Stasera alle 20:30 all’Arsenale arriva finalmente il capolavoro di Resnais, sceneggiato da Marguerite Duras, Hiroshima mon amour nella splendida versione restaurata della Cineteca di Bologna, “un film stilisticamente innovativo, narrativamente dirompente, l’opera che alla fine degli anni Cinquanta segnò l’atto di nascita della nouvelle vague e una svolta epocale nella storia del cinema”.
Potete immaginare Vélasquez che ha appena concluso le sue Meninas mentre già Picasso intesse le sue mirabili variazioni? Certamente no. Ecco, accade qualcosa di simile. Con Hiroshima mon amour, Alain Resnais affranca il cinema dal XVII secolo per immergerlo senza transizioni nel cuore del XX. […] Moderno, Hiroshima mon amour lo è anche per il suo soggetto. È la tragedia dell’impossibilità dell’unione e della pienezza di sé. È la vittoria della segmentazione, della dissociazione, del frammentario. È impossibile essere totalmente uno perché viviamo nell’istante e ogni istante ci condanna alla nascita ma anche alla morte di una parte di noi stessi. È forse il simbolo profondo della prima immagine del film. Si vedono solo due corpi abbracciati, entrambi indistinti mentre li ricopre una pioggia di cenere. Questa cenere si può immaginare sia la stessa della bomba atomica, ossia come quella delle vestigia della guerra che ricadono ancora sul presente e lo contaminano. Ma io preferisco vedervi il simbolo di una dialettica dell’istante: nello stesso tempo in cui questi individui “si incendiano l’uno per l’altro” (come viene detto ad un certo punto nel testo) già li ricopre la cenere di questo fuoco, la cenere dell’oblio.
Jean Douchet
La rassegna promossa dalla Cineteca di Bologna comprende 10 film:
Dial M for Murder (Il delitto perfetto) di Alfred Hitchock; Il Gattopardo di Luchino Visconti; Les Enfants du Paradis di Marcel Carné; Risate di gioia di Mario Monicelli; Ninotchka di Ernst Lubitsch; The Gold Rush – La febbre dell’oro di Charlie Chaplin; La grande illusione di Jean Renoir; Roma città aperta di Roberto Rossellini; Hiroshima mon amour di Alain Resnais; Chinatown di Roman Polanski.