Con la pubblicazione del bando di gara, il Comune di Pisa ha reso definitiva la propria decisione di affidare ad un soggetto privato la gestione dell’asilo nido di San Biagio, nonostante il servizio fino ad oggi offerto dalla gestione pubblica riscuotesse la piena soddisfazione delle famiglie dei bambini utenti. Al suo posto, si prevede l’apertura di un centro educativo sperimentale destinato a bambini dagli 0 ai 6 anni, che per il momento non conosce altri esempi in città.
Si tratta di un’esternalizzazione determinata da pure ragioni economiche, come si evince chiaramente dal bando, che prevede un taglio del “prezzo del bambino” (sic!) alla metà del prezzo precedente. Una diminuzione dei costi che naturalmente verrà scaricata sulla retribuzione del personale impiegato nella nuova struttura, il quale di certo non si vedrà riconoscere gli stessi diritti di cui i dipendenti pubblici hanno goduto fino ad oggi. Il gruppo di insegnanti che finora ha lavorato al S. Biagio, inoltre, verrà smembrato e diviso sulle altre strutture, con una pura sommatoria matematica, senza tenere in alcuna considerazione le capacità di collaborazione e intesa sviluppate nel tempo. Chiunque abbia esperienza di comunità educative però sa quanto questi elementi costituiscano un valore aggiunto insostituibile nella creazione di un ambiente accogliente e ricco di stimoli.
Insieme agli altri asili nido comunali di Pisa, il S. Biagio è l’erede di un’importante tradizione, sviluppata in un’epoca più felice di questa per la progettazione dei servizi educativi e del welfare cittadino. Un’epoca in cui il risparmio economico e il taglio progressivo delle risorse non erano gli unici criteri di organizzazione, quando il comune di Pisa ancora si preoccupava della formazione continua degli educatori, portando in città pedagogisti di fama riconosciuta, con il fine di sviluppare nelle proprie strutture obiettivi educativi d’avanguardia.
Da allora molta acqua è passata sotto i ponti: oggi le sperimentazioni dei nuovi servizi 0-6 vengono affidate ad enti privati, in un’operazione con cui il Comune si priva della possibilità di controllare direttamente effetti e risultati del nuovo modello. Non è in discussione la professionalità degli educatori che verranno coinvolti nel progetto, ma il modello di gestione che si è scelto per realizzarlo.
Per mantenere un costo del servizio così basso (addirittura la metà di quello attuale!) è inevitabile che la cooperativa vincitrice decida di tagliare sui costi vivi della retribuzione e della formazione degli educatori. In questo modo l’Amministrazione accetta che professionalità
acquisite in anni di formazione vengano sfruttate e sottopagate, con ricadute che di certo non tarderanno a farsi sentire sulla qualità del servizio offerto ai bambini. Anche il migliore educatore, se non si trova nelle condizioni di lavorare bene e di ricevere una retribuzione dignitosa, faticherà a garantire la migliore formazione.
L’esternalizzazione del servizio, inoltre, prevede che il bando di gara possa essere ripetuto ogni tre anni, aprendo alla possibilità di un ricambio continuo della gestione. La comunità educativa che si verrà a creare, dunque, sarà assolutamente precaria, proprio come precari saranno
gli educatori che la abiteranno.
“Una città in comune” esprime tutta la propria contrarietà verso una scelta che rende più fragile e più povero il panorama dei servizi educativi a Pisa e che costituisce un precedente molto grave anche per tutti gli altri asili nido a gestione pubblica. È facile immaginare che fra poco tempo nuove esigenze di risparmio indurranno il Comune a ridurre nuovamente le proprie spese, e allora probabilmente verrà il momento di smantellare un altro asilo nido, con tutto il suo patrimonio di esperienze e professionalità.
Troppo facile per l’Amministrazione Locale scaricare la responsabilità di questi tagli sul governo nazionale che impone ai Comuni di risparmiare sulla spesa: il partito di maggioranza che governa questa città esprime oggi il Presidente del Consiglio ed è da anni in prima linea, con i governi
delle larghe intese, nel promuovere una politica di austerità e tagli ai servizi. Il PD locale si deve assumere integralmente la responsabilità politica di questa operazione, dal momento non ha mai osato alzare la voce contro le decisioni prese a livello nazionale ed europeo, e che tra tutti i capitoli di spesa ha scelto di tagliare proprio i servizi educativi per i bambini.
Maria Scermino, Maria Francesca Zini per “Una città in comune”