Sono passati tre anni dagli appelli per salvare la Certosa di Calci che hanno fatto il giro del paese passando dalla stampa nazionale a un’interrogazione parlamentare. Ma a distanza di tempo il complesso monumentale resta un malato che ha bisogno di cure urgenti.
Se nel frattempo è stata risolta la ferita creata nel chiostro in cui affacciano le celle dei monaci, dove la pavimentazione era messa a dura prova dalle radici degli alberi, non altrettanto si può dire per le infiltrazioni d’acqua. Con tutto quello che queste comportano in termini di pericolo per gli affreschi.
E col passare degli anni è aumentata anche la cifra necessaria per gli interventi, tanto che oggi si parla di 6 milioni di euro: somma necessaria per coprire gli interventi sulle coperture, che rappresenta la prima urgenza. Una situazione su cui pesa in modo pesantissimo la mancanza di stanziamenti da parte dello stato: dal 2000, spiega Severina Russo direttrice del Museo Nazionale della Certosa Monumentale, nessun finanziamento è arrivato dallo Stato.
A poche settimane dalla fine del suo mandato il sindaco di Calci Bruno Possenti fa un ennesimo tentativo di attirare l’attenzione del Governo su una parte di patrimonio che sembra dimenticato, accompagnando fra le sale della Certosa, dopo la vista al Museo di Storia naturale dell’Università di Pisa, il sottosegretario al Ministero dei beni culturali Ilaria Borletti Buitoni.
Con lui e la giunta di Calci, tutte le istituzioni: la direttrice Severina Russo con la nuova soprintendente Paola Raffaella David e l’architetto Marta Ciafaloni, il Rettore Massimo Augello e la prorettrice Nicoletta Di Francesco, il Prefetto Francesco Tagliante, l’onorevole Maria Chiara Carrozza, l’assessore alla cultura di Pisa Dario Danti e il presidente degli Amici dei Musei Mauro Del Corso.
Impermeabile sulle spalle, Ilaria Borletti Buitoni ha visitato il complesso, annunciando più volte che le risorse a disposizione per la manutenzione sono assai risicate: “100 milioni di euro l’anno a bilancio per l’intero patrimonio dell’Italia, una somma che basterebbe a malapena per due regioni”. Insieme all’idea di fare della Certosa un luogo anche di accoglienza dei pellegrini: “Dove possano soggiornare, in modi e forme consone al luogo e alla funzione per cui queste erano nate. Un’accoglienza che potrebbe riportarla alla vita e creare un flusso di risorse utili per la loro manutenzione”. In questo modo a beneficiarne, dice il sottosegretario, sarebbe non solo la Certosa ma il territorio circostante: “Il modello da perseguire per lo sviluppo e la valorizzazione è quella del modello diffuso”.
Un’idea, quella di un percorso di accoglienza nella Certosa che Ilaria Borletti Buitoni, rilancia più volte, in virtù anche di un’uguale proposta che sta, dice, “cercando di perseguire per la Certosa di Pavia”. Tanto da promettere un nuovo incontro per cercare di rendere operativa questa idea, alla quale si accompagna quella di mettere in rete fra loro le Certose per cerare un modello di accoglienza diffuso dei pellegrini, o comunque di coloro disposti a soggiornare a condizioni “consone alla vita monastica”.
Un progetto, forse suggestivo, che certo si scontra con una premessa fondamentale: reperire risorse in modo da rendere le vecchie celle dei monaci adeguate ad accogliere ospiti.
Ma anche per questo, e per la necessità di trovare finanziamenti che consentano la manutenzione e la sopravvivenza del complesso monumentale, il sottosegretario sembra avere già idee da spendere: creare una Fondazione che lo gestisca, composta tanto dagli enti pubblici quanto da soggetti privati del terzo settore. La premessa fondamentale, spiega “è che si tratti di un’ente autonomo e responsabile, che risponda degli eventuali errori commessi. Non un’ente ‘carrozzone’ che sopravviva grazie all’intervento sanatorio dello Stato”.
Insieme all’impegno a rivedersi per approfondire la possibilità di dar vita a questo progetto, c’è quella di impegnarsi in prima persona per far valere la certosa di Calci come bene primario dello Stato. Ma la fiducia nella capacità di sbloccare fondi da destinare al patrimonio storico artistico e di snellire una burocrazia che avverte come un freno, non sembra essere molta. “Se il Governo durerà – scrive sul suo blog dopo la visita – il mio impegno è creare un percorso anche turistico che comprenda altre magnifiche Certose, aprendo ad un rapporto Mibact territorio e anche a soggetti privati o enti del Terzo Settore, che ci permetta di raccogliere tutte le risorse possibili”.
E se manutenzione, mancata in questo caso, è stata una delle parole chiave della mattina passata in Certosa, ad emergere fra le chiacchiere durante la vista e le dichiarazioni finali è la questione dell’impiego dei volontari nella manutenzione del patrimonio. Una manutenzione sottolinea il Prefetto Tagliente “intesa, per fare un esempio, come opera di rimozione di erbacce, terra, ostacoli che vanno a ostruire deflussi di acqua”.
“Per tre anni – ha detto Ilaria Borletti Buitoni – ho diretto il FAI, non sono quindi dunque contraria a un’interlocuzione fra pubblico e volontariato sociale nel campo dell’arte, purché questa avvenga nella trasparenza e sia disciplinata da regole chiare”.
Quello che è certo oggi, è che nessun volontariato potrebbe “salvare” la Certosa. Quel che occorre è la scelta, politica, di destinare risorse che consentano la tutela del nostro patrimonio. “Oggi – conclude Ilaria Borletti Buitoni – scontiamo una mancata visione politica del patrimonio”.
La Certosa di Calci attende che questa visione prenda forma.