Il ritiro della variante della Cittadella Aeroportuale si lega strettamente al destino di SAT e dell’Aeroporto Galileo Gallilei, e all’Opa volontaria di Corporation America: troppe le incognite sul futuro per procedere ad approvare uno strumento urbanistico così impegnativo.
Ieri il Sindaco Marco Filippeschi ha fatto sapere con una nota che è intenzione degli enti pubblici aderenti al patto parasociale di SAT da lui presieduto ”mantenere una partecipazione dei soci di natura pubblica non inferiore ad 1/5 del capitale sociale di Sat” nel caso in cui ci fosse l’adesione all’Opa lanciata da Corporacion America Italia.
”Nessuno dei soci aderenti al Patto – prosegue la nota – ha ad oggi assunto alcuna decisione positiva in ordine all’adesione all’Opa per le azioni sindacate”
Su queste vicende è intervenuta anche Simonetta Ghezzani, Capogruppo SEL Consiglio Comunale Pisa
“Dopo l’iniziativa con Giorgio Meletti, il giornalista de Il Fatto Quotidiano che ha ricostruito le connessioni tra il Corporacion America, il gruppo dell’argentino Eurnekian, e pezzi importanti del mondo finanziario e politico italiano, e il consigliere regionale di SEL Mauro Romanelli SEL ha valutato la necessità di ricollocare la questione variante nello scenario più vasto che si è venuto a determinare, uno scenario che comprende in modo del tutto irrituale la possibilità della privatizzazione dell’aeroporto pisano a seguito all’ OPA del magnate argentino.
Ma è tutto il sistema aeroportuale toscano, e la prospettiva della holding, a rischio: lo rilevano i recenti documenti acquisiti dal consigliere regionale Romanelli che mostrano come il masterplan di sviluppo di Firenze richieda la necessità di un investimento pubblico di 120 milioni di euro per l’allungamento della pista di Peretola, una prospettiva mai contemplata dagli studi per la creazione della holding e assolutamente iniqua se si pensa che SAT aeroporto a maggioranza pubblica ha sempre reinvestito il 70% dei propri ricavi sulle opere di miglioramento dello scalo, mentre ADF, aeroporto privato si troverebbe a godere, contro anche le direttive europee per la tutela della concorrenza, di un fiume di denaro pubblico, peraltro espressamente vietato nel piano regionale di programmazione urbanistica.
Vi è poi una preoccupazione politica che va la di là dei confini municipali: l’allungamento della pista di Peretola, un affare da 250 milioni di euro, appare per la sua impraticabilità progettuale (dovrebbe esser costruita in una zona paludosa, dove si trova il parco agricolo della piana e oasi del WWF) un enorme affare speculativo nel quale si arricchiranno pochi spregiudicati e alla comunità rimarrà solo un pugno di mosche.
Il rischio intanto immediato e che le montagne di soldi promessi da Renzi per il G7 del 2017 inquinino il mercato e le prospettive di sviluppo di SAT,mettendo i soci del patto di sindacato di Pisa e Firenze nella condizione di svendere il proprio capitale. Non sappiamo poi quanto pesino i gruppi di potere che ruotano intorno alla affare Eurnekian: gruppi che coinvolgono il vertice del Monte dei Paschi, l’americano Ledeen, il presidente di ENAC Vito Riggio (che è andato a festeggiare l’aeroporto armeno di Erevan di proprietà di Eurnekian) e ovviamente tutta la cordata renziana che si esprime in primis nella figura del presidente di ADF Carrai.
Il nostro partito sta lavorando in sinergia con il quello di Firenze e il consigliere regionale Romanelli per scongiurare il rischio concreto di svendita dell’aeroporto pisano a un privato coinvolto nel crack della compagnia Volare, e con un vettore sequestrato in Argentina per traffico di stupefacienti.
Il consiglio regionale toscano sarà chiamato a decidere della vendita del 17 % delle azioni di SAT, così come la Fondazione cassa di risparmio di Pisa, proprietaria del 8,6% delle azioni, entrambe parti essenziali de patto di sindacato pubblico.
Il tutto per rincorrere manovre speculative a Firenze, contro un aeroporto, quello pisano che invece ha solidi piani di sviluppo.
SAT a Pisa è un patrimonio pubblico. Vi lavorano migliaia di persone. Oggi non si può ragionare solo in temini di vantaggio patrimoniale immediato, anche se le sirene della crisi incantano, ma in termini di difesa degli interessi di un territorio che ha dato vita ad una esperienza virtuosa di impresa pubblica, che ha investito risorse pubbliche per tutelare territorio e lavoro”.