L’idea proposta da Confesercenti di chiudere con cancelli, la notte, alcuni vicoli del centro storico, per provare ad arginare i fenomeni di degrado collaterali alla movida, ha sollevato un coro pressoché unanime di “no”. Una proposta nata a partire dalla richiesta del prefetto Francesco Tagliente, che durante un tavolo del Comitato per l’ordine e la sicurezza, ha chiesto ai commercianti di proporre delle soluzioni. Nessuna decisione ad oggi, solo un acceso dibattito che riaccende l’attenzione, in realtà mai spenta, sulla relazione fra spazi, metodi di socialità e la città.
Ne abbiamo parlato con il prof. Giorgio Pizziolo, professore ordinario in congedo del Dipartimento di Urbanistica e Pianificazione del Territorio dell’Università di Firenze. Pizziolo conosce la realtà pisana anche per una sua recente partecipazione al nuovo piano del Parco di San Rossore, con una pianificazione del territorio pensata a partire dalla centralità delle relazioni.
Prof. Pizziolo, che ne pensa di questa idea dei cancelli?
Mi sembra un’idea piuttosto assurda, anche perché la parte più storica della città, con i suoi vicoli e i suoi edifici caratteristici, è anche la parte più interessante da vivere. Fa parte della storia di Pisa, un’ex repubblica marinara, città di fiume e di mare che è cresciuta e si è sviluppata sulle viuzze del centro, con il commercio popolare e la vita di piazza. Certo, se la parte più viva della città la notte diventa un posto dove si perde il senso del rispetto, occorre prendere dei provvedimenti, ma è un po’ buffo pensare di risolvere un problema chiudendo le strade. Capisco che la mattina dopo sia difficile, anche per chi a vive, e quanto un abuso renda difficile anche gli usi normali di un luogo durante il giorno, e questo è preoccupante, ma i cancelli mi sembrano una misura davvero estrema.
Quali alternative sono possibili secondo lei?
In questi casi le alternative sono due: o eliminare l’uso pubblico di uno spazio, o intensificarlo. Renderlo un luogo vissuto, con attività commerciali aperte e dotate di servizi, e un’offerta complessiva che non guardi solo al consumo individualista.
“Regolare” la movida quindi?
Una certa movida stimola i comportamenti individualisti, trasforma in modo egoistico la relazione con i luoghi della città. Sopratutto in una città studentesca, gli utenti dovrebbero adottare forme più adulte di autocontrollo, ma anche poter godere di un’offerta culturale diversa. Sui comportamenti specifici si tratta di capire meglio il fenomeno e come poter trasformare la movida in momenti di socialità con uno spirito diverso da quello individualistico. Non conosco così bene la realtà pisana, ma sarebbe utile parlare con gli stessi frequentatori della movida per capire meglio, aprire un dialogo per far emergere una possibilità più comunitaria di uso della città.
Intensificare l’uso pubblico aprendo attività commerciali? Bravo professore! Apriamo dei pub anche nei vicoletti così la situazione migliorerà di certo.
Guarda che credo intendesse tutt’altro con il suo discorso:
“… e un’offerta complessiva che non guardi solo al consumo individualista.”
” … ma anche poter godere di un’offerta culturale diversa. Sui comportamenti specifici si tratta di capire meglio il fenomeno e come poter trasformare la movida in momenti di socialità con uno spirito diverso da quello individualistico.”
in pratica ti sta proprio dicendo: ” se riempi di pub è logico che va tutto a puttane”