Resteranno al loro posto per l’amministrazione ordinaria, senza percepire indennità di carica, ma lo faranno per “responsabilità”. Il presidente e gli assessori provinciali hanno comunicato la loro decisione, presa dopo che è stata approvata in Parlamento la legge di riordino delle province, che stravolge l’attuale assetto istituzionale a favore di un ente di secondo livello le cui funzioni sono ancora in gran parte da capire.
Resta la netta contrarietà politica di tutta la giunta a questa legge, pensata per portare “semplificazione e risparmio”, ma che secondo molti amministratori, non porterà né l’una né l’altro. Intanto da qui a fine anno ci saranno una serie di scadenze che serviranno ad accompagnare la trasformazione del nuovo ente, che sarà appunto un organo non eletto ma nominato da e tra sindaci e consiglieri comunali, e che di fatto andrà a favorire i comuni più grossi, eliminando la “terzietà” che caratterizzava le attuali province.
La legge, entrata in vigore lo scorso 8 aprile, stabilisce che nelle province la cui consiliatura volge al termine – come nel caso di quella pisana – i presidenti in carica affiancati dalla propria giunta, assumono anche le funzioni del consiglio provinciale (che decadrà l’11 giugno 2014), a titolo gratuito durante una fase di transizione che avrà termine il 31 dicembre 2014.
Entro il 30 settembre intanto i presidenti dovranno convocare le assemblee dei sindaci per le elezioni dei consigli provinciali; entro il 31 dicembre 2014 l’assemblea dei sindaci approverà le modifiche allo statuto della provincia, preparate dal nuovo consiglio provinciale, ed entro la stessa data si procederà all’elezione del nuovo presidente della Provincia. Dal 1° gennaio 2015, infine, entrerà in carica il nuovo ente.
Restano alla Provincia le competenze su strade, scuole, ambiente, pianificazione territoriale, trasporto pubblico locale e pari opportunità. Ma non è chiaro ancora esattamente quali funzioni spetteranno alle nuove province, quali verranno invece demandate alla Regione e ai Comuni. Servono infatti decreti e regolamenti per chiarire questi passaggi, che non sono affatto secondari ma che anzi, bloccheranno di fatto alcuni atti di pianificazione importanti, fino all’introduzione dei nuovi enti.
“C’è stato un accanimento ingiustificato, ma con senso di responsabilità verso i cittadini, rispetto per le istituzioni e volontà di limitare i disagi di un’incerta fase di transizione, continuerò a svolgere le mie funzioni senza percepire alcuna indennità e compatibilmente come il mio incarico professionale e come me farà la giunta provinciale”.
Così il presidente della Provincia di Pisa Andrea Pieroni, che ha aggiunto: “Il nostro senso di responsabilità verso i cittadini ci dice di continuare a svolgere il nostro ruolo, al fine di limitare al minimo i disagi che saranno determinati da questa fase di transizione prevista da una normativa che al momento non abolisce le province, ma le trasforma in enti di secondo livello,con un presidente e un consiglio non più eletti dai cittadini. L’arrivo di un commissario avrebbe acuito i problemi, ma è indubbio che ci troveremo di fronte ad un lavoro difficile poiché tutti noi andando a svolgere a tempo pieno altre attività dal 12 giugno, non potremo più assicurare una presenza e un impegno pari all’attuale”.
Il presidente e la giunta provinciale sono, infatti, convinti che “nei prossimi mesi sarà necessario assicurare nei rapporti con i Comuni, in particolari quelli che vedranno cambiare gli amministratori locali, e la Regione, la necessaria continuità ed esperienza, al fine di gestire la complessa fase di trasformazione dell’assetto istituzionale della Provincia e delle sue funzioni”.
Pieroni ha poi aggiunto: “La scelta che abbiamo è chiaramente determinata del timore che per il nostro territorio l’eventuale rinuncia a ricoprire a titolo gratuito i nostri incarichi, per un periodo massimo di 6 mesi, potesse causare contraccolpi sul lavoro amministrativo fin qui svolto, consapevoli che un commissario non potrebbe far fronte all’enorme carico di responsabilità che un ente come la Provincia richiede”.
Il presidente ha infine ribadito le critiche all’impostazione della legge Delrio: “Siamo fuori tempo massimo, ma è ormai evidente a tutti che le Province non sono state abolite, ma soprattutto non sono stati raggiunti gli obiettivi di semplificazione e riduzione della spesa. Si pensi solo alla nascita delle nuove città metropolitane e persino alla possibilità per le Province di costituire delle nuove “zone omogenee” al proprio interno”.
Pieroni mostra infine preoccupazione sul sistema di voto previsto per l’elezione del nuovo presidente e del consiglio provinciale, “congeniato per mettere al margine i territori meno popolosi, e che farà mancare la funzione di equilibrio amministrativo fino ad oggi svolta dalla Provincia”. Sistema che inoltre crea un vuoto democratico, demandando di fatto ai sindaci e ai consiglieri l’elezione del nuovo organo, così come del nuovo presidente-sindaco, con una commistione di ruoli che crea disparità politiche.