Il governo rimbalza il Comune e difende l’INGV sull’affaire Sesta Porta. Questo l’esito dell’interrogazione presentata dall’on. Paolo Fontanelli, alla quale ha risposto ieri il Sottosegretario per l’istruzione, l’università e la ricerca, Gabriele Toccafondi.
La vicenda è nota ma merita di essere ripercorsa: nel 2009 l’INGV, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, ha stipulato con Sviluppo Pisa srl, società partecipata al 100 per cento da Pisamo spa, a sua volta società in house del comune di Pisa, un contratto preliminare per la vendita di un edificio polifunzionale all’interno della Sesta Porta.
In quel contratto Sviluppo Pisa srl si impegnava alla realizzazione dell’immobile e l‘INGV ad acquistarlo allo scopo di destinarlo a propria sede nella città di Pisa, per un corrispettivo di 9 milioni di euro oltre l’iva. Il contratto stabiliva anche le regole di pagamento, ovvero al raggiungimento dei vari stati di avanzamento dei lavori. L’edificio, pertanto, è stato realizzato seguendo i criteri tecnici, progettuali e costruttivi, estremamente onerosi, richiesti dall’INGV, tanto che questi stessi criteri, afferma Fontanelli, “hanno fatto inevitabilmente lievitare i costi per la realizzazione dell’edificio, rendendolo, inoltre, infungibile, in quanto utilizzabile solo per le attività svolte dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, in speciale modo quelle peculiari di ricerca”. Sviluppo Pisa srl ha maturato il diritto ad ottenere da INGV 7,65 milioni di euro più iva.
“I lavori, ad oggi – aggiunge Fontanelli – sono terminati ed il contratto preliminare firmato prevede, secondo quanto previsto dall’articolo 11, che l’ultima tranche del pagamento, pari a 990 mila euro oltre all’iva, sia saldata al momento della firma del contratto di vendita”.
La storia poi cambia percorso e INGV, lo scorso anno annuncia di non voler proseguire con l’acquisto della sua parte di Sesta Porta, e rifiutandosi di pagare le somme dovute. “L’opera non è più collimante con i programmi strutturali ed organizzativi dell’Ente e con le risorse attualmente disponibili”, diceva INGV, che rincarava la dose, prima con gli obblighi della spending review, poi mettendo in discussione i costi del progetto: “La crisi immobiliare enfatizzerebbe anche il peso di un costo che già in partenza appariva di elevato livello”.
Un bel problema per la Sesta Porta, che in questo modo non solo vede una cifra importante venir meno, ma si trova anche con un edificio difficilmente rivendibile sul mercato: “Essendo stato realizzato esclusivamente per soddisfare le specifiche e peculiari esigenze dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, è estremamente difficoltoso, se non impossibile, reperire in tempi rapidi sul mercato un soggetto alternativo all’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia medesimo che sia interessato ad acquistare l’edificio al prezzo previsto nel preliminare, dovuto alle caratteristiche tecniche e funzionali che presenta l’immobile e che sono studiate ad hoc per l’Istituto”.
Da qui ecco il contenzioso legale e la richiesta di intervento al governo. Ma la replica di Toccafondi non ha molto rassicurato l’on. Fontanelli, che ha messo innanzitutto i puntini sulle “i” rispetto alle competenze, di fatto sfilandosi dalla faccenda: “La forma di vigilanza che il Ministero dell’istruzione esercita sull’INGV non prevede meccanismi di intervento su scelte, come quelle oggetto dell’interpellanza, che sono espressione dell’autonomia organizzativa, finanziaria e contabile che la legge riconosce all’ente in questione”, ha detto Toccafondi.
Che ha ripercorso la vicenda assumendo la linea di INGV: “Sono intervenute una serie di novità di carattere sia legislativo, che più strettamente economico, che hanno inciso sulle risorse a disposizione dell’Istituto, obbligando i nuovi organi decisionali a intervenire sull’operazione che era stata decisa nel corso della gestione precedente. In particolare, il decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, ha imposto agli enti pubblici l’accorpamento del personale e la riduzione degli uffici; le risorse destinate al Fondo ordinario per il finanziamento degli enti e delle istituzioni di ricerca hanno subito, dal 2010 in poi, una forte riduzione e, rispetto al 2009, sono anche sensibilmente mutate verso il basso le condizioni di acquisto del mercato immobiliare. Sulla vicenda – ha concluso – si attendono, dunque, le decisioni dell’autorità giudiziaria”.
Dura la replica di Fontanelli, che si è detto non soddisfatto della risposta, e ha chiesto al Ministero “per quello che può fare, di agire per cercare di recuperare, anche perché a me non risulta una indisponibilità da parte di Sviluppo Pisa a discutere, anche, sulle ipotesi di una diminuzione di spazi e, quindi, anche, relativamente, dell’impegno economico”.