere nei luoghi comuni, nel già detto, nelle teorie masticate e vomitate sistematicamente? Come sviluppare una riflessione priva di preconcetti e pregiudizi di genere?
Parliamo con i dati: secondo il rapporto Eures tra il 2000 e il 2012 in italia sono state assassinate 2.220 donne (la media di un omicidio ogni due giorni); il 70,7% dei delitti avviene “nell’ambito familiare o affettivo”. Il responsabile della violenza è il marito (48%), il convivente (12%), l’ex-partner (23%); un uomo tra i 35 e i 54 anni nel 61% dei casi, un impiegato nel 21%, una persona istruita (il 46% ha un diploma il 19% una laurea); nel 63% dei casi non fa uso di alcol e di droghe.
Anche il profilo della vittima (donna) corrisponde a quello di una persona “normale”: ha un’età compresa tra 35 e 54 anni, nel 53% dei casi ha un diploma e nel 22% una laurea.
Dunque i dati ci parlano di situazioni che non sono al margine della società, né di individui “disturbati”, sottoculturati o con gravi difficoltà economiche. Una tragedia che coinvolge trasversalmente l’universo femminile, che a tutt’oggi né lo Stato né la società è riuscita a dare risposte soddisfacenti.
Vi pare ci sia da festeggiare??
La condizione della Donna nell’ambito lavorativo/sociale
Le donne sono le lavoratrici che hanno i rapporti di lavoro più precari, le buste paga più leggere, subiscono ogni giorno ricatti, soprusi, violenze morali e spesso fisiche.
In provincia di Pisa i dati dell’occupazione mostrano una condizione femminile alquanto problematica (disoccupazione, infortuni e malattie professionali in aumento, difficoltà a trovare lavoro , disoccupazione ), sono le aziende e le cooperative che impiegano le donne quelle con il maggiore tasso di sfruttamento. Le donne sono coloro che si sostituiscono al welfare, occupandosi dei figli, degli anziani, dei portatori di handicap, senza che venga riconosciuto loro alcunché (economico-giuridico).
Ogni giorno le condizioni di lavoro peggiorano, ma si rimane nella fase astratta di diritti, pari opportunità – conferenze, meeting, manifestazioni, incontri, ecc – ma nei fatti concreti siamo ancora lontani dalla legittima aspirazione alla parità di genere.
Vi pare ci sia da festeggiare??
È per tutto questo che noi non vogliamo festeggiare l’8 marzo regalando i pochi euro a nostra disposizione a qualche ristorante, ci rifiutiamo infatti di soggiacere allo stereotipo consumistico della donna del terzo millennio.
È per questo che preferiamo organizzare un presidio di denuncia delle condizioni di vita e di lavoro delle donne nell’anno 2014, senza dimenticare i fatti storici (l’incendio avvenuto in una fabbrica, la Cotton o Cottons, nel 1908 a New York, dove 129 operaie morirono arse vive perchè il padrone della fabbrica le aveva chiuse dentro per costringerle a lavorare interrottamente; e l’incendio del 25 marzo 1911 a New York della fabbrica Triangle, nella quale morirono 146 lavoratori, in gran parte giovani donne immigrate dall’Europa) che hanno determinato la genesi di questa giornata ma che con l’era consumistica si è trasformata in un circo di velleità e svuotata del suo significato.
Roberta Colombini e Tiziana Petrocelli
Brava è una vita che vado a ripeterlo non c’è niente da festeggiare, non siamo delle subnormali.