Equipaggiamento da Go: le pietre.
Le pietre sono un altro elemento fondamentale per un set di Go. Tradizionalmente sono bianche e nere, ma possono essere usati 2 colori qualsiasi, a patto che siano facilmente distinguibili.
Ne esistono principalmente 2 tipi: giapponesi (biconvesse, con la stesso convessità su entrambi i lati) o cinesi (piatte da un lato). Il materiale più comune con cui vengono realizzate oggi pietre dal costo relativamente contenuto è il vetro. Il loro valore può comunque variare in maniera considerevole, esistono ad esempio set molto economici con pietre la cui dimensione può variare sensibilmente da pezzo a pezzo. Le pietre più economiche sono realizzate con la plastica; per molti giocatori non danno buoni risultati al tatto, inoltre sono molto propense a subire numerosi errori di fabbricazione. Storicamente, nei paesi asiatici venivano usati altri materiali, ad esempio osso o legno.
Nei tempi antichi le pietre venivano ricavate da gemme preziose. Tradizionalmente gli aristocratici cinesi giocavano con set fatti di giada (nero) e quarzo (bianco). Ancora oggi alcune di queste pietre vengono utilizzate nei tornei più importanti. La tradizione giapponese prevede invece l’utilizzo di ardesia per il nero e conchiglie per il bianco. Se l’ardesia è relativamente facile da trovare, le pietre realizzate in conchiglia sono molto costose. Maggiore è il numero di linee dritte su di esse maggiore è il loro valore.
Le pietre realizzate con conchiglie coltivate sulle coste del Giappone vengono classificate secondo 3 gradazioni: hana (fiore), tsuki (luna), yuki (neve). Le pietre yuki sono quelle più bianche di tutte e presentano anche la miglior decorazione possibile. Le pietre hana e tsuki hanno linee più larghe e una colorazione leggermente peggiore. Per le pietre realizzate dalle conchiglie delle coste del Messico rimangono le gradazioni di tsuki e yuki, mentre quella di hana si trasforma in jitsuyo (standard). Le pietre giapponesi hanno un costo di mercato 3-4 volte superiore rispetto a quelle messicane. Il prezzo può variare anche a seconda dello spessore, espresso secondo una misura di distanza tipicamente giapponese.
Tradizionalmente le pietre bianche vengono realizzate con il guscio della Meretrix Iusoria. Dato però che queste conchiglie spesso non raggiungono lo spessore necessario (tra gli 8 e i 10 mm), molte volte si ricorre alla Giant Clam. Questa specie è classificata a rischio di estinzione, il suo utilizzo ha quindi portato a numerose discussioni di carattere etico.
È importante prendersi cura delle proprie pietre per mantenere intatto il loro aspetto estetico. Il maggior problema che riguarda la manutenzione delle pietre in conchiglia è la loro sensibilità agli acidi. Gli oli naturali della pelle non fanno bene alle pietre bianche. Per lavarle è preferibile usare acqua tiepida e un sapone delicato, importante è stare attenti a non causare cambi troppo bruschi di temperatura e ad effettuare un ultimo risciacquo con acqua distillata. Dopo averle lavate è bene metterle in una busta di plastica assieme della cera in polvere per migliorare la loro lucentezza. È molto più semplice prendersi cura delle pietre nere. L’importante è fare attenzione a non usare un contenitore di metallo per il lavaggio ed il risciacquo perché le pietre potrebbero andare a sfregarsi su di esso rovinandosi. Per conferire loro brillantezza è necessario utilizzare alcune gocce di olio (adatto per superfici in ardesia), da rimuovere poi con del cotone per lasciare una patina protettiva sulla pietra. Per quelle realizzate in vetro e in giada basta soltanto lavarle con acqua tiepida e sapone.
Questo è tutto quello che c’era da sapere riguardo al materiale da gioco. Adesso hai tutti gli strumenti in mano per aver il tuo equipaggiamento personale.
Strategia e tattica
Aiuto mi hanno approcciato l’angolo, e adesso che faccio? Questa è una domanda tipica di un neofita del Go. Don’t panic! Prendete il vostro asciugamano e andiamo ad analizzare insieme le varie possibilità.
A parte qualche caso particolare, un angolo si approccia a distanza. Adesso tocca a noi scegliere che tipo di risposta fare. Esistono 3 opzioni principali: prendersi pacificamente il lato adiacente a quello approcciato, pinzare o giocare a contatto.
Vediamo l’opzione più semplice e pacifica con un esempio già visto:
È uno sviluppo molto comune, anche se lo vedrai con mosse differenti la logica sarà sempre quella.
La pinza invece è quella che mette più in crisi di tutti, ma non c’è da preoccuparsi: è molto più semplice di quello che sembra!
Intanto bisogna capire come mai si pinza; la pinza apre molti sviluppi di gioco, l’avversario di solito ha la scelta di prendersi l’angolo in cambio di influenza o di giocare di influenza lasciandosi delle possibilità nell’angolo. Chi pinza deve aver pronte delle strategie per entrambe le ipotesi, ovviamente preferirà una più dell’altra. Lo scopo del pinzato è capire cosa voglia l’avversario dalla pinza e magari, se possibile, adottare un’altra opzione.
Vediamo quindi una classica pinza e le sue possibili risposte senza troppi spoiler
Vediamo infine l’approccio a contatto, usato in situazioni particolari di superiorità locale.
Per il komoku le cose cambiano un po’, in particolare per l’approccio alto.
Ora sapete più o meno che fare quando venite approcciati. Vediamo allora se avete imparato
Come al solito, se sarai il primo a inviarci un’email (redazione@paginaq.it) con tutte le risposte esatte, ti offriremo una birra all’Orzo Bruno questa sera stessa! A proposito, ci incontriamo ogni lunedì sera all’Orzo Bruno, e ogni giovedì sera al Tetraktis, sempre dalle 21:30 in poi. Vieni a trovarci!
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