Dopo una lunga tournée che ha visto il Balletto del Sud impegnato in Italia e all’estero, arriva anche al Teatro Verdi giovedì 3 aprile alle ore 21 questa compagine tersicorea con una performance di teatro e danza in un atto, Le Quattro Stagioni, coreografate dal suo fondatore e direttore, Fredy Franzutti, che festeggia così la trentesima produzione per questo ensemble fondato a Lecce nel 1995, che da anni si è affermato sempre di più a livello internazionale riscuotendo il plauso del pubblico e della critica.
Lo spettacolo abbraccia la contemporaneità delle arti intrecciando alla danza un’attenta ricerca musicale che vede le familiari note delle Stagioni di Antonio Vivaldi intervallate da citazioni di musiche di John Cage, autore di quasi tutte le musiche della compagnia di Merce Cunningham, e linguistico/letteraria grazie ai testi del poeta Wystan Hugh Auden, recitati dall’istrionico attore Andrea Sirianni; senza tralasciare le scene avanguardiste di Isabella Ducrot, artista romana sensibile al moderno astrattismo, che ha sintetizzato le stagioni in quadri sospesi e moventi che riproducevano in maniera solo allusiva le atmosfere stagionali.
L’argomento trattato utilizza le stagioni, intese come mutamento climatico dell’anno solare, ispirazione di base del capolavoro di Vivaldi, per riflettere sulle fasi della vita dell’uomo. Le stagioni della vita o meglio dei sentimenti, non sono solo quattro e non sono dettate da mutamenti repentini scadenzati da giorni precisi del calendario ma sono legate alla reazione emotiva dell’individuo collettivo agli eventi che accadono.
I danzatori, Letizia Giuliani, Francesco Cafforio, Chiara Mazzola, Alessandro De Ceglia, Vittoria Pellegrino, Nicola Lazzaro, Bilyana Dyakova, Vito Conversano, Francesca Bruno e Michael Marinelli, interpretano i diversi personaggi tratti dalle poesie di Auden, dalla sua acuta critica sociale e dalla sua vita, come per esempio per l’atmosfera americana degli anni 40’, con un ardito e tenero duetto tra due aitanti marinaretti che saltellano gioiosi tenendosi per mano.
“Gli aspetti deteriori del progresso stanno sempre dietro l’angolo, specie per l’indole pessimista di Auden: le favole della nonna hanno ceduto il posto all’industria del fumetto, ed ecco materializzarsi un nuovo passo a due con Topolino e Minnie che diventano simboli del freddo consumismo, mentre l’autunnale caduta delle foglie porta con sé la paura del decadimento e della morte -così descrive la critica – La morte dell’amato, nel gelo invernale, spegne ogni volontà, immobilizzando qualsiasi reazione. Che cosa potrà salvare l’uomo dall’annullamento definitivo? Non si può fare a meno di tornare a puntare sulla rassicurante ciclicità di Vivaldi, nutrendo la speranza che la primavera tornerà nuovamente a sorprenderci”.
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